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domenica 21 agosto 2016

La Grotta di Seiano e la villa di Pollione nella meraviglia di Posillipo


     
A Napoli c'è una zona collinare affacciata sul mare e sul panorama della città che si chiama Posillipo, nome originale Pausillipon che significa: pausa dal dolore. Nome che in realtà era della villa di Pollione e poi fu esteso a tutto il sito.
Posillipo sale dal mare nella zona ovest della città. Sin da epoca romana fu molto apprezzata per la sua bellezza. Ancora oggi la zona è molto bella con un panorama splendido di tutto il Golfo fino a Capri, l'isolotto di Nisida, Procida ed Ischia, ma certo doveva essere paradisiaco nell'epoca in cui i maggiorenti romani vi costruirono le loro ville a picco sul mare. Quelle ville non ci sono più per molte ragioni: la costa è stata in parte sommersa dal mare, nel tempo c'è stata molta incuria e infine molte nuove costruzioni sono sorte sulla costa. Insomma oggi lo stato della costa è molto diverso e probabilmente meno bello di come era in epoca romana, ciononostante è un luogo bellissimo.
La strada che la percorre fu fatta costruire da Gioacchino Murat e finita da Ferdinando II, tra il 1812 e il 1840 espropriando e demolendo ciò che trovava sul suo percorso. Va da Mergellina fino a Capo Posillipo da cui si scende verso Coroglio e lungo questo tratto di strada si trova l'ingresso della Grotta di Seiano che è un traforo di epoca romana realizzato per rendere più comodo l'ingresso alla villa Pausylipon di Publio Vedio Pollione ed ad altre, agevolando la vicinanza con i porti di Pozzuoli e Cuma e che prende il nome dal prefetto romano dell'imperatore Tiberio, Lucio Elio Seiano che la fece allargare nel I sec. d.c..
La Grotta è lunga quasi 800 m., è piuttosto alta, ma altezza e larghezza variano durante il percorso che è anche fornito di aperture per dare aria e luce, da cui si vede il mare. Devo dire che la trovo spettacolare per la sua altezza e la sua fattura. Il lungo percorso è premiato da quello che si trova uscendo sul complesso architettonico che si trova, dalla bellezza del luogo sul mare e dal panorama spettacolare.
Publio Vedio Pollione era un liberto che era riuscito a fare una gran carriera e ad accumulare una immensa ricchezza. Decise di finire la vita a Napoli e si fece costruire nel I sec a.C. una 'villa' a Posillipo tra la Gaiola e Trentaremi, due cale della costa, fino a Marechiaro, altro sito famoso di Posillipo. Quello che resta di un complesso di costruzioni molto fastose è poco purtroppo. Ci sono due anfiteatri, uno più grande (2000 posti) con la postazione per l'imperatore Augusto, del quale Pollione era un fedelissimo tanto che alla morte gli lasciò il sito, anche se negli ultimi tempi l'imperatore lo aveva un po' allontanato perché davvero personaggio particolare e piuttosto crudele. Infatti si narra che Augusto si fosse infuriato con lui perché durante un suo soggiorno alla villa uno schiavo ruppe un vaso prezioso e Pollione per punirlo voleva fosse gettato in pasto alle murene che allevava nell'enorme vasca di fronte all'anfiteatro, cosa che Augusto non permise, anzi pare che facesse distruggere tutti i preziosi vasi di vetro che Pollione possedeva.
I resti della villa sono in parte sott'acqua, in parte distrutti, ma resta ancora parte dell'enorme edificio posto su un'area molto vasta che raggiunge Marechiaro nelle cui vicinanze ci sono i resti del Palazzo degli Spiriti che faceva parte del Ninfeo della villa. Ci sono escursioni che permettono di ammirare i resti sotto il livello del mare, come ad esempio uno splendido pavimento. Nel sito fu rinvenuta la bellissima scultura di una Nereide ora al Museo Nazionale. Di fronte alla baia del sito vi sono due isolotti collegati da un ponticello con una villa, decisamente più recente e molto romantica che è stata di proprietà di grandi personaggi italiani e stranieri, oggi anch'essa malridotta.
Sempre in questa zona pare ci fosse anche 'la Scuola di Virgilio', il poeta mago che visse molto a Napoli, proprio nella zona di Posillipo, e volle esservi sepolto. Virgilio che  in questa villa si dice abbia letto i suoi versi dell'Eneide Pare inoltre che il nome del sito Gaiola, più precisamente Cajola, venga proprio dal latino Caveola, cioè cava che Lucullo aveva fatto scavare per ripararsi dalle tempeste, questo almeno a quanto scrive il Celano nel '600 sull'etimologia del nome. Certo è che Posillipo fu molto amata dai romani e poi da chiunque vi approdasse in ogni tempo. Ancora oggi, oltre ai purtroppo trascurati e scomparsi resti romani, vi sono ville splendide a picco sul mare avvolti da magnifici parchi, come villa Rosbery, residenza in città del Presidente della Repubblica, dopo esserla stata dei Savoia.
                               Maresa Sottile 

domenica 7 agosto 2016

La Reggia di Capodimonte ed il suo Museo Nazionale


Bisogna proprio dirlo: i Musei di Napoli oltre le opere che contengono, sono di per sé opere d'arte e luoghi di grande bellezza: San Martino, antico convento con una ricca collezione d'arte e una delle più belle e preziose chiese colma di opere artistiche (ved. Art.del 9/4/13) ed un panorama magnifico della città su cui si affacciano le finestre ed il giardino; La Floridiana, la bella villa neoclassica col museo della ceramica Duca di Martina col suo parco affacciato sul golfo (ved. Art.11/5/12), Il Museo Novecento sulla sommità di Castel Sant'Elmo da cui si gode un panorama della città e dintorni a trecentosessanta gradi (ved. Art.24/2/16). Ed anche il maggior Museo, quello nella Reggia di Capodimonte, oltre a contenere grandi capolavori artistici, posto in zona collinare, circondato da un bellissimo parco e affacciato su un panorama splendido della città, è esso stesso un'opera d'arte. Voluta da re Carlo di Borbone, prima solo come Casino di Caccia, fu poi destinata a sede reale. I lavori iniziarono ne 1738 in un luogo allora irraggiungibile per mancanza di strade e terreno accidentato. Infatti fu estremamente complicato portare i blocchi di piperno da Pianura per costruirla. Inoltre la collina non aveva impianto idrico.
La storia della reggia, nata per contenere la vasta Collezione Farnese ereditata dalla madre, Elisabetta Farnese, è lunga e complessa. Il grande disagio per raggiungere il sito ha avuto la sua parte, l'enormità del progetto anche, senza parlare del modesto interesse del successore di Carlo tornato in patria. Nonostante ciò grandi e famosi architetti hanno collaborato al progetto: Giovanni A. Medrano, Antonio Canevari, Ferdinando Fuga, Ferdinando Sanfelice occupato a sistemare il parco. Il famoso parco conteneva di tutto e di più oltre a viali immersi in splendida vegetazione: la fabbrica di ceramiche (che Carlo alla sua partenza smantellò portando con sé macchinari e personale), una fabbrica di tappeti, una stamperia, una fabbrica di armi, una chiesa. Inoltre nel territorio preso per realizzare il parco preesistevano delle fattorie.
Nella Reggia nel 1755 viene aperta anche la Reale Accademia di Nudo diretta dal famoso pittore G. Bonito e nel 1758 vengono portate le prime opere destinate alla collezione. E oltre alla Collezione Farnese, l'organizzatore del Museo, G. M. della Torre, fece acquistare la Collezione di Giovanni Carafa che era la migliore delle collezioni private che si potesse trovare, e fu anche eseguito il restauro delle opere che ne avevano bisogno.
L'edificio è a pianta rettangolare e include all'interno tre cortili identici, la struttura è sottolineata dalla pietra grigia (piperno) aggettante a contrasto delle mura rosso pompeiano, tutto il piano nobile è balconato. Al primo piano c'è l'appartamento reale, visitabile e pieno di mobili, quadri soprammobili di gran pregio.
Ma Ferdinando I succeduto a Carlo III, non amò Capodimonte.
Alla fine del decennio francese la reggia, residenza di Giuseppe Bonaparte e poi di Gioacchino Murat, fu saccheggiata. Infatti nel 1799 i francesi lasciarono la città, ma il generale Championnet depredò il Museo, nonostante la strenua difesa di un popolano: Pagliuchella. Fortunatamente le opere furono recuperate dopo poco a Roma e riportate a Napoli. Anche i nazisti depredarono il Museo. Durante la 2°guerra mondiale le opere erano state nascoste nell'Abbazia di Cava dei Tirreni e poi di Montecassino, ma i tedeschi egualmente riuscirono a trafugarne parte, che, ritrovate nascoste in Germania alla fine della guerra, furono restituite all'Italia. Nel 1861 la Reggia divenne di proprietà dei Savoia, ma divenne poi residenza degli Aosta. Infine nel '920 passò al Demanio e nel '50 si passò al progetto a cura di Bruno Molajoli, allora Sovrintendente.
Quando Il Museo fu ufficialmente inaugurato era, per tecnologia (trattamento dell'illuminazione e apparecchiature deumidificanti ed anche per la sistemazione delle opere), il più all'avanguardia d'Europa. Il Museo contiene opere che vanno dal romanico fino alla nuova sezione che include opere di grandi del '900: Masaccio, Bruegel il Vecchio, Raffaello, Tiziano, El Greco, Parmigianino, Gemito...Warhol, Paladino… Così qualche nome tra i più noti a tutti.
E poi ci sono la sala degli arazzi del XVIII sec., il Boudoir delle porcellane della regina Amalia portato dalla Reggia di Portici, il pavimento della villa di Tiberio a Capri, anche questo trasferito dalla Reggia di Portici… E dalle splendide sale in cui si ammirano queste opere straordinarie, si può guardare il panorama della città dall'alto del lato nord-est. Arte, natura e carattere di una città speciale in un mix davvero unico, tutto in un edificio dalle sale barocche ma dall'esterno neoclassico.      
Fare una visita al Museo di Capodimonte non è solo andare a vedere delle opere artistiche, ma si visita la storia di una città che per secoli è stata una capitale di un regno molto importante e agognato da molti re europei. Questo vasto edificio rosso nel verde, costruito in modo che una delle sue facciate lunghe, goda di un panorama splendido, contenga opere d'arte, e sia anch'esso un monumento artistico scenografico avvolto dal suo parco chiamato in città Bosco.
Nel mese di luglio, all'ombra delle sue mura nel Parco si tengono splendidi concerti di musica classica.
         Maresa Sottile
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