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sabato 17 settembre 2011

L'oreficeria e le arti figurative

Sono una studiosa di storia dell'arte ed un'amante dei gioielli e queste due passioni sono gli argomenti di uno studio di cui sto scrivendo e che vorrei condividere con voi, sperando che lo troviate affascinante quanto lo trovo io.
Oggi abbiamo dell'oreficeria un concetto molto diverso da quello del passato, lo riteniamo pressocchè un argomento frivolo ed economico, ma non lo associamo alle arti figurative. Conosciamo opere d'arte in cui sono presenti gioielli e li assimiliamo ad un semplice ornamento dell'abbigliamento. Eppure non è proprio così. E bisogna anche dire che l'oreficeria spesso è stata opera d'arte
Dobbiamo partire da molto lontano: l'età della pietra, quando già troviamo oggetti di ornamento della persona in materiali poveri: conchiglie, semi, selci, pietre con cui l'umanità si adornava. E da allora questo non è più cambiato. Col tempo poi si sono trovati oro, argento e pietre preziose, così definite perché rare, bellissime e con peculiarità eccezionali come la trasparenza, la durezza e la rifrazione della luce, così l'Uomo ha affinato le sue capacità di lavorazione dandoci oggetti straordinari.
Nel tempo l'umanità ha imparato a tessere, a ricamare, a fabbricare oggetti d'ogni tipo, anche gioielli appunto, e molte di queste attività sono state 'catalogate' con l'etichetta di “arti minori” o “suntuarie” cioè di lusso, perché solo i ricchi avevano la possibilità di possederle, soprattutto i gioielli. Addirittura nell'antico Egitto dal IV-V sec a.C. per legge solo i faraoni potevano indossare gioielli, soprattutto l'oro, simbolo del dio Ra (il sole) del quale egli era figlio e incarnazione, quindi egli solo poteva possederlo.
Vediamo quindi che l'oro, materiale che ha avuto per l'umanità grande importanza, potere e fascino ha anche un valore simbolico. Questo concetto è molto importante perché tutti i materiali preziosi: oro, argento e pietre preziose e semi preziose, cioè le pietre dure, assumeranno valori simbolici ed è in questa chiave che per secoli verranno soprattutto usati dagli artisti nella pittura.
Ma prima di andare avanti voglio parlare un attimo delle cosiddette 'arti minori' a cui prima ho accennato. Questa etichetta gliela affibiò Leon Battista Alberti nel '400 e sotto questa etichetta vanno molte attività umane, che 'minori' non sono affatto, oreficeria in testa. Di 'arti minori' ne possiamo indicare molte e più è passato il tempo più sono aumentate: l'abbigliamento, cioè la moda, il ricamo, la ceramica, l'arredamento, l'intarsio dei marmi, la lavorazione dei metalli, la fotografia, la pubblicità, il cinema, il fumetto, e altre ancora. Alcune sono vecchie di millenni, altre più recenti. Alcune meno di quanto crediate come la pubblicità e la fotografia, che poi è una scoperta e non un'invenzione, perché già i greci avevano qualche idea della camera oscura...e nel '700 era usata normalmente dai pittori. Ed alcune sono assurte al ruolo di vera e propria arte come il cinema, detta la decima arte, ed anche la fotografia di cui si fanno mostre e si acclamano autori.
Ma la distinzione tra arte e arte minore è pretestuosa perché nei secoli anche i più grandi artisti le hanno praticate: Picasso faceva ceramiche, Holbein disegnava gioielli, Michelangelo disegnò (e perché no) le divise delle guardie svizzere....e un orafo come Benvenuto Cellini realizzò sculture che fanno parte della storia dell'arte come il Perseo. Inoltre ci sono capolavori della pittura che devono molto alla presenza delle arti minori. Come il ritratto del Bronzino di Eleonora di Toledo con il figlio che non sarebbe il capolavoro che è se il pittore non avesse raffigurato la magnificenza dell'abito e dei gioielli.
Nella storia dell'arte dell'alto medioevo è l'oreficeria l'argomento centrale, tanto per fare un altro esempio per comprendere come le due 'arti': pittura ed oreficeria siano sodali, compatibili e scambievoli. Gli artisti, e questo è un fatto inconfutabile, non hanno mai fatto distinzione ed hanno frequentato molto tutte le arti minori: Le Courbusier ad esempio ha disegnato mobili tra i quali una famosissima poltrona. Molti artisti hanno disegnato scene e costumi teatrali. Potrei continuare a lungo.
Abbiamo stabilito, quindi vari concetti: 1) la preziosità dei materiali e quindi la grande considerazione di cui godevano, 2) la loro indiscussa bellezza, 3) il concetto di simbolo che essi assunsero, 4) lo scambio tra arte e arti minori.
Detto ciò bisogna aggiungere che l'Uomo considerò i metalli preziosi e le gemme materiali inspiegabili e nella ricerca di dare un senso a ciò si convinse che fossero un dono divino e quindi per ciò che riguardava le divinità pagane e poi cristiane doveva usare quei materiali come ringraziamento dei fedeli. Associandoli alle divinità quelle pietre e quei metalli assunsero un simbolismo e dei valori, che oggi sappiamo del tutto falsi, ma che allora divennero importanti, quando non fondamentali. Cambiando le religioni, i luoghi, i tempi quei valori non sparirono, anzi si arricchirono.
Fidia il più grande e famoso scultore greco di età classica realizzò due enormi statue: di Atena sull'Acropoli e poi di Giove ad Olimpia in oro e avorio. E la cristianità ha usato l'oro per rappresentare il Paradiso come testimoniano i mosaici bizantini e gran parte della pittura, fino a Giotto. Le aureole sono in oro, a volte incastonate di gemme dipinte o vere, e lo sono i troni su cui siedono Gesù, Madonne, santi, vescovi, gli abiti, che hanno bordure con ricami in oro e pietre preziose, anche qui non sempre solo dipinte. A questo proposito vi dirò che fu Attalo, re di Pergamo, a far realizzare il filo d'oro dal metallo, con cui poter ricamare le vesti dei grandi personaggi.
Ma il simbolismo è piuttosto complesso perché non è solo l'oro, il metallo più prezioso, lucente, inalterabile ad avere questa valenza. La provenienza delle gemme era quasi esclusivamente orientale e già indiani, cinesi davano loro valore simbolico, ad esempio in Cina la giada nefrite era sacra e simbolo della divinità suprema e anche usata per curare i reni in altre civiltà. Fu in questi paesi che nacquero i 'Lapidari', libri sulle pietre preziose e semi preziose. Quelli indiani catalogavano soprattutto le gemme per le loro caratteristiche e valore oltre che il loro simbolismo, i cinesi davano valori simbolici e terapeutici alle gemme, anche se non ufficialmente perché la religione non lo permetteva.
Anche Plinio nella sua “Storia naturale” cataloga le pietre e vi accosta molteplici valenze anche curative, ad esempio.
Ma il boom, come diremmo oggi, avviene nel medioevo dove una quantità di lapidari vengono scritti. Uno dei primi conosciuti fu il
Picatrix, mai edito ma egualmente diffuso, famoso e base dei futuri lapidari tra cui i più famosi quelli della monaca Ildegarda di Bigen (anche beatificata) del XII sec. e quello del vescovo Marbodo di Rennes XI-XII sec. Anche in questi testi vengono attribuiti alle gemme simboli e poteri anche terapeutici e per secoli furono creduti e usati. Ricordate che Nerone usava un monocolo di smeraldo come lente? bene uno dei poteri dello smeraldo era quello di aiutare la vista e Ildegarda raccomanda cure con gemme triturate di cui viene da chiedersi l'effetto, ma in senso del tutto negativo data la evidente pericolosità.
Questi lapidari erano tenuti in gran conto, anche dagli uomini di cultura. La cultura di quel tempo cercava di dare risposte a cose che trovava misteriose, ma non conosceva ancora l'indagine scientifica, si avvaleva quindi di quello che possedeva, stabilito nel passato e prendendolo appunto per 'oro colato'. Fino al Rinascimento le credenze nate ed arricchitesi nel tempo sulle pietre preziose o sugli astri ed i loro influssi, ad esempio, furono fondamentali. Le gemme non avevano solo valori simbolici o curativi ma anche scaramantici. Vi è tutto un ramo dell'oreficeria che parla della glittica, cioè dell'incisione delle pietre pregiate, che è antichissima, e che aveva un valore scaramantico e protettivo per chi le indossava o solo possedeva.
Fatte queste premesse appare logico e inevitabile che oro e gemme rappresentati per secoli nella pittura, qualche volta anche in scultura, abbiano valenze di cui senza queste notizie non capiremmo il senso. Senza considerare che l'oreficeria è stata un'attività umana molto importante in sé che ha raggiunto altissimi livelli nelle lavorazioni, nella fantasia. Purtroppo l'oreficeria ha un grosso svantaggio. Gemme, argento ed oro sono indistruttibili e spesso sono stati usati per il loro grande valore per finanziare guerre, per salvare da rovine economiche, quindi spesso smontati, anche per un fatto di moda o perché rubati, e rimontati diversamente. Infatti i gioielli antichi hanno un valore aggiunto anche superiore a quello reale per il valore dei materiali. Ed ecco un altro aggancio: è dalla pittura che si può ricostruire la storia dell'oreficeria. Che tra l'altro è una storia interessantissima, affascinante.
Fatta questa lunga premessa potremo arrivare al legame tra pittura ed oreficeria.
              Maresa Sottile

sabato 3 settembre 2011

Donne pittrici nell'arte barocca VI

Lucrina Fetti (Roma 1590c.-1655 Mantova) Figlia di Pietro, pittore, sorella di Domenico, pittore noto col nome di Mantovano.
Studiò col padre ed il fratello con i quali si trasferì a Mantova al seguito di quest'ultimo chiamato alla corte dei Gonzaga. Il suo vero nome era Giustina, ma lo cambiò in Lucrina quando si monacò nel convento di Sant'Orsola fondato nel 1599 da Margherita Gonzaga, che ne fu anche badessa per due anni. Convento che fu un centro culturale molto vivo ed importante tanto da eguagliare la corte. A Mantova si svolse tutta la sua opera religiosa e ritrattistica che la resero assai nota e stimata. Come il fratello fu una pittrice influenzata dai grandi del suo tempo. I suoi ritratti sono molto sontuosi ed evidenziano molto lo status dei personaggi.
Artemisia Gentileschi (Roma 8-7-1593 Napoli 1653), figlia di Orazio noto pittore caravaggesco che lei indubbiamente superò. Ebbe una vita movimentata artisticamente e privatamente. Lavorò a Roma, in Toscana, a Venezia, a Napoli. Fu violentata da un collega che denunciò e al processo subì una specie di linciaggio morale. Personaggio di donna coraggiosa, libera, conscia di sé e del proprio talento. Tra le donne artiste del passato è certamente una delle più conosciute, se non la più nota.
Il suo talento si sviluppò in un ambiente, quello di Roma, ed in un periodo carichi di fermenti artistici. Il Caravaggio imperava con le sue innovazioni formali e contenutistiche, influenzando la pittura di tutta Europa ed anche per molto tempo, anche se spesso più formalmente che per i contenuti. Artemisia fu una delle maggiori esponenti caravaggesche. Le sue opere sono in chiese e musei, ed è una delle poche artiste delle quali fu sempre apprezzato il talento, tanto da essere una delle pochissime ad essere citata in passato nei libri di storia dell'arte.
Josefa de Ayala di famiglia portoghese nasce a Siviglia (1630) ma da piccola torna in Portogallo dove morirà il 2 luglio 1684. Figlia anche lei di un pittore, Baltazar Gomes Figueira de Ayala. Iniziò molto giovane eseguendo incisioni: il padre ne aveva una collezione che interessò molto Josefa. Fu molto nota e apprezzata e lavorò molto sia eseguendo pale d'altare, sia ritratti, sia nature morte. Si firmò anche Josefa em Obidos dalla città dove visse dopo Coimbra.
Gesina ter Borch (Daventer prima del 15-11-1631[battesimo] Zwolle 16-4-1690), quindi belga e figlia e sorella e sorellastra di pittori. Dimostrò il suo talento già da adolescente. Scrittrice e disegnatrice illustrò i propri scritti. La sua opera da poco è stata rivalutata con mostre ed interessamento da addetti ai lavori e pubblico.
Io termino qui il mio racconto sulle donne artiste, non perché non ce ne siano più, ma perché a questo punto, forse anche prima, le artiste cominciano ad avere una visibilità maggiore. Siamo alle soglie del XVIII sec. Le donne stanno trovando un po' più di spazio e di accettazione, anche se la strada è lunga e non ancora terminata. Il mio scopo era quello di aprire una porta e indicare un mondo quasi sconosciuto ai più. Su questo straordinario strumento, mondo, che è Internet si può trovare di tutto e di più e chiunque sia interessato alla conoscenza può cercare...e se saprà farlo farà grandi scoperte. Per non parlare dei libri.
Maresa