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venerdì 13 dicembre 2019

Bruegel 'il vecchio' Il bello del quotidiano


Quest’anno cadono 450 anni

dalla morte di

Bruegel ‘il vecchio’

                              
di Maresa Sottile



Nel 1569, il 5 settembre a Bruxelles moriva il pittore Pieter Btuegel (il vecchio).
Della sua data e luogo di nascita, solo supposizioni, dalle quali si dedurrebbe che è morto a soli 45/47 anni.
Bruegel ebbe molto successo in vita, ritenuto poi, per un paio di secoli, un pittore minore e ‘riscoperto’ solo alle soglie del ‘900. Oggi è considerato uno dei grandi Maestri della Storia dell’Arte.
Il mondo in cui nacque, crebbe, visse Bruegel era diverso dal mondo classico in cui sono cresciuti ed hanno operato i grandi dell’arte italiana del tempo. Diversi cultura, mito, idea della religione, della società, dell’uomo.
All’inizio della sua formazione artistica fu soprattutto incisore. Si formò ad Anversa prima presso la bottega di Pieter Coecke, del quale poi sposerà la figlia - valente miniaturista - e dove si iscrisse alla Gilda. Al 1557 risale la sua prima opera pittorica datata: Paesaggio Fluviale con la parabola del seminatore. Passò poi alla bottega di Hieronimus Cock, partendo però subito dopo, per il suo viaggio in Italia. come molti artisti del suo tempo.
Non subì l’influenza dei nostri grandi maestri, dei quali vide certamente le opere. Quello che gli rimase di questo viaggio, nel quale traversò parte della Francia e tutta l’Italia, fu soprattutto il paesaggio, che studiò e rappresentò, diventando un grande paesaggista.
Rientrato tornò nella bottega di Hieronymus Cock, chiamata Ai quattro venti, la più importante di Anversa, dove conobbe le opere di Bosh, delle quali realizzò molte incisioni. E in quella bottega, oggi Museo, conobbe anche molti personaggi importanti della città, al tempo prospero centro economico e commerciale olandese.
Uomo colto ebbe amicizie sincere con eruditi e potenti, spesso ricchi personaggi, che collezionarono le sue opere.
Nel ‘63 si sposò e si trasferì a Bruxelles, ebbe due figli, che lasciò orfani ancora bambini, data la sua morte prematura, anche loro divenuti pittori e così i loro figli, nipoti: una dinastia di artisti che durò 200 anni. Ma nessuno eguagliò la grandezza di Bruegel il vecchio.
L’opera di Bruegel si diversifica in tre filoni: i paesaggi, il mondo popolare (anche quando realizza le poche opere religiose), e il mondo fantastico, della tradizione fiamminga, vicino a quello di Bosch,
Il filone popolare: una serie di grandi quadri, per lo più, con scene di vita popolana. Si racconta che il pittore, con un amico, travestiti da contadini, frequentasse sagre, mercati, feste popolari… , e infine la pittura fantastica dai temi simili a quelli di Bosh, essendo le loro radici culturali le stesse, che ben conosceva per la gran quantità di stampe da lui eseguite delle sue opere.
I paesaggi sono magnifici, anche come sfondo a scene di ogni genere. Bruegel racconta il mondo soprattutto contadino con un gran numero di personaggi, ed ognuno è ‘raccontato’ con dovizia di particolari sia fisici che psicologici perché lBruegel narra l’umanità, l’”uomo”, non gli interessano i grandi personaggi, ricchi e potenti, dimostrando un forte legame con la sua terra, i suoi conterranei, le sue tradizioni, anche se ne vede e ne narra i difetti, i vizi...
Le opere sacre, che nel nord Europa sono molto meno richieste che in Italia, da lui realizzate sono molto diverse da quelle concepite in Italia, in Bruegel, restano legate al mondo popolare.
La pittura fiamminga ha sempre privilegiato i soggetti comuni, le scene quotidiane, gli eventi popolari e Bruegel questo mondo lo racconta a volte con un sorriso bonario, spesso con ironia, a volte drammaticamente, sempre attento alla natura, ai sentimenti, buoni e cattivi, attento alla fisiognomica, creando un suo stile e un suo mondo ben precisi, in una pittura di alto valore artistico, capace di regalare vera e profonda emozione.
Pur essendo vissuto poco, ma avendo anche iniziato molto giovane, il numero delle sue opere è consistente, e oggi sono nei musei di tutto il mondo.
Al Museo Nazionale di Capodimonte a Napoli se ne possono ammirare due tra le più belle e celebri: Il misantropo e La parabola dei ciechi, nella quale, tra l’altro, il paesaggio è bellissimo.

Maresa Sottile



Articolo uscito sul mensile Albatro Magazine di dicembre 2019

martedì 3 settembre 2019

Mary Granville Delany e i suoi collage di fiori


 Mary Granville Delany nacque a Coulston 1700 da una buona famiglia, imparentata anche con la nobiltà e con personaggi di un certo rilievo, sostenitori degli Stuart. Quando la famiglia si trasferì a Londra,  Mary fu mandata a casa  di una zia  che non aeva figli, Lady Stanley, vicina alla corte. In questo periodo ebbe una buona preparazione culturale e conobbe il grande musicista Handel, col quale restò amica per tutta la vita. Mary era destinata a diventare dama di compagnia della regina Anna, ma la regina morì e le sue prospettive svanirono, inoltre la sua famiglia si trovò in difficoltà perché sul trono salì un Hannover. Mary durante la sua formazione si era interessata di botanica e di disegno e di rappresentare piante e fiori con carte colorate ritagliate. Questa tecnica molto particolare, anche se con caratteristiche e risultati diversi, l'aveva adottata in Olanda Joanna Koerten (1650 - 1715). La famiglia per questioni di interesse le fece sposare, lei diciassettenne, un ricco uomo politico sessantenne. Andati a vivere in un castello, lei fu impegnata a curare il marito, ma presto rientrarono a Londra, dove Mary ritrovò i suoi amici e lui si diede al bere e dopo qualche anno morì. Mary era libera ma senza molti mezzi perché il marito aveva sperperato quasi tutti i suoi beni. Però la vedovanza le dava una libertà che il nubilato non le avrebbe concesso, permettendole di perseguire tutti i suoi interessi. In effetti non aveva né casa né mezzi economici, veniva ospitata da amici e parenti.  Mary divise molto del suo tempo con un'amica, M. Bentinck, anche lei appassionata di botanica e insieme conobbero due famosi botanici e questa conoscenza la fece ancor più appassionare al suo lavoro di riproduzione di fiori e piante con la carta velina colorata  a mano, che chiamava 'Paper Mosaiks'. Poi conobbe un pastore, il dottor Delany, con i suoi stessi interessi e lo sposò andando dopo un anno a vivere a Dublino, dove il marito aveva una casa. Entrambi erano appassionati di botanica e le opere di Mary continuarono a trattarne. Morto il marito nel '68 continuò a lavorare con un amica anche lei appassionata di botanica, Letitia Bushe. E lavorò  per quasi diciotto anni fin quando non le venne meno la vista: aveva ottantotto anni. Questi lavori, raccolti in dieci volumi, oggi sono al British Museum. Re Giorgio III diede a Mary una casa a Windored. una pensione e Mary divenne amica della regina Charlotte e parte della cerchia reale ed il re le faceva recapitare ogni pianta particolare o bella perché lei potesse raffigurarla. Mary scrisse un'autobiografia lasciando una importante testimonianza di tutti i grandi personaggi che conobbe nella sua vita, ed un quadro della società del tempo, dei suoi usi e costumi. Su di lei vi è un libro scritto da una discendente ripubblicato nel 2000; Mary Delany e i suoi fiori. Mary Morì nel 1788 a Windsor.

                                        

giovedì 23 maggio 2019

Kathe Kollwitz



 


Kathe (Schmidts) Kollwitz nasce a Konigsberg 1867 nella Prussia Orientale (che oggi fa parte della Russia) da una famiglia di predicatori impegnata nel sociale.
 Iniziò i suoi studi a Berlino in una scuola d'arte femminile, poi andò a Monaco e frequentò un'altra scuola d'arte femminile
Fu sempre  molto interessata alle tecniche dell'incisione ed alla scultura. Sposò un medico dello stato che operava nell'ambito sociale, Karl Kollwitz, e presero casa in un quartiere operaio dove la famiglia visse fino al '43, quando dovette fuggire per i bombardamenti.
 Kathe fu sempre interessata ai problemi sociali, alle sofferenze dei poveri.  Nel 1898 fu premiata per una sua opera, ma il Kaiser si rifiutò di consegnarle la medaglia perché  solo un uomo poteva avere quell'onore ed anche per il tema dell'opera.
Le sue serie di incisioni erano sempre ispirate al mondo operaio ed alle loro sofferenze in una società che sfruttava il loro lavoro e non dava loro che ben poco ed alla loro forza come massa che poteva esprimere un pensiero importante e insorgere. Il suo stile fu influenzato dall'espressionismo. La Kollwitz andò a Parigi e studiò scultura, e in Italia vinse il Premio Villa Romana e questo le permise il soggiorno in uno studio d'arte fiorentino.
Perse il primo figlio nella Prima Guerra Mondiale. Il dolore per questa perdita le causò una forte depressione. E per il figlio e tutti caduti  eseguì un monumento funebre   terminato, però,  solo nel '35 e che fu posto nel cimitero di Roggevelde in Belgio, e poi spostato nel cimitero di guerra tedesco di Vladslo.
 Celebre a livello internazionale il nazismo la osteggiò egualmente e dovette dimettersi dall'Accademia dell'Arte e le fu proibito di esporre. Però riuscì a sfuggire  alla deportazione.
Durante i bombardamenti su Berlino  riparò in Turingia, nella tenuta di un amico,  poi si trasferì in un paesino vicino Dresda, Moritzburg, dove purtroppo nel '45 morì, pochi giorni prima della resa tedesca e della fine della guerra. 
A Berlino, vi è un piccolo Museo dedicato a lei,   ritenuta oggi la più importante artista tedesca del '900.
Molto famoso è il suo manifesto contro la guerra: Mai Più Guerra.  A Berlino c'è un monumento dedicato a lei dove c'era la sua casa, distrutta dai bombardamenti.

martedì 19 febbraio 2019

Leonardo da Vinci, Cinquecento anni dalla sua Morte


Non possiamo non ricordare Leonardo da Vinci, uno degli artisti più
importanti di tutti i tempi, nel cinquecentesimo anniversario della sua morte.
Leonardo da Vinci (Vinci (Fi) - 1452) morì in Francia, in uno dei famosi
castelli della Loira: Clos-Lucé ad Ambois, nel 1519. Aveva sessantasette
anni, che per i tempi dovevano probabilmente equipararsi ai nostri 80/90 e
basta guardare il suo autoritratto degli ultimi anni per rendersene conto.
In tutto il mondo credo che il suo nome sia noto sia come uno dei più grandi
artisti di tutti i tempi sia per i suoi studi scientifici, invenzioni, intuizioni
profetiche.
Poco compreso dai suoi contemporanei, che non sempre gli diedero credito,
oggi è ritenuto una delle massime menti umane. Nel 2010 gli italiani lo
hanno eletto il più grande genio di tutti i tempi del nostro Paese.
Figlio illegittimo di un notaio e una domestica, fu sempre seguito dalla
famiglia paterna. La sua grande attitudine si rivelò in giovane età ed il padre
lo mise ‘a bottega’ dal miglior pittore del tempo a Firenze, il Verrocchio,
nella cui bottega già studiavano e lavoravano artisti come Botticelli, 
Perugino, Ghirlandaio, Credi.
Leonardo, come tutti sappiamo, è l’autore della Gioconda, forse il quadro
 più famoso al mondo, che fa bella mostra di sé al Museo del Louvre a
 Parigi, purtroppo legittima proprietà francese, in quanto venduta dallo
 stesso autore al re di Francia che lo aveva voluto nel suo paese e dove
 l’artista, deluso, si era auto-esiliato.
Non fu molto fortunato nella sua vita Leonardo, mentre Michelangelo e
Raffaello trionfavano a Roma, a lui non fu dato credito.
Il suo estimatore, Ludovico il Moro, al cui servizio era, perse il suo ducato e
Leonardo dovette fuggire da Milano al ‘sacco’ dei francesi, che, tra l’altro
distrussero (pare) il modello del suo monumento equestre del Moro.
Certo ebbe i suoi estimatori, ma non riuscì ad avere quel credito che ebbero
altri grandi del tempo. Ma la sua storia è molto lunga e complessa per essere
riassunta in poche righe, la sua arte talmente unica che molti tentarono di
imitarla senza riuscire a concludere molto.
Solo due esempi: Il Cenacolo e la Vergine delle rocce.
Il Cenacolo di Santa Maria delle Grazie a Milano ha una storia molto 
tribolata e complessa, è però la più bella mai dipinta. Leonardo risolse il
problema base di questo tema che è stato affrontato da molti artisti in
svariate epoche con risultati sempre piuttosto mediocri per la complessità
della sua composizione: una tavolata di 13 persone da vedere in viso: per lo
più ne risulta un’opera monotona, o una composizione forzata. Questo
molto in breve. Soltanto Leonardo riuscì a risolvere la problematicità di tale
composizione: applicò la composizione piramidale raggruppando gli
Apostoli in gruppi di tre che discutono, commentano le parole di Gesù: “...
in verità vi dico: qualcuno di voi mi tradirà.” Ne risultano un movimento,
un pathos e una vitalità che rompono la monotonia che avrebbe potuto avere
l’opera, rendendola viva ed emozionante. Purtroppo però il dipinto ebbe
molti problemi. Leonardo sperimentò una tecnica che non diede i risultati
che sperava, inoltre l’ambiente era umido e subì anche un allagamento in
fase di realizzazione dell’affresco, che affresco non era tecnicamente, tutte
cose che lo danneggiarono quasi già in fase d’opera. Per non parlare del
tempo impiegato a realizzarlo: quattro anni, Michelangelo per la Cappella
Sistina impiegò poco più dello stesso tempo: non era pittore ma scultore e
l’affresco è ben più vasto e complesso. A periodi di solerte lavoro Leonardo
alternava ( come sempre) periodi di di lunghe assenze preso dai suoi studi,
interessi, esperimenti…..
La composizione piramidale da lui ‘ideata’ fu usata da molti artisti ad
iniziare da Raffaello che lo ammirava molto, e anche in epoche successive
diventando un ‘classico’.
La pittura di Leonardo riporta in sé gli studi geologici e botanici che lui
 faceva come nella Vergine delle Rocce nella quale le rocce, le piante sono
 scientificamente perfette. Eppure le sue conoscenze scientifiche non
 rendono fredde e meticolose le sue pitture, tutt’altro. Anche perché gli
 elementi vivono nell’aria che lui riesce a dipingere. Già Leonardo ha dipinto
 l’aria, il pulviscolo atmosferico grazie allo ‘sfumato’, la tecnica da lui
 ‘inventata’. Una serie di ‘velature’ di colore che chissà perché quando usate
 da altri artisti, il grande Raffaello compreso, non diedero mai l’eguale
 risultato.
Naturalmente ci sono altre famosissime opere: la Gioconda, la Dama
dell’Ermellino, la Madonna, Sant’Anna e Gesù Bambino, addirittura in due
 versioni: una a Parigi e l’altra a Londra, il San Gerolamo, San
 Giovannino….
E poi i Codici, zeppi di disegni e idee. Spesso sono incompleti e sparsi in
vari musei del mondo. Ci raccontano i suoi studi, ricerche, intuizioni,
invenzioni. Troppo avanti per i suoi tempi, non ne capirono la grandezza e
la genialità. Addirittura lo pensavano stregone perché studiava i cadaveri,
cosa che poi facevano di nascosto anche gli altri artisti, o perché faceva
prove alchemiche e l’alchimia non era che l’antenata della chimica…