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sabato 7 novembre 2015

MILANO EXPO 2015 da una visitatrice innamorata dell'Arte

Sono andata a visitare l'EXPO e ne sono contenta. Un evento di rilievo al quale mi sarebbe dispiaciuto non partecipare. Ed è stato bello. Anche se ho delle critiche da fare, come in fondo penso sia per qualsiasi cosa ed è anche giusto. Però voglio cominciare dalle cose positive, belle, almeno a mio parere. Il tema dell'Expo è stato “nutrire il pianeta, energia per la vita”, quindi il cibo. Entrati si è accolti da un immenso e lungo viale, il Decumano, coperto da teloni sfalsati che creano dei piacevoli giochi di piani dritti o un po' curvi, ad altezze diverse che riparano i visitatori da sole e anche pioggia, ai lati i Padiglioni. I Padiglioni sono stati allestiti da gran parte dei Paesi del mondo, 127, dai più noti, a quelli poco conosciuti ed anche piuttosto piccoli. Ma ognuno ha detto la sua sui propri prodotti, coltivazioni, tradizioni. Ognuno dicendo la sua sul tema. E questo era scontato. La cosa più interessante secondo me, e credo secondo tutti, sono le strutture esterne dei padiglioni, alcune straordinarie per inventiva, altre eccentriche, qualcuna anche brutta o anonima. Dipende, penso, anche dai mezzi economici a disposizione. Ma qualcuno anche sulla struttura più semplice ha saputo trovare soluzioni interessanti e piacevoli, come l'Ecuador, che ha ricoperto un semplice parallelepipedo di frange di perline colorate di vetro che riproducono i disegni tipici dei tessuti del paese con un effetto piacevolissimo, lucente ed elegante. Il Padiglione, molto grande, che accoglie il visitatore appena entrato è il Padiglione Zero su cui spiccano le parole DIVINUS HALITUS TERRAE, che è il padiglione nel quale è coinvolto l'ONU. Davvero affascinante, in qualche momento stupefacente, col suo ingresso in una sala molto grande e molto alta in legno, nella quale è incluso l'enorme tronco di un albero - che buca il soffitto e la cui chioma svetta su uno dei tetti delle unità della grande struttura – con pareti con archi classici e cassetti chiusi e aperti che contengono metaforicamente il sapere e i prodotti. E poi una serie di passaggi in varie sale con ricostruzioni di habitat naturali, pareti con colorate composizioni astratte alla Mondrian di prodotti della natura, con immagini e scritte digitali sulle problematiche del cibo, delle multinazionali ecc. ecc., fino ad una sala con un enorme schermo semicircolare su cui vengono proiettate splendide immagini della natura e dei prodotti in cui ci si sente proiettati, come un campo di grano agitato dal vento da cui ci si trova avvolti. Davvero tutto molto bello. Bellissimo anche all'esterno: una serie di costruzioni collegate tra loro di forma conica dalle pareti arrotondate e ricoperte da una struttura lignea a fasce distanziate. Fanno un po' pensare ai trulli nella forma e nell'effetto. Anche il Padiglione della Francia è bello, divertente. E' una forma curvilinea con più aperture e una struttura di travi di legno intrecciate e curvilinee e all'interno negli interspazi tra le travi c'è di tutto, di più: dal grano agli strumenti per la campagna, dalle pentole alle stoviglie, ai prodotti alimentari, ai vini, a tutto ciò che ha a che fare col cibo e i prodotti francesi. Mi sarebbe piaciuto visitare la Mostra ideata da Sgarbi sulla pittura e il cibo, ma anche lì coda troppo lunga. Bello il padiglione della Gran Bretagna con pareti con pannelli mobili che si aprono e chiudono in consecutiva e che sono ricoperti di piante poste in verticale: pareti verdi in movimento. Il padiglione Italia è enorme, tra i più grandi e tutto bianco. Non l'ho visitato -5 ore di fila – però ci sono entrata ed è molto bello, imponente ed aereo ad un tempo. Mi ha fatto pensare alla hall con un soffitto altissimo di un grattacielo, forse più bello all'interno che all'esterno con la soluzione dei vari corpi dell'edificio che sembrano impacchettati da chilometri di spago bianco che ogni tanto si allargano lasciando spazi geometrici vuoti, magari traversati da un solo filo, almeno a me così è apparso. C'erano delle statue antiche e moderne sparse nei suoi spazi. Una delle opere d'arte contenuta nel Padiglione è il Trapezophros, splendido basamento di mensola del IV sec. a.C., trovato e subito trafugato negli anni '70 in Puglia ad Ascoli Satriano e restituito all'Italia nel 2007 dal Paul Getty Museum di Malibù. Il punto è che non si può parlare di ogni padiglione sia che lo si sia visto solo da fuori o anche visitato. Sono 15.000 mq di esposizione e ci vorrebbe un libro per parlare di tutto. Ci sono strutture bellissime, alcune molto originali, molto difficili da raccontare. Indubbiamente è stato affascinante vedere le soluzioni adottate dai vari paesi per raccontarsi e parlare di cibo nel tempo, nelle coltivazioni, nelle proprie particolarità di prodotti. Alcune sono strepitose per creatività o per originalità. Ecco il problema dell'EXPO. Ci sarebbe voluta una settimana, almeno, per visitarla tutto. Sia per la vastità degli spazi, il numero dei Padiglioni da visitare, per non parlare delle 'code' per visitarli. Una vera follia 5-6 ore di fila. Cosa c'è stato di sbagliato? Anche per andare a mangiare o in bagno, file allucinanti. Mi ha salvato il bagno del ristorante, però nello stesso non bastavano tavolini e sedie. E anche per mangiare file, ovunque si provasse. Sapevano che ci sarebbero stati milioni di visitatori, più di centomila al giorno. Ci voleva qualche soluzione per queste cose, più consapevolezza di quanto sarebbe successo con una simile moltitudine di persone. Quanto al famosissimo Albero, vi dirò che personalmente l'ho trovato assai brutto, nonostante la sua “chioma” riproduca il geniale disegno di Michelangelo per la pavimentazione di Piazza del Campidoglio a Roma. Carino lo spettacolo di musica che regola gli zampilli d'acqua e le luci. Brutti quei fiori (di carta, di plastica?) che fuoriescono e si schiudono tra le parti della struttura. Almeno per me. Non l'ho visto di notte. Ne ho visto le fotografie. Bellissimi effetti di luce e acqua ma quando questi finiscono tutto svanisce. Per l'Esposizione del 1889 a Parigi fu costruita la Torre Eiffel. Un po' più di 37 m. e sta ancora là, anzi è diventato simbolo della città e uno dei monumenti più visitati e famosi al mondo, anche se i francesi non lo amano è però una grande attrazione ancora oggi. L'Albero non credo. Però nonostante le critiche che si possono indubbiamente fare, vi ripeterò che sono stata assai contenta di averla visitata e mi è piaciuta. Le cose positive e belle davvero tante. Hanno fatto nel complesso un gran lavoro, tutti.
                                                                        Maresa Sottile