Vi è un'oggettiva difficoltà nella comprensione dell'arte moderna da parte del pubblico. La prima cosa da dire, a mio avviso, è che c'è molta incultura a proposito dell'Arte, meglio della Storia dell'Arte. Soprattutto in Italia, proprio nel paese che possiede il più grande patrimonio artistico del mondo e che purtroppo non se ne cura sufficientemente.
Non basta che frotte di turisti, e non, vadano a visitare Musei e grandi mostre perché si acculturino sull'argomento.
Molto spesso chi guarda le opere esposte ne apprezza l'aspetto naturalistico e l'effetto che forme, colori, espressioni gli trasmettono (se è sufficientemente sensibile), ma non basta.
Altro grande scoglio per la fruibilità dell'arte sono i libri di critici e storici dell'Arte che, ancor più in passato ma anche oggi, scrivono spesso con linguaggi criptici per un neofita, persino i libri scolastici. Sono personale testimone di ciò. Prima nella scuola vedendo i testi, oggi facendo volontariato insegnando ad adulti completamente a digiuno di Arte e Storia dell'Arte pur avendo visitato musei e mostre. Questo, naturalmente, salvando la pace di chi si è preso cura della propria formazione con giuste metodologie e generale cultura.
La Storia dell'Arte non è solo un elenco di nomi ed opere, ma un discorso collegato con Storia, Politica, Religione, Filosofia, Usi e Costumi, persino Collocazione Geografica, influenze presenti e passate di un periodo artistico, di un singolo artista, ma anche di un popolo.
Conseguenze e collegamenti, quindi.
Credo che questi parametri siano indispensabili e non eludibili per capire qualcosa di Arte.
Torniamo adesso all'Arte dall'inizio del Novecento ad oggi. E già questo approccio non è molto preciso. Diciamo che dall'Impressionismo in poi le forme espressive dell'Arte sono cambiate. Ma di quale Arte vogliamo parlare? Perché le Arti Figurative sono tre: Architettura, Scultura, Pittura. Sceglierò la Pittura, quella più seguita e conosciuta dalla maggior parte delle persone. Anche se con delle incursioni nella Scultura.
Nella prima metà dell'800 J.N. Niepce (1765/1833) e L.J. Daguerre (1765/1851) s'inventarono la fotografia sfruttando una scoperta antica e già usata nel '700 da molti artisti: la camera oscura, scoperta che risale ai Greci.
Con l'avvento della fotografia, la Pittura venne a perdere molte delle sue valenze: testimonianza di eventi, luoghi, persone. Perché in passato era anche questo.
Gli stessi Impressionisti, che erano ancora dei figurativi, non l'amavano.
A questo punto gli artisti dovevano trovare nuovi linguaggi per esprimersi e le cose da 'raccontare' nelle loro opere erano rimaste solo quelle 'astratte', cioè i contenuti. Pur non usando più il linguaggio convenzionale gli artisti dovevano raccontare la loro epoca, i conflitti interiori, la propria poetica.... E la loro fantasia si è scatenata non avendo più vincoli e la, allora, recente conoscenza di culture lontane, sia nel tempo che nei luoghi, spesso li ha ispirati.
Le grandi mostre sull'arte africana e giapponese che tra la fine dell'800 e l'inizio del '900 in mezza Europa raccontarono culture lontane furono una finestra aperta su nuovi linguaggi a cui molti attinsero, ma anche i grandi cambiamenti tecnologici, ben due guerre mondiali, Freud e la psicanalisi, contribuirono a cambiare le cose.
E anche l'arte del passato molto lontano, addirittura della preistoria, può aiutare a comprendere alcuni dei linguaggi che ci possono sembrare 'strani', addirittura ignoranti.
Così molti, ad esempio, hanno creduto che Picasso non sapesse neppure disegnare, ma non era assolutamente così, infatti era un grande disegnatore.
Questo breve discorso, anche se molto sintetico e in parte lacunoso, penso possa aiutare a comprendere meglio molti dei 'modi espressivi' dell'arte del '900.
E adesso qualche esempio : l'arte africana primitiva, messa in mostra a Parigi nel 1907, '17 e '19, ispirò molti artisti, vedi Giacometti, importante scultore italiano, Matisse, Picasso, Modigliani, Brancusi.
Le opere dell'arte Cicladica (Isole egee 3000 a.C.) sembrano realizzate ai nostri tempi. Davanti ad esse diciamo che sono dei capolavori. E ci ricordano le teste di Modigliani (quelle autentiche). E certo non sono opere figurative naturalistiche, come ad esempio le sculture greche del periodo classico. Eppure le statue che forse molti hanno ammirato dal vero o in foto, sono molto più astratte e concettuali di quanto non crediamo. Infatti è un concetto quello espresso dagli artisti del tempo che attraverso la perfezione delle membra, che rende quelle opere non certo realistiche, parlano della ricerca dell'armonia spirituale, vogliono dilettare e pacificare chi le ammira, e l'ammirazione che destano in noi è forse sintomo di pigrizia mentale che si ferma ad un'apparenza che soddisfa una parte dei nostri sensi: il piacere che si prova guardando il 'bello'. Ma non è 'il bello' il fine dell'arte. Qualche volta le due cose coincidono, ma vi è un 'oltre' che dobbiamo comprendere.
E la cifra pittorica del colombiano F. Botero (1932) di cui tanto si è parlato possiamo ritrovarla nelle 'Veneri' scolpite dal 12.000 a.C. in molte parti d'Europa. Che anche loro raccontano un concetto: la Grande Madre (Terra, fertilità, simbolo di vita quindi divinità).
E gli esempi potrebbero continuare.
L'Uomo si è sempre espresso con forme e colori da lui decisi, ma che rispecchiavano la sua cultura, le sue credenze, la vita sociale del proprio tempo.
Inoltre i grandi artisti sono degli innovatori, trovano modi espressivi spesso non compresi al momento e scandalosi. Gli innovatori trovano sempre resistenze. L'Arte va giudicata alla distanza.
Maresa Sottile
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sabato 13 giugno 2015
sabato 6 giugno 2015
San Vitale e i suoi mosaici
La più bella chiesa di Ravenna è senza dubbio San Vitale.
A pianta centrale, costruita in stretti mattoni rossi, ormai un po' sbiaditi dal tempo, con le caratteristiche delle costruzioni ravennati che spiccano per la loro semplicità ed essenzialità. E all'interno è ancora più sorprendente l'effetto scenografico, ricco, quasi fantastico della stupenda architettura e della ricca e colorata decorazione.
La pianta è ottagonale, vi si accede tramite un nartece appoggiato ad uno degli spigoli, ma asimmetrico rispetto ad abside e altare. Esternamente lesene e contrafforti sostengono la struttura che si distingue dalle altre chiese ravennati per la centralità.
Internamente la pianta è complessa perché sulla forma esagonale si innesta una forma circolare, smerlata, ad archi e con due piani, sormontata da una cupola.
I capitelli sono doppi, come in tutta l'arte bizantina, infatti sul primo ve n'è un altro, detto 'pulvino'. Entrambi sono tronchi di piramide capovolti tutti traforati o intarsiati con motivi decorativi floreali, simboli o animali.
Da ogni arco nasce uno spazio semicircolare sostenuto da pilastri, come fosse una cappella ma aperta con due colonne e tre archi (trifore) che sorreggono una copertura semi-cupolare. La pianta complessa ed ad un tempo assai semplice nella sua struttura nuova e particolare, si apre poi verso un abside davanti al quale è posto l'altare.
Ogni superficie è coperta di mosaici o decorata con rilievi e trafori non lasciando un solo centimetro di semplice muro.
Questa grande ricchezza di decorazioni, spesso con molto uso di oro, dell'interno contrasta con la semplicità di forme e povertà di materiali dell'esterno, rendendo un profondo significato all'edificio: lo spirito cristiano che predica la semplicità, la povertà, l'umiltà, ma la grande ricchezza interiore, dello spirito. Ed ecco che questo contrasto fra fuori e dentro dell'edificio assume un senso, e non denota, invece, una discrepanza nello stile dell'edificio.
Le decorazioni pittoriche sono in realtà a mosaico, con sfondi d'oro anche quando rappresentano Giustiniano e Teodora con le loro corti. E circondano i loro capi con aureole. Questo perché il potere ed i loro rappresentanti sono assimilati a concetti divini quindi ne assumono anche i simboli.
I mosaici di San Vitale sono forse fra i più famosi al mondo e risalgono al VI sec. d.C. Li troviamo sull'introdosso dell'arcone (l'interno dell'arco) che dà nel presbiterio, sulla volta di esso, sulle due pareti al di sopra e a fianco delle trifore del deambulatorio e del matroneo, dell'estrodosso dell'arco che immette nell'abside, nel catino absidale e sulle sue due pareti. Sull'introdosso dell'arcone del presbiterio ci sono medaglioni circolari con gli apostoli, Cristo e (forse) S. Gervasio e S. Protazio; due delfini uniti con le code formano un arco sotto ogni medaglione, in cui le figure fono frontali delineate con spirito individualistico, ma con lo sguardo fisso, assorto in qualcosa di lontano. La volta del presbiterio e divisa diagonalmente da due ghirlande di fiori e frutta, girali d'acanto creano un merletto sul fondo. Al centro della volta L'agnello Mistico, quattro angeli su dei globi reggono il tondo centrale. Elementi orientali, ellenistici, classici e modi propri ravennati di tecnica, si uniscono con un senso di pieno decorativismo dall'effetto splendido. Sulle lunette al di sopra delle trifore e ai lati del matroneo Evangelisti, Profeti, scene della Bibbia, sempre a mosaico.
Nell'abside sul cielo d'oro ed un paesaggio accennato e non naturalistico con quattro rivoli, simboli dei fiumi mistici, l'apparizione divina, molto cara all'arte cristiana. Cristo siede su un globo azzurro e due angeli gli presentano S.Vitale e il vescovo Ecclesio che porta il modello della chiesa. Figure molto plastiche e colorate. La visione è trasportata in una sfera irreale, proiettata al di là di ogni contingenza, quindi in modo convenzionale estraneo alla visione naturalistica dell'arte classica.
Nei due famosissimi riquadri 'palatini' Giustiniano e Teodora siamo ormai nel campo della assoluta raffigurazione bizantina. Qui il mosaico è ridotto ad una pura planimetria coloristica. Unico residuo delle tradizioni classiche è nei volti che conservano un carattere abbastanza individuale. I due imperatori sono raffigurati con la loro corte, coperti di gioielli, mentre vanno ad offrire ricchi doni che permetteranno di finire la costruzione della chiesa.
Le figure sono rappresentate frontalmente, senza volume, senza ombre e senza espressione. Nulla è realistico, tanto che i piccoli piedi dei personaggi si sovrappongono spesso l'uno all'altro. A sfondo delle figure edifici molto poco realistici ma simbolici di edifici regali.
San Vitale davvero fa entrare in un mondo prezioso, elegante, e ad un tempo mistico, la bellezza delle sue forme, delle sue decorazioni lo rendono uno degli edifici più 'preziosi' dell'arte e non solo bizantina. Un edificio che parla di due culture unendo in modo splendido occidente classico e oriente favoloso.
Maresa Sottile
Maresa Sottile
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