Uno
dei più importanti Musei di Napoli, insieme a quello di Capodimonte,
è il Museo Nazionale, un enorme edificio in rosso pompeiano e grigio
piperno che ne sottolinea piani, portoni e finestre.
Conserva importanti collezioni d'arte, da quella Borghese a quella
Farnese, da quella Pompeiana a quella Egizia - seconda solo a quella
di Torino – e ad altre private molto importanti, per non parlare di
quella dei reperti di pittura pompeiana unica al mondo. Il Museo
raccoglie soprattutto opere di epoca romana ed è uno dei musei
archeologici più importanti d'Italia se non il più importante.
Ma
anche il palazzo stesso, che contiene questi tesori, ha una lunga e
complessa storia. La costruzione dell'edificio, al tempo più
piccolo, risale al 1585 e la sua destinazione era a 'caserma di
cavalleria' sotto il vicerè duca di Ossuna. Poi nel 1610 il viceré
conte di Lemos vi trasferì il Palazzo degli Studi, cioè
l'Università, ma la cosa durò poco perché nel 1680 l'Università
tornò nel sito precedente, cioè il convento di San Domenico
Maggiore. Per un breve periodo l'edificio ospitò il tribunale, ma
Carlo di Borbone nel 1735 incaricò il famoso architetto Giovanni
Medrano dei lavori di ristrutturazione e vi ricollocò l'Università.
Nel 1742 per volontà di Ferdinando IV furono ripresi i lavori di
ampliamento dell'edificio da parte dell'architetto Ferdinando
Sanfelice e nel 1777 fu definitivamente destinato a Museo Borbonico
con la Collezione Farnese, e non solo. Nell'edificio furono ospitati
anche la Biblioteca, la Stamperia Reale, la Società Reale di Scienze
ed Arte, il Laboratorio di pietre dure e persino l'Accademia di
Pittura, Scultura e Architettura.
Per
realizzare questa sistemazione fu chiamato un altro importante
architetto: Ferdinando Fuga, sostituito poi da Pompeo Schiantarelli
perché le innovazioni del Fuga non piacquero, così lo Schiantarelli
ripristinò il salone d'ingresso a tre navate e realizzò il grande
scalone di ingresso all'esterno dell'edificio che ora si apre su Via
Foria (l'ampia strada - creata dopo l'abbattimento di antiche mura e altri edifici - lungo cui c'è l'Orto Botanico e l'enorme
edificio dell'Albergo dei Poveri di Ferdinando Fuga) mentre
l'edificio in passato aveva un ingresso molto più modesto su Via S.
Teresa degli Scalzi, la grande arteria che porta a Capodimonte e alla
sua Reggia. Una stazione della Metropolitana (che è stata definita
la più bella del mondo) si apre sotto lo scalone del Museo rendendo
ancor più facile raggiungere il Museo. Inoltre lo Schiantarelli
realizzò l'enorme e splendido Salone della Meridiana.
Gli
ampliamenti previsti dell'edificio furono limitati per salvare la
chiesa ed il convento dei Teresiniani. In ogni caso l'edificio fu
molto ampliato ed è infatti molto grande. Le vicende continuano e
sono complesse. Comunque la destinazione a Museo non è mai più
cambiata. Nel corso dell'800 le varie istituzioni insediate nel
palazzo cambiarono sede lasciando al Museo tutti gli spazi e furono
eseguiti molti lavori di restauro e consolidamento. Da allora in poi
sono state donate anche molte collezioni private arricchendo
ulteriormente questo polo museale tra i più importanti del Paese.
Durante
la II Guerra Mondiale il grande edificio fu nelle mire sia dei
tedeschi sia degli alleati, ma il Sovrintendente Amedeo Maiuri,
famoso archeologo, riuscì ad impedirne la requisizione e grazie a
speciali segnali sul tetto fu evitato il bombardamento anche se non
mancarono i danni.
Il
Museo, purtroppo, non espone tutti i reperti che possiede, proprio per la loro copiosità e mancanza di spazio. Comunque contiene opere
eccezionali di arte greca (anche in copie romane) e romane, molte
delle meravigliose pitture e degli splendidi mosaici ritrovati a
Pompei riempiono intere sale, tra questi il celeberrimo: La Battaglia
di Isso, copia romana di un dipinto greco, prima attribuito al
pittore greco Filosseno di Eretria, ma forse della pittrice greca
Elena. E oltre i tanti altri reperti pompeiani anche molti
provenienti da Cuma, Capua, Pozzuoli, Teano, Napoli stessa. Vi sono
anche splendide collezione di ori e argenti dell'epoca.
Solo
per fare qualche esempio, nelle sue sale si possono ammirare dalla
copia romana del Doriforo di Policleto, ai Tirranicidi, al Toro
Farnese, a Venere Callipige, a ritratti romani in marmo e bronzei,
tra i quali quello di Seneca, a vasi greci…
Da
alcuni anni sono stati recuperati dei giardini interni su cui si
aprono loggiati colonnati chiusi da vetrate che hanno creato nuovi
spazi espositivi luminosi e piacevoli.
Maresa Sottile
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