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sabato 4 novembre 2017

Stefano Benazzo, grande fotografo di relitti.


        
Che la fotografia sia un'arte è ormai certo per tutti e altrettanto che un fotografo sia un artista. E Stefano Benazzo è un fotografo-artista.
In realtà Benazzo ha seguito la carriera diplomatica, è diventato infatti ambasciatore e fino a qualche anno fa esercitava il suo ruolo come rappresentante diplomatico del nostro paese in Bulgaria. Ma nonostante una carriera ed un lavoro così impegnativi Stefano coltivava delle passioni. Costruiva modellini di costruzioni: chiese, dalle forme inusuali perché raccontano l'architettura di paesi dell'est dell'Europa, a noi poco consueti. Architetture molto complesse tutte in legno che lui riproduceva in scala in modo perfetto. E poi anche navi, l'Amerigo Vespucci, la più bella nave del mondo, sin nei minimi particolari. E poi scolpiva, soprattutto il legno con morbide forme astratte. Mille interessi oltre il suo lavoro di diplomatico, ma sopra tutti la fotografia, la sua più grande passione. Appena aveva tempo, l'ambasciatore, si armava delle sue preziose macchine fotografiche e partiva per i luoghi più lontani del globo, ovunque si potessero fare fotografie particolari, interessanti.
Fotografava sabbie dalle strane forme ondulate, alberi, conchiglie, uccelli, paesaggi, raramente persone… e poi relitti di navi abbandonate. Foto bellissime per inquadrature, luci, avvolte in un silenzio palpabile. E pian piano le immagini dei relitti riempiono sempre più le sue pellicole, diventando protagoniste di quasi tutte le sue immagini.
Conclusa la carriera diplomatica nel 2012, finalmente Stefano può dedicarsi alla sua passione, che diventa la sua ragione di vita. E oltre che far fotografie, comincia anche a fare mostre del suo lavoro. Durante il periodo della carriera pubblica non ne ha mai fatte: non voleva profittare del suo ruolo istituzionale per avere successo. Adesso è diverso, è libero e può dedicarsi anima e corpo alla sua passione, alla sua vocazione. E nel giro di pochi anni il suo lavoro dà grandi frutti. Le sue opere non passano inosservate. E quei relitti di navi arrugginite, di barche sfondate, scorticate, che raccontano storie, drammi, fatica, dolore, sono memoria poetica del dramma di naufragi, di guerre, di fughe, di dismissioni dopo lunga attività, di storie di uomini che hanno sudato, penato, lottato su quelle navi che ora si disfano nei luoghi più strani, impensabili della Terra, attirano l'attenzione di un pubblico sempre più vasto, l'attenzione della stampa. Le sue fotografie diventano un oggetto d'arte, perché non sono semplici immagini più o meno piacevoli, tutt'altro, ma perché trasmettono emozioni, raccontano storie di vite, di uomini, di popoli, dando loro voce nel silenzio delle sue immagini. Proprio quello che deve fare l'arte.

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