Diana Franco
Una artista eclettica
Diana Franco, ceramista e pittrice, mi riceve nella sua luminosa casa del Vomero, dai soffitti voltati ed i muri profondi. Alle pareti sue opere, per porte pannelli di vetro colorato da lei realizzati. E' ancora una bella signora molto sorridente e affabile.
La Franco è una artista che ha dedicato tutta la vita al proprio lavoro, spaziando fra ceramica, decorazione del vetro, pittura, mosaico. Formatasi all'Accademia di Belle Arti di Perugia con Gerardo Dottori, artista del secondo futurismo, famoso per la sua Aereopittura, e alla Scuola d'Arte di Napoli dove si è diplomata in ceramica, insegnandola poi nello stesso Istituto. Oltre agli studi l'ha certamente introdotta alla cultura la provenienza familiare: infatti suo padre Manfredi, era un noto architetto, eclettico nei suoi molti interessi intellettuali.
Diana ha iniziato la sua carriera negli anni '50 - '60, allorquando Napoli viveva un periodo fiorente delle arti figurative e non solo, con artisti che fanno ormai parte della storia dell'Arte Contemporanea, e oggi sente la mancanza del mondo intellettuale ed artistico che ha frequentato in quel tempo, e trova che attualmente non vi sia coesione né tra gli artisti né tra gli intellettuali. Nota l'inaridimento dello 'spirito d'arte e cultura' in questa città, dei rapporti amicali superficiali e del fiorire di una quantità di 'artisti' improvvisati. E non le piace neppure la divisione tra arti figurative e arti minori, e non si può che concordare con lei. Nessun vero artista ha mai fatto distinzioni né le farà mai.
La Franco ha esposto in Italia ed all'estero ed ha vinto numerosi premi. Del suo lavoro hanno scritto critici come Carlo Barbieri, Raffaello Causa, Maria Roccasalva, Paolo Ricci, Michele Prisco, ed altri. Tra questi Pietro Maria Bardi Soprintendente del Museo d'Arte Moderna di San Paulo del Brasile, città dove visse per un paio di anni, tra il '78 e l'80, riscuotendo un grande successo, chiamata anche dall'Università a fare delle lezioni, e che le aprì opportunità molto interessanti, alle quali rinunciò per rientrare in Italia.
Nonostante il suo indubbio valore, di lei non si parla abbastanza. La dimenticanza è un vizio nazionale, che a Napoli è molto esercitato. Eppure la Diano ha molto lavorato, ha collaborato con Giuseppe Macedonio, uno dei massimi ceramisti italiani, con opere in musei di tutto il mondo, eseguendo il pannello di 20 m. sull'ingresso delle Serre Botaniche (arch. C. Cocchia) ed un pannello per la Fontana dell'Esedra nella Mostra d'Oltremare, ed ha lavorato per architetti di valore, decorando loro strutture con bellissime ceramiche, come quella dell'ingresso in un palazzo di via Palizzi dell'arch. Rossoni, e non solo ma eseguendo decorazioni in ceramica ed anche a mosaico in edifici pubblici. Ceramiche e dipinti hanno forme espressivamente figurative, mescolate spesso a quelle astratte. La Franco ha un grande senso del colore e della sua composizione-accordo. Ma sono diversi i colori delle ceramiche e dei dipinti da quelli dei vetri, più caldi, solari, mediterranei i primi, taglienti e forti i secondi, più adatti a creare degli effetti fantastici nelle trasparenze delle forme totalmente astratte. Colpisce la sua lavorazione del vetro, con una tecnica che non vuole del tutto rivelare, mi accenna solo che per lo più non sono dipinte, sono eseguite con una tecnica nella quale ha usato anche forti fonti di calore e il colore è entrato nel materiale stabilizzandovisi. Oltre alla capacità tecnica mi incanta il risultato, l'assemblaggio delle forme-colore, delle sovrapposizioni di colori e gli spuntoni di cristalli, tali appaiono, che sembrano gemme applicate alle lastre: composizioni straordinarie di forme e colori esaltati dalla luce che li filtra.
Maresa Sottile