Che la fotografia sia
un'arte è ormai certo per tutti e altrettanto che un fotografo sia
un artista. E Stefano Benazzo è un fotografo-artista.
In realtà Benazzo ha seguito
la carriera diplomatica, è diventato infatti ambasciatore e fino a
qualche anno fa esercitava il suo ruolo come rappresentante
diplomatico del nostro paese in Bulgaria. Ma nonostante una carriera
ed un lavoro così impegnativi Stefano coltivava delle passioni.
Costruiva modellini di costruzioni: chiese, dalle forme inusuali
perché raccontano l'architettura di paesi dell'est dell'Europa, a
noi poco consueti. Architetture molto complesse tutte in legno che
lui riproduceva in scala in modo perfetto. E poi anche navi,
l'Amerigo Vespucci, la più bella nave del mondo, sin nei minimi
particolari. E poi scolpiva, soprattutto il legno con morbide forme
astratte. Mille interessi oltre il suo lavoro di diplomatico, ma
sopra tutti la fotografia, la sua più grande passione. Appena aveva
tempo, l'ambasciatore, si armava delle sue preziose macchine
fotografiche e partiva per i luoghi più lontani del globo, ovunque
si potessero fare fotografie particolari, interessanti.
Fotografava sabbie dalle
strane forme ondulate, alberi, conchiglie, uccelli, paesaggi,
raramente persone… e poi relitti di navi abbandonate. Foto
bellissime per inquadrature, luci, avvolte in un silenzio palpabile.
E pian piano le immagini dei relitti riempiono sempre più le sue
pellicole, diventando protagoniste di quasi tutte le sue immagini.
Conclusa la carriera
diplomatica nel 2012, finalmente Stefano può dedicarsi alla sua
passione, che diventa la sua ragione di vita. E oltre che far
fotografie, comincia anche a fare mostre del suo lavoro. Durante il
periodo della carriera pubblica non ne ha mai fatte: non voleva
profittare del suo ruolo istituzionale per avere successo. Adesso è
diverso, è libero e può dedicarsi anima e corpo alla sua passione,
alla sua vocazione. E nel giro di pochi anni il suo lavoro dà grandi
frutti. Le sue opere non passano inosservate. E quei relitti di navi
arrugginite, di barche sfondate, scorticate, che raccontano storie,
drammi, fatica, dolore, sono memoria poetica del dramma di naufragi,
di guerre, di fughe, di dismissioni dopo lunga attività, di storie
di uomini che hanno sudato, penato, lottato su quelle navi che ora
si disfano nei luoghi più strani, impensabili della Terra, attirano
l'attenzione di un pubblico sempre più vasto, l'attenzione della
stampa. Le sue fotografie diventano un oggetto d'arte, perché non
sono semplici immagini più o meno piacevoli, tutt'altro, ma perché
trasmettono emozioni, raccontano storie di vite, di uomini, di
popoli, dando loro voce nel silenzio delle sue immagini. Proprio
quello che deve fare l'arte.