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martedì 18 novembre 2014

GIOVANNI BOLDINI al MacManzoni di Milano

Giovanni Boldini (1842/1941) è un pittore molto particolare, meglio unico. E' ritenuto il massimo rappresentante della pittura della Belle Epoque, quel periodo 'favoloso', soprattutto per chi faceva parte di una certa società ricca. Figlio d'arte, a vent'anni si trasferisce, dopo i primi studi nella città natale di Ferrara, a Firenze dove frequenta l'Accademia di Belle Arti ed il mondo dei Macchiaioli al Caffè Michelangelo. Non ama insegnamento accademica e se ne allontana presto. A Giovanni piace il 'bel mondo' e riesce a crearsi frequentazioni altolocate e ricche. Lega infatti con Cristiano Banti, pittore dai grandi mezzi economici, pronto ad aiutare ed ospitare nelle sue ville gli amici, e collezionista d'arte. Con lui va a Napoli per fare i ritratti alle sue figlie, una delle quali un giorno vorrà sposare, ma la cosa non andrà in porto. G. B. non si sposerà se non a 87 anni con una giornalista trentenne. Naturalmente Boldini si reca a Parigi, nel 1867, cuore e centro motorio dell'arte del tempo. Viene quindi in contatto con vari artisti quali Degas, Manet, Sisley, e visita ovviamente l'Esposizione Universale. Poi va a Londra dove un ricco amico gli offre uno studio nel centro elegante degli affari. Tornato a Parigi aprirà uno studio a Place Pigalle e firmerà un contratto con l'importante mercante ed editore d'arte dell'epoca Goupil. La formazione artistica di B. fu ampia, dal '400 italiano ai Macchiaioli, agli impressionisti, a Goya e ai grandi del passato come Velasquez e Rembrandt, ma anche ai grandi ritrattisti inglesi e ai futuristi. E già dall'inizio mostrò grandi doti artistiche e grande perizia tecnica. Boldini fu soprattutto un ritrattista, e con i ritratti farà la sua fortuna. Non è da tutti essere bravi ritrattisti. Il ritratto è un genere per cui bisogna essere portati, non basta la semplice somiglianza del soggetto raffigurato, ci vuole una capacità particolare nel saper rendere la persona ritratta: renderlo psicologicamente. Non tutti i pittori, anche grandi, hanno questa dote. Lui ce l'ha, e in più crea un genere unico, soprattutto nei ritratti femminili. I suoi ritratti diverranno il simbolo della Belle Epoque. Donne bellissime, elegantissime, ingioiellate, in pose deliziose. Il trionfo della superficialità, dell'apparenza! E invece no. A parte la grande piacevolezza di ciò che si vede c'è altro. Sì, Boldini ama queste cose, ma è riuscito a creare qualcosa che va oltre. Un mondo fantastico, con donne fascinose, a volte misteriose nel loro sottile erotismo, avvolte da colori trasparenti, trascoloranti di sete, rasi, velluti, voille e spesso da una ventata di spensieratezza e di luce, soprattutto quando le racconta nella loro estrema intimità: nude. E il suo colore può diventare un fuoco artificiale sfavillante che sfalda parte dell'immagine. Una tecnica coloristica che crea dinamismo, quello tanto predicato, urlato da Marinetti. Ed anche le pose sono spesso dinamiche anche se il personaggio è seduto. No, i ritratti di G.B. non sono vacue rappresentazioni di ricchezza e bellezza, ma un poema sulla femminilità nelle sue sfaccettature anche intime, spesso erotiche, ma anche malinconiche a volte. Certo le sue donne sono ricche, privilegiate, ma sono sempre donne, con la loro femminilità, forse coi loro segreti, forse coi loro dispiaceri. B. dipingerà anche paesaggi, in essi la lezione di Canaletto, degli Impressionisti e dei Futuristi troverà un nuovo linguaggio espressivo legato a quelle pennellate saettanti, nervose, che li renderanno particolari, dinamici, sognanti, come avvolti in un'atmosfera speciale. Maresa Sottile Giovanni Boldini è in mostra alla Galleria GAM Manzoni via Manzoni 45 di Milano fino al 18/1/15.
                                                                                               Maresa Sottile