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martedì 3 luglio 2012

25/11/13 Giornata contro la violenza sulle donne


Celestina

Questa è una piccola storia vera di violenza e inconsapevolezza, spero finita bene perché di lei non ho saputo mai più nulla. Auguro a tutte le donne di ogni età e luogo, di incontrare rispetto negli uomini che incontrano nella vita e di avere consapevolezza di sé. La nuova domestica notte e giorno si chiamava Celestina. Era una ragazzona alta, dai capelli di un biondo sbiadito. Era un po' slavata, ma non era brutta. Non sembrava una meridionale. Aveva marito e una bambina piccola che vedeva la domenica quando aveva il pomeriggio libero, ma almeno una volta alla settimana lui veniva a trovarla dopo pranzo e la signora De Maria era d'accordo. Di solito veniva nei pomeriggi in cui Celestina stirava. Così pur chiacchierando col marito continuava a lavorare. Se la domestica era contenta, perché trattata bene, lavorava meglio ed era grata. Una politica costruttiva. La signora De Maria era molto democratica per gli anni cinquanta.
Celestina era una ragazza ignorante e sempliciotta ma di indole buona e molto innamorata di suo marito. Lui sì che si vedeva subito che era un meridionale. Aveva il viso un po' affilato, occhi e capelli neri, ondulati e lucidi di brillantina che gli scendevano con un ricciolo ribelle sulla fronte. Aveva sempre in viso un'espressione cupa e non sorrideva mai. Quando se ne andava dopo quelle visite nei pomeriggi di stiro, Celestina diceva con gran convinzione che il marito l'amava tanto. Infatti, aggiungeva, la picchiava spesso perché l'amava troppo.
Lo seppero così che quel fosco buzzurro era manesco con la moglie. Nel periodo che Celestina rimase in quella famiglia cercarono di spiegarle che non funzionava così: non si picchia qualcuno che si ama, ma Celestina era molto ferma nella sua convinzione e nessun ragionamento la smuoveva. L'atavica ignoranza era talmente radicata e la sua capacità di ragionamento autonomo così inesistente che restò abbarbicata alla sua certezza. Non si rendeva neppure conto che il marito in realtà la sfruttava mettendola a servizio giorno e notte e non facendola stare a casa a crescere la loro bambina, che, naturalmente, veniva cresciuta dai nonni materni. Se fosse andata a mezzo servizio avrebbe guadagnato meno e inoltre mangiato a casa almeno la sera.
Ma Celestina non vedeva né capiva nulla. La sua era una condizione comune a tante sue amiche e parenti, perciò giusta. Era la sua normalità, come anche le botte. Lui gliele dava perché era geloso per amore, o perché lei faceva cose sbagliate e lo faceva soffrire. Tutta colpa sua. Celestina non avrebbe mai concepito un piccolo e semplice pensiero: suo marito era uno sfruttatore violento che invece di metterla sulla strada la metteva a servizio giorno e notte. Forse non gli piaceva essere cornuto.                     Maresa Sottile

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