Quest’anno
cadono 450 anni
dalla
morte di
Bruegel ‘il
vecchio’
di
Maresa Sottile
Nel 1569, il 5 settembre a
Bruxelles moriva il pittore Pieter Btuegel (il vecchio).
Della sua data e luogo di
nascita, solo supposizioni, dalle quali si dedurrebbe che è morto a
soli 45/47 anni.
Bruegel ebbe molto successo in
vita, ritenuto poi, per un paio di secoli, un pittore minore e
‘riscoperto’ solo alle soglie del ‘900. Oggi è considerato uno
dei grandi Maestri della Storia dell’Arte.
Il mondo in cui nacque,
crebbe, visse Bruegel era diverso dal mondo classico in cui sono
cresciuti ed hanno operato i grandi dell’arte italiana del tempo.
Diversi cultura, mito, idea della religione, della società,
dell’uomo.
All’inizio della sua
formazione artistica fu soprattutto incisore. Si formò ad Anversa
prima presso la bottega di Pieter Coecke, del quale poi sposerà la
figlia - valente miniaturista - e dove si iscrisse alla Gilda. Al
1557 risale la sua prima opera pittorica datata: Paesaggio
Fluviale con la parabola del seminatore. Passò poi alla bottega
di Hieronimus Cock, partendo però subito dopo, per il suo viaggio
in Italia. come molti artisti del suo tempo.
Non subì l’influenza dei
nostri grandi maestri, dei quali vide certamente le opere. Quello che
gli rimase di questo viaggio, nel quale traversò parte della Francia
e tutta l’Italia, fu soprattutto il paesaggio, che studiò e
rappresentò, diventando un grande paesaggista.
Rientrato tornò nella bottega
di Hieronymus Cock, chiamata Ai quattro venti, la
più importante di Anversa, dove
conobbe le opere di Bosh, delle quali realizzò molte incisioni. E in
quella bottega, oggi Museo, conobbe anche molti personaggi importanti
della città, al tempo prospero centro economico e commerciale
olandese.
Uomo colto ebbe amicizie
sincere con eruditi e potenti, spesso ricchi personaggi, che
collezionarono le sue opere.
Nel ‘63 si sposò e si
trasferì a Bruxelles, ebbe due figli, che lasciò orfani ancora
bambini, data la sua morte prematura, anche loro divenuti pittori e
così i loro figli, nipoti: una dinastia di artisti che durò 200
anni. Ma nessuno eguagliò la grandezza di Bruegel il vecchio.
L’opera di Bruegel si
diversifica in tre filoni: i paesaggi, il mondo popolare (anche
quando realizza le poche opere religiose), e il mondo fantastico,
della tradizione fiamminga, vicino a quello di Bosch,
Il filone popolare: una serie
di grandi quadri, per lo più, con scene di vita popolana. Si
racconta che il pittore, con un amico, travestiti da contadini,
frequentasse sagre, mercati, feste popolari… , e infine la pittura
fantastica dai temi simili a quelli di Bosh, essendo le loro radici
culturali le stesse, che ben conosceva per la gran quantità di
stampe da lui eseguite delle sue opere.
I paesaggi sono magnifici,
anche come sfondo a scene di ogni genere. Bruegel racconta il mondo
soprattutto contadino con un gran numero di personaggi, ed ognuno è
‘raccontato’ con dovizia di particolari sia fisici che
psicologici perché lBruegel narra l’umanità, l’”uomo”, non
gli interessano i grandi personaggi, ricchi e potenti, dimostrando
un forte legame con la sua terra, i suoi conterranei, le sue
tradizioni, anche se ne vede e ne narra i difetti, i vizi...
Le opere sacre, che nel nord
Europa sono molto meno richieste che in Italia, da lui realizzate
sono molto diverse da quelle concepite in Italia, in Bruegel, restano
legate al mondo popolare.
La pittura fiamminga ha sempre
privilegiato i soggetti comuni, le scene quotidiane, gli eventi
popolari e Bruegel questo mondo lo racconta a volte con un sorriso
bonario, spesso con ironia, a volte drammaticamente, sempre attento
alla natura, ai sentimenti, buoni e cattivi, attento alla
fisiognomica, creando un suo stile e un suo mondo ben precisi, in una
pittura di alto valore artistico, capace di regalare vera e profonda
emozione.
Pur essendo vissuto poco, ma
avendo anche iniziato molto giovane, il numero delle sue opere è
consistente, e oggi sono nei musei di tutto il mondo.
Al Museo Nazionale di
Capodimonte a Napoli se ne possono ammirare due tra le più belle e
celebri: Il misantropo e
La parabola dei ciechi, nella quale, tra l’altro, il paesaggio
è bellissimo.
Maresa
Sottile
Articolo uscito sul
mensile Albatro Magazine di dicembre 2019