La pittura metamorfica
di Michele Roccotelli
a Villa Bruno S. Giorgio a Cremano
24/3/2012
a Villa Bruno S. Giorgio a Cremano
24/3/2012
Cifra dell'opera pittorica di Michele Roccotelli è certamente il colore. Un colore apparentemente astratto ma che può divenire forma, immagine in una geometria metamorfica, dove lame mobili di colore diventano per lo più paesaggio, rocche salde come il suo territorio, rivisitato nel ricordo amoroso dell'autore.
Ho conosciuto vari anni fa il Maestro Roccotelli ad una mostra a Napoli nella quale esponeva le sue Open Window e la sua pittura mi colpì subito.
Mi piacque l'idea di quelle finestre reali, da lui recuperate chissà come e chissà dove, e già questo era affascinante, vecchie, vissute, coi loro lucchetti ormai improbabili, e quei paesaggi quasi aerei che travalicavano lo spazio, finendo sugli stipiti, sulle gelosie, anche sul loro lato esterno. Le trovai poetiche, con un sapore di antico, quasi una rivisitazione dei polittici medioevali.
Ho visto anche altre sue opere, e le ho trovate sempre interessanti. Le Carte, come lui chiama i disegni, sono fascinose nelle soluzioni grafiche e coloristicamente quasi monocromatiche, con accenni materici. Come ogni artista non disdegna le arti cosiddette minori: la ceramica dove coniuga anche qui l'antico delle forme con la decorazione astratta, che può sconfinare nel figurativo nella metamorfosi delle pennellate ed evocativa dei colori della natura che ama. Quindi un artista a tutto tondo.
E' molto interessante il suo modo di rielaborare la propria esperienza culturale, personale, poetica, nel racconto del legame con la sua terra, ma ancor più con la natura in genere, che certamente ama smodatamente.
Nella sua pittura finora è mancata la figura umana, ma secondo me la sua introduzione è ininfluente, solo in un'opera troviamo un piccolo uomo, che si nota appena, e che appare perso nell'immensità della natura. Mi ha fatto pensare ad un Primo Uomo, solo nella natura sconfinata che lo circonda.
Però non è vero che l'Uomo è assente dall'opera di Roccotelli, è invece spesso presente nei suoi paesaggi: un Uomo che ha operato senza insultare il territorio, in osmosi con esso. L'uomo è presente quando il suo operato si fonde con la natura, col paesaggio circostante divenendone parte, arricchendolo. Questo accade quando dalle lame di colore, memori dell'esperienza futurista, poi cubista, traslate in immagini geometricamente astratte, con accenni di pointillisme post-impressionista, nascono poetici paesaggi che si trasmutano in agglomerati (a volte di obliqui palazzi) ma soprattutto di bianche case dominate dalle chiese romaniche di Puglia,
La pittura di Roccotelli è metamorfica, perché sotto i nostri occhi il colore si trasforma in altro colore, la forma in altra forma, è una pittura in movimento, come lo è ciò che si trasforma, dalla quale si resta affascinati e presi.
La cifra primaria è quindi la metamorfosi: una spatolata o una pennellata di colore può diventare tronco, uccello, pianta, farfalla, casa, chiesa, palazzo. Il colore ci porta in un racconto che di reale ha poco, i suoi paesaggi sono trasmutati da una astratta memoria poetica.
E il colore è certamente l'anima della sua opera, un colore, a volte caldo, solare, estivo, autunnale, altre volte più freddo soprattutto negli azzurri del cielo e del mare. Ma non solo le forme che crea il colore sono in continua mutazione, esso stesso si trasforma, mai eguale con una grande inventiva e sensibilità cromatica, in una tavolozza che a volte diviene anche materica, un colore che non è casuale che crea accordi cromatici significativi.
Altro elemento significativo nell'opera del maestro è il forte senso compositivo. La composizione delle forme e dei colori, nulla è casuale, e ne nasce una composizione complessiva che spesso segue un andamento circolare, i colori si snodano, compongono intorno al centro che può essere il mare, il cielo, le case, o magari un un colore clou nel quale si riassumono, convergono, si rappresentano tutti. La pittura di Roccotelli è quella di chi sa cosa sia e la frequenta con sicurezza, quella sicurezza che può dare solo il vero talento, ma anche la conoscenza culturale del mondo in cui si opera.
Maresa Sottile