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giovedì 27 marzo 2014

FORTUNATO DEPERO un grande artista del FUTURISMO

Fortunato Depero (Fondo 1892-1960 Rovereto), è uno degli artisti più versatili e interessati del grande Movimento Artistico che è stato il Futurismo, per anni un po' “dimenticato” per certi suoi legami con il fascismo, gli viene ormai da tempo riconosciuto il giusto ruolo che gli spetta nel panorama artistico italiano e internazionale. Infatti è stato il solo grande movimento artistico italiano della prima metà del '900, che ha anche influenzato l'arte d'Europa, sino alla Russia, e agli Stati Uniti, dove proprio in questo periodo viene ricordato con una grande mostra al Guggennheim di N.Y.. E sempre a New York, proprio con opere di Depero, si è inaugurata la fondazione italiana CIMA (Center of Italian Modern Art) voluta da Laura Mattioli, figlia di un grande collezionista e amico dell'artista. Depero, nato in Val di Non, nel Trentino ancora austriaco, manifestò le sue attitudini artistiche sin da ragazzino. Spirito davvero poliedrico, e con una visione dell'arte figurativa a trecentosessanta gradi. La famiglia si trasferisce a Rovereto, città nella quale, dopo viaggi e permanenze in altre città e all'estero, si fermerà, fondando anche il Museo Galleria Depero, ancora esistente. Dopo gli studi alla Scuola Reale Elisabettiana, cioè in una scuola d'arte, non viene accettato dall'Accademia di Belle Arti di Venezia e se ne va a lavorare a Torino per l'Esposizione Internazionale. Naturalmente come decoratore, poi torna a casa e lavora con un marmista, facendo tesoro di quest'esperienza. Depero è uno sperimentatore, ama le arti applicate, cioè le cosidette arti minori. Ed è un vulcano di idee, forse ancora un po' confuse e influenzate dal mondo in cui vive, influenzate dalle mode del momento, come è giusto che sia per un ragazzo, meglio un adolescente. Ma, venuto a contatto con i Futuristi, troverà presto la sua strada, mescolando le influenze di Boccioni e di Balla, ma non imitando nessuno e trovando una sua cifra, che avrà varie fasi, ma che sarà sempre chiaramente riconoscibile e solo sua. Depero sarà un artista instancabile, che produrrà una gran varietà di tipi di opere, dalla pittura ai tappeti, agli arazzi, ai manifesti pubblicitari, agli oggetti, ai costumi e scene teatrali, all'abbigliamento: Renzo Arbore, ad esempio, possiede alcuni dei gilet indossati da Marinetti e Cangiulli, opere di Depero, e beviamo ancora il Campari dalla bottiglietta da lui disegnata. Le arti applicate non sono per lui meno importanti di quelle con l'A maiuscola. Cosa che quasi tutti gli artisti hanno sempre conseguito, d'altronde, ma che in Depero è fondamentale, perché davvero per lui non vi è differenza tra l'Una e l'Altra. Depero trova nel Futurismo quello che più di ogni altro Movimento, Corrente Artistica gli avrebbe potuto dare, il Futurismo era già in lui, nella sua ricerca, ancor prima di venirne a contatto. Entrò nel Movimento giovanissimo esponendo alla galleria futurista di Sprovieri, ma viene definito un artista del 2° futurismo. Il primo, quello 'eroico', finiva con la morte di Umberto Boccioni, Antonio Sant'Elia e Carlo Erba, ma è in questo periodo che il Futurismo verrà davvero a contatto col pubblico e la vita di tutti, proprio con quella parte di Arti applicate che tanto frequentava con passione e da sempre Depero. Le opere di Depero sono inconfondibili, come lo sono sempre quelle dei grandi artisti. Se si conosce un po' di storia dell'arte e si vede un'opera di Leonardo o di Morandi o di Pollock, non si potrà mai confonderla con quella, anche se similare, di un altro artista. Le opere di Depero sono dinamiche, estremamente gradevoli da guardare, quindi molto decorative, ma non solo. Hanno in loro una visione personale. Le sue immagini molto geometrizzate, a volte robot e manichini, e prendono vita dalla vivacità dei colori, dalle sue variazioni a volte apparentemente incongruenti, che danno loro, invece, un senso anche estetico molto forte. Molte sue opere trasmettono gioia, altre angoscia, a seconda dei colori soprattutto, ma tutte hanno una grande valenza compositiva e cromatica. I suoi oggetti, le sue pubblicità e così via, ci danno un'idea del suo talento creativo e fantasioso, a volte penso anche ironico. In “Colpo di vento” o in “Natura morta accesa”, o in “Rotazione di ballerina e pappagalli” o in uno qualsiasi dei suoi arazzi o gilet o nel progetto per un Padiglione della Venezia Tridentina alla Fiera di Milano, o ancora in “Architettura di gobbo” scultura creata con sagome di metallo piegate e assemblate, o in quelle assemblate in legno e colorate, giusto per fare qualche esempio della sua vasta produzione, possiamo anche riscontrare influenze cubiste, surrealiste, persino un po' dadaiste, ed anche di Escher, tutte puntualmente rielaborate nel personalissimo Futurismo di Depero. Guardando le sue immagini si entra in un mondo magico narrato con immagini fantastiche.
                                                                                                                                       Maresa Sottile

martedì 4 marzo 2014

Arte ed Economia

Dario Franceshini, nuovo Ministro ai Beni Culturali, subito dopo la sua nomina ha dichiarato ai giornalisti che il suo è un Ministero di grande importanza per la ripresa economica di questo Paese. Sono molto contenta che un Ministro del mio Paese faccia questa dichiarazione, ma il punto è: gli faranno fare quello che dovrebbe fare, e soprattutto se pensa realmente quello che ha detto. Infine se ha davvero le idee chiare e le capacità per rendere reali le sue parole. Purtroppo siamo tutti un po' disincantati dopo decenni di promesse, non realizzate, dei politici. Inoltre, in un paese che per tanto tempo ha fatto così poco per la cultura, quasi ritenendola un optional e neanche importante e redditizio, si riuscirà mettere in gioco questa opportunità? Tutte le attività culturali si dichiarano in crisi. L'editoria cartacea è alla frutta, ne ho parlato con un giornalista che lavora da quarant'anni in una grande casa editrice; teatri di prosa e lirici vivono una profonda crisi, il cinema altrettanto. Mancano fondi. Ma, ovviamente quello che mi interessa di più è quel patrimonio artistico che l'Italia possiede e che non è davvero curato e sfruttato come un bene comune che può produrre, come dice il Ministro, economia, posti di lavoro. Si parte da lontano con questa situazione. L'Italia che per secoli è stata il centro artistico dell'Occidente, che ha dato grandi artisti, quando non geni, ad un certo punto ha perso il suo primato, cadendo in un'irrazionale stato di trascuratezza. A volte persino i grandi geni del passato e le loro opere sono finiti nel dimenticatoio. Il disinteresse ha avvolto quel mondo che ci ha reso primi e i più grandi per secoli. E una parte di questa colpa è stata anche di coloro i quali si occupavano dell'argomento. Ad un certo punto la Storia dell'Arte è diventato un argomento solo per “iniziati”. Ci sono stati anni in cui leggere un libro di Storia dell'Arte, anche scolastico, era quasi un impresa. Come se gli argomenti che trattavano non potessero essere divulgati al volgo, appunto. Questo ha creato una barriera tra gli addetti ai lavori e coloro i quali avrebbero potuto avvicinarsi all'argomento. Per fortuna alcuni lo hanno capito ed ora, anche chi non è molto attrezzato, ha la possibilità di leggere opere comprensibili Altra grande colpa, se non la principale, è stata quella di dare pochissime ore di insegnamento della materia nelle scuole. Ho avuto figli al Classico, uno dei migliori della città. Ho toccato con mano quello che facevano ed il loro grado conseguenziale di preparazione. Ad un certo punto la Storia dell'Arte è stata messa nei programmi delle Scuole Medie, naturalmente erano più che altro nozioni per ragazzini, eppure molti insegnanti continuavano a farli disegnare 'per esprimere la loro creatività', ma non svolgevano l'altra parte del programma. E anche questo l'ho constatato di persona. Anche se comunque non escludo che ci siano stati insegnanti preparati e coscienziosi. Adesso poi è stata addirittura tolta dai programmi. Eccellente! E allora come si può facilmente comprendere la maggior parte della gente ha pochissima cognizione, e sempre meno ne avrà, di quale sia il nostro patrimoni artistico, e, di conseguenza, la possibilità di capirne l'immenso valore che ha, compreso quello economico. D'altra parte abbiamo avuto un ministro dell'Economia che ha detto, tempo fa, che con la cultura non si mangia, un tipo molto snob e anche con l'erra moscia, che mi pare sia arrivato dove è arrivato perché dicevano fosse preparato. Vorrei tanto sapere quanto ha studiato, lui. Noi non abbiamo miniere, non abbiamo il petrolio, né il gas. Abbiamo da sempre, però quattro grandi ricchezze: l'Arte, la Natura, l'Artigianato e l'Agricoltura. Erano queste grandi ricchezze che dovevamo curare. Oltre tutto si mangia sempre, anche in era tecnologica. Uscendo un po' dal tema, a proposito di tecnologia, vorrei dire una cosa, divertente se non fosse, a mio parere, quasi tragica. Ogni giorno di più stanno informatizzando tutto, non si va più in molti uffici, tanto si può fare col pc. Ad esempio i pensionati hanno la possibilità da casa di sapere tutto tramite computer sulla pensione e quant'altro. Ma si è chiesto qualcuno se 'gli anziani' sanno usare il pc, o addirittura se lo hanno? Ma glielo può fare il figlio, la nipote! A parte che che spesso figli e nipoti non hanno tempo o voglia, ma chi è solo? Chiudiamo questa parentesi, che però secondo me dimostra come spesso la razionalità non anima le nostre azioni. Della prima ricchezza. l'Arte, grossomodo, abbiamo già detto; della Natura cioè del paesaggio abbiamo, dal dopoguerra in poi, fatto spesso scempio; l'Artigianato è andato a rotoli, ricordiamo che per gli artigiani era sempre più difficile trovare qualcuno che volesse imparare e lavorare nel settore, poi la crisi economica ne ha costretto migliaia e migliaia a chiudere; l'Agricoltura è stata mandata a rotoli come sappiamo tutti dopo la guerra, con la riforma agraria fatta coi piedi e l'industrializzazione, anche se fortunatamente oggi molti giovani stanno cercando di rianimarla. Concludendo, noi abbiamo sprecato, la maggior parte del nostro patrimonio tra incuria, ignoranza, incompetenza e ci metterei anche burocrazia. Abbiamo sciupato in parte il nostro potenziale, le nostre ricchezze e la maggior parte di noi non ne ha neppure coscienza. E questa è una vera e grande tragedia nazionale. Speriamo che questi piccoli ragionamenti, quasi elementari, che ho fatto, aiutino la dichiarata (buona) volontà del Ministro. Con molti auguri a lui ma soprattutto a noi italiani.
                                                         Maresa Sottile