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martedì 10 aprile 2012

  
MUSEO NAPOLI NOVECENTO
A Castel Sant'Elmo
A Castel Sant'Elmo c'è un nuovo polo museale per la città con una 'mostra permanente in progress' che racconta con 170 opere di quasi 100 artisti, non solo napoletani, dal 1810 al 1980 più di centocinquant'anni di cultura, arte e storia della città e del suo contributo all'arte italiana, qualche volta a quella internazionale.
Voluta da Nicola Spinosa questo 'museo' si avvale di opere provenienti da altri musei come la Galleria d'Arte Moderna di Roma, ma anche di donazioni e di opere date in comodato da privati. Anello di congiunzione tra il Museo (classico, anche con una sezione di esposizione di avanguardia) di Capodimonte ed il Madre (ed anche gli 'eventi' del Pan), riempie finalmente un vuoto generazionale di artisti e di stili, movimenti, sperimentazioni.
E l'esposizione conduce il visitatore, con ben strutturati pannelli esplicativi, attraverso il passaggio da quell'arte, che pur avendo abbracciato le innovazioni dalla seconda metà dell'800, non si distaccava ancora da una pittura in parte ancora prettamente “figurativa” verso tematiche nuove che consideravano sempre più l'arte moto interiore, psichico, sociale, ricerca materica e iconografica; nei rapporti degli artisti di Napoli con rappresentativi personaggi dell'arte italiana ed estera e delle nuove esperienze internazionali, attraverso dettagliate notizie, considerazioni su eventi, artisti, incontri, mostre, movimenti, nel corso del tempo. Vi sono infatti i rappresentanti dei Movimenti e Gruppi storici che si sono succeduti nella città e nel Novecento dalla Secessione del '23 ai Futuristi, al Neorealismo, al Gruppo M.A.C., all'Informale, al Gruppo '58.......
Pregevoli opere di Vincenzo Gemito, Eugenio Viti, Tommaso Marinetti, Fortunato De Pero, Francesco Cangiullo, Umberto Mastroianni, Giuseppe Capogrossi, Emilio Notte, Armando De Stefano, Emilio Greco, Augusto Perez, Gianni Pisani, Carlo Alfano, Bruno Starita, Luigi Mazzella e tanti altri raccontano l'apporto ed il ruolo di Napoli nella storia dell'arte del '900.
                                                                    Maresa Sottile








lunedì 9 aprile 2012


La Certosa di San Martino di Napoli

La Certosa di San Martino fu costruita per volere di Carlo d'Angiò (figlio di Roberto) nel 1325. Morto prematuramente Carlo, il padre ne continua la costruzione che completò poi la figlia Giovanna con finanziamenti di vari mecenati (banchieri).
Tra i costruttori il famoso Tino da Camaino, che fu il protomastro e alla cui morte ne seguirono altri.
I frati certosini ne presero possesso nel 1337, ma la chiesa fu inaugurata nel 1368 e fu dedicata a Maria Vergine e a San Martino vescovo di Tours.
Nell'ultimo ventennio del '500 il fiorentino Antonio Dosio iniziò i lavori di ampliamento e abbellimento, seguito poi da Gian Giacomo Conforti e infine da Cosimo Fanzago che vi lavorò per 35 anni. (bergamasco venuto a Napoli con la madre, studia da scultore ma sarà anche architetto, sue opere: la Certosa, palazzo Donn'Anna, la Chiesa dell'Ascensione a Chiaia, San Giuseppe delle Scalze). Ci troviamo quindi in pieno barocco.
I frati ebbero molte vicissitudini e più volte furono scacciati dalla Certosa, nel 1800 accusati da Ferdinando, di ritorno dall'esilio, di Giacobinismo, ritornarono nel 1804 e due anni dopo furono di nuovo scacciati per ritornare nel 1836, mandati via definitivamente nel 1866 la Certosa fu destinata a museo. Durante la guerra fu anche sede alleata e solo nel '47 si potè risistemarla per riaprirla al pubblico.
Nell'atrio vi è l'epigrafe del 1871 in memoria dei tre giorni del luglio 1547 nei quali si lottò per tenere lontana da Napoli l'Inquisizione, e Napoli fu l'unica città nella quale non prese piede questa nefandezza.
Nel primo cortile si apre l'ingresso della Chiesa, che è uno dei monumenti meglio conservati della città ed un vero museo dell'arte barocca, infatti tutti gli artisti del tempo, che hanno lavorato in città, vi hanno profuso la propria opera facendone un gioiello impareggiabile del Barocco.
Il Porticato è opera del Dosio. Il Pronao della Chiesa è del Fanzago del 1631. Splendida la cancellata di ferro della fine del '600. Lo arricchiscono gli affreschi di Belisario Corenzio e Giovanni Baglioni e di Domenico Gargiulo, detto Micco Spadaro (1644)con : La Distruzione della Certosa d'Inghilterra (Enrico VIII)
La chiesa oggi è ad unica navata (nel Medioevo ne aveva 3)
Il Pavimento notevole è opera del certosino Bonaventura Presti (1666).
E' coperta da volte a crociera affrescate da Giovanni Lanfranco con: L'Ascensione, Angeli, Beati, Abele e Noè con figli, Giovan Battista Elisabetta e Zaccaria, Isacco Rebecca Esaù e Giacobbe, Dio e Cristo. A destra Lazzaro ed Abramo tra Tommaso e Pietro, Giacobbe con i figli di Giuseppe. Nelle lunette Cristo e i figli di Zebedeo, Cristo e Pietro salvato dalle acque, Profeti e patriarchi vari di Giuseppe de Ribera detto Lo Spagnoletto ed anche Mosè ed Elia sulla parete d'ingresso.
La tela con la Pietà è di Massimo Stanzione del 1638.
Fanzago ha eseguito gli Angioletti sugli archi delle cappelle e sulla Parete d'ingresso in basso S Giov. Battista e S. Zaccaria.
L'Altare Maggiore fu eseguito su disegno da Francesco Solimena e è suo anche il dipinto della Resurrezione. Stucchi dell'altare di Francesco Jevoli (1702).
Giuseppe Sammartino aggiunse decorazioni e Angeli.
La Balaustra dell'altare di marmi pregiati fu eseguita da Niccolò Tagliacozzi Canali e da Sammartino.
Nella volta del coro si trovano affreschi del Cavalier D'Arpino (Giusep. Cesari). Lunetta sup. di Giovan. Lanfranco. Pareti del coro di G. Lanfranco, a sinistra lo Spagnoletto, Natività di Guido Reni (1642) e Lavanda dei piedi di Battistello Caracciolo. Statua della Purità di Pietro Bernini. Cena di Gesù di Massimo Stanzione.(1639).
Sulla porta del Capitolo Cena degli Apostoli di allievi del Veronese.
Coro con 40 stalli in legno del 1629, leggio (forse del Presti), pavimento di Cosimo Fanzago
Cappelle di dx:
Cappella di S. Martino: S. Martino di B. Caracciolo, altri affreschi di Paolo Domenico Finoglia e tele di Solimena. Decorazione marmorea di Sammartino: statue della Carità e della Fortezza
La statua di S. G. Battista è opera di C. Fanzago e gli affreschi sono di M. Stanzione ( Virtù e vita del santo) e opere di Paolo De Matteis, le sculture sono di Lorenzo e Domenico Vaccaro.
Cappella di S. Ugone: sul'altare Andrea Vaccaro(1652) sull'altare M Stanzione, statue di Bottiglieri(1720). Tavolini intars. di Fanzago.
Cappella del Rosario: scultura di Domenico Vaccaro, tele di B. Caracciolo(1632).
“ “ di S. Brunone con dipinti di M. Stanzione sulla vita del santo (certosino)
Cappelle di sx:
Cappella di S. Gennaro: opera di A. D Vaccaro anche le statue dei 4 Evangelisti (1720) dipinti di Battistello Caracciolo, di cui di interesse storico il vicerè Monterey e il card Buoncompagni dipinto eseguito per ricordare l'eruzione del Vesuvio del 1631.
Cappella di S. Giuseppe: Quadri di De Matteis (1718-19) decoraz in stucca di D. A. Vaccaro. Decor in marmo di Fanzago. Penitenza e solitudine statue di Lorenzo e Dom. Ant. Vaccaro. Statua in argento di Biase Monti(1636)
Cappella dell'Assunta: tele di Francesco De Mura, volta di Batt. Caracciolo. Decorazione e statue di G. Sammartino.
Cappella di S. Nicola: dove c'era l'antica sacrestia, affreschi di Pacecco De Rosa (1686) Martiri di S. Agata e S. Caterina di Belisario Corenzio (1632).
La Sagrestia fu affrescata dal Cavalier d'Arpino: Passione Cristo, Vecchio Testamento, Crocefissione (1592), Passione di Cristo e sibille profeti di Lazzaro Cavarone genovese, Negazione di S. Pietro attrib in passato a Carvaggio. Cristo che lascia la casa di Pilato è di Fanzago, Stanzione e Codazzi.
Il Passetto, per andare al Tesoro, fu decorato da Stanzione con scene del Vecchio Testamento, Evangelisti, scene vita di Cristo. Andrea Malinconico Gli ebrei che lasciano l'Egitto, Luca Giordano: S. Pietro,S. Matteo, 4 Virtù e gliAngeli.
Il piccolo ambiente per andare al Tesoro detto del tesoro vecchio fu affrescato da Micco Spadaro, il pavimento disegnato dal Fanzago.
Il Tesoro: decorato da Luca Giordano: Trionfo di Giuditta (1704), figure femminili del Vecchio Testamento e allegorie Virtù e angeli. Deposizione di Giuseppe Ribera (1637) è anche la sua ultima opera.
Chiostro Grande è di Fanzago sull'antico progetto del Dosio. Di Fanzago anche pavimento, porte e busti che le sovrastano: Santi, alcuni anche di Dom. Ant. Vaccaro. Il Pozzo è opera di Felice De Felice-(1578)
Piccolo Cimitero rimesso a posto da Fanzago.
Chiostro dei Procuratori di Giov. Ant. Dosio. Il Pozzo è opera di De Felice.
Vi sono esposte nell'atrio coperto che va al giardino 2 carrozze: la Carrozza della Città (usata dai rappresent. Città), usata ultima volta nel 1861 quando il regno si unifica con l'Italia; e quella Reale è del 1840.
Nella Certosa vi sono esposte opere pittoriche di varie epoche che rappresentano la città e grandi avvenimenti storici di ogni tipo. Molte opere sono di artisti stranieri che si sono stabiliti in città per un certo tempo o per sempre.
Bella la Donazione Orilia: porcellane piccoli oggetti, boiserie. (Chiusa)
Interessante il Museo della Marina con imbarcazioni reali restaurate e modelli di imbarcazioni.
La Certosa di San Martino è sulla sommità della Collina del Vomero, accanto sorge il famosissimo Castel Sant'Elmo ed è uno dei monumenti più belli della città. Vi si gode un panorama incredibile sia dalle finestre che dal giardino a terrazze che scende verso la città.
                                     Maresa Sottile