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lunedì 12 febbraio 2018

Posillipo, collina incantata di Napoli


     Uno dei luoghi più belli della città di Napoli è Posillipo, l'estensione verso ovest della città con una collina che da un lato si affaccia sul golfo di Napoli e dell'altro sui campi Flegrei, Bagnoli, guarda il Golfo di Pozzuoli e la costa verso nord. Luogo molto apprezzato in tutti i tempi da coloro che potevano costruirvi ville circondate dal verde e con un panorama spettacolare sul golfo della città.

A Napoli per secoli sono giunti stranieri, a volte solo in viaggio, e si sono fermati per sempre. La città infatti è piena di famiglie dai cognomi stranieri: inglesi, francesi, tedeschi, svedesi… persone che hanno anche dato avvio ad attività commerciali, aziendali, inserendosi perfettamente nel tessuto anche culturale della città e accolte dalla città. Perché Napoli accoglie tutti, come solo le città di mare sanno fare, Napoli in particolare con tutto il susseguirsi di dominatori stranieri che ha avuto, non potrebbe non accogliere chi si innamora di lei. E' il carattere di questa città, dei suoi abitanti: accogliere e accettare la diversità da sé.
Posillipo vuol dire pausa dal dolore, inizialmente nome della villa di Publio Velio Pollione, poi rimasto a tutto il sito. La zona è collinare e chiude ad ovest il golfo, poi la costa, anch'essa a golfo, prosegue verso Bagnoli e Pozzuoli.
Dai romani in poi molti notabili hanno costruito ville bellissime circondate da magnifici parchi, sulla costa di Posillipo. A Posillipo si veniva a riposarsi, a curasi, a rilassarsi. 
 Per raggiungerla, Gioacchino Murat fece tagliare la costa per costruirvi una strada comoda che partiva da Mergellina. Era infatti difficile raggiungere le ville, per alcune si poteva solo dal mare.
Andato via Murat, re Ferdinando II proseguì i lavori. Così, salendo verso il Capo di Posillipo, sul lato destro sorsero palazzi gentilizi e su quello sinistro, scoscesi verso il mare, i parche delle ville. La strada si snoda, appena un po' in salita, lungo la costa fino al Capo e poi la discesa di via Coroglio, che ne è un prolungamento, che da una piazza-belvedere scende verso Coroglio, appunto, e lungo il cui percorso c'è la Grotta di Seiano, un tunnel di poco meno di un chilometro costruito dai romani, accesso incredibile alla villa di Pollione che è il solo complesso con anfiteatri, piscina, villa e costruzioni varie, in parte conservato di tutte quelle d'epoca romana.
Da Posillipo ci si collega con la zona superiore della collina, su verso il Parco Virgiliano, una volta della Rimembranza, opera fascista. Lo si raggiunge da due vie, una più bella dell'altra. Da un lato è' a picco sul mare e sul territorio sottostante, ha panorami vari e splendidi, affaccia sulla Villa di Pollione ed il sito di Trentaremi, si vede il golfo, Capri, Capo Miseno, Procida, Ischia, i Campi Flegrei, la costa fino a Pozzuoli e oltre, dall'altro.
Benedetto Croce, il grande filosofo, col suo bastone, seguito dall'auto, ci veniva a passeggiare.
Se non si gira a sinistra per andare al Parco, continuando la strada porta verso il Vomero, quartiere posto centralmente nella parte più alta della città.
 Posillipo è un quartiere ancora piuttosto tranquilla, residenziale, con molto verde ed un panorama mozzafiato. E ha alcune cose che non si trovano in nessun altro luogo di Napoli: l'aria profumata, una luce che c'è solo nei luoghi protesi verso il mare e dei tramonti magnifici.
Vi transitano uccelli migratori che volavano verso sud-ovest in formazione, disegnando il numero uno nel cielo.
Posillipo è certo un luogo elitario, ma aveva, ora un po' meno,  anche una delle caratteristiche di questa città: la convivenza del ricco aristocratico e del lazzarone povero e malmesso. Questa città è tutta fatta così. Nel centro storico il palazzo gentilizio convive col basso proletario. C'è sempre stata una promiscuità endemica a Napoli. Ferdinando II di Borbone si travestiva da plebeo e si confondeva con il popolo. Questa commistione di ricco e povero, di colto e ignorante, di signore e scaricatore, fanno di questa città qualcosa di diverso.
A Posillipo resta la testimonianza della presenza degli stranieri che qui si sono stabiliti, la più famosa è Villa Rosbery sulla discesa che porta a Marechiaro, di proprietà di un lord inglese, dopo una lunga serie di passaggi di proprietà, infine donata dai suoi eredi all'Italia, ora residenza, quando è in città, del Presidente della Repubblica.
Palazzo Donn'Anna, Marechiaro, Giuseppone a mare, la Gaiola, la Grotta di Seiano. Posillipo, luogo di delizie sin dall'antichità, in cui si coniugano bellezze naturali, storia, cultura.
Dal mare Posillipo è un'altra scoperta. Si possono vedere le ville che dalla strada sono tutte celate da parchi scoscesi che le rendono per la maggior parte invisibili dalla strada. Alcune sembra proprio sorgano dal mare, non solo l'incredibile mole di Palazzo Donnanna, pieno di leggende, incredibile edificio del '600 che sembra un enorme scoglio corroso che sorge dalle acque, nel quale Raffaele La Capria, negli anni '60, ambientò parte del suo romanzo 'Ferito a Morte' che fece epoca.
Poco dopo anche la rossa villa Quercia pare nasca dal mare. Si alternano poi ville per lo più dell'800, il verde dei parchi, sovrastati da palazzi d'epoca e moderni su tutta la collina, cale di tufo su cui si affacciano alberi secolari come il Cenito e verso il Capo anche qualche resto romano come il Palazzo degli Spiriti, parte della villa di Pollione, gli isolotti della Gaiola. Posillipo resta un luogo dove si può riposare e avere ristoro dagli affanni e credo che chiunque la visiti, venendo da fuori, porti con sé una luce e un'aria che non troverà in nessun altro luogo. Tanti sono venuti e restati e chi non ha potuto ha vissuto certamente un rimpianto.
Napoli ha molte facce, alcune parlano d'arte, altre hanno caratteristiche particolari, molte fanno sognare con panorami splendidi, altre parlano della miseria e del malaffare. In sé ha i resti di molte culture: è una città poliglotta perché chiunque ci arriva la comprende e lei comprende loro. E' una città che la sa lunga, ed è una città ricca di storia, ed è generosa perché offre a tutti con prodigalità la sua bellezza e la sua ricchezza, chi riparte è più ricco di quando è giunto. Tutti dovrebbero avere il “diritto”, la possibilità, di conoscerla. Chi l'ha avuta, non se n'è pentito mai. 
Molti ne hanno parlato anche male, anche oggi lo fanno. Ma le loro parole finiscono nel nulla. Non l'avranno mai vinta: Napoli ha un dono e almeno finora nulla e nessuno glielo ha mai tolto, è unica e incantatrice: è una sirena, la sirena Partenope.

venerdì 9 febbraio 2018

Angelica Bell Garnett Una delle donne di Bloomsbury


Il Gruppo di Bloomsbury è certamente a conoscenza di molti, essendo un gruppo di grandi artisti ed intellettuali inglesi del '900 quali Virginia Wolf, scrittrice e femminista, Vanessa Bell sua sorella, pittrice, Clive Bell, critico e storico dell'arte, Dora Carrington, pittrice, Duncan Grant, pittore anche lui di famiglia aristocratica, John Maynard Keynes, economista, Leslie Stephen, critico letterario e filosofo, e davvero tanti altri. Il Gruppo durò dal 1905 alla Seconda Guerra Mondiale, influenzando il pensiero di artisti e intellettuali dell'epoca. Il gruppo nacque da un incontro informale di molti laureati di Cambridge. Inizialmente gli incontri del giovane e vivace gruppo avvenivano nelle loro case, poi la sede divenne la casa dei fratelli Stephen, trasferitisi nel quartiere londinese di Bloomsbury. Sir Leslie Stephen era di famiglia aristocratica e di cultura oltre ad essere un celebre critico. Sua moglie era nipote di Julia Margaret Cameron, una delle prime fotografe inglesi, della quale scrisse la biografia, vantava parentele straordinarie come quella di Darwin. Virginia Wolf e Vanessa Bell erano le sue figlie, entrambe conosciute col cognome dei mariti, artisti e  intellettuali anche loro.
 Il Gruppo di Bloomsbury è famoso e benemerito nella cultura, ma anche piuttosto fuori dalle righe, almeno per i tempi, per comportamenti e mentalità. Potremmo anche dire che precorse i tempi.
Cento anni fa nasceva Angelica Bell Garnett, la figlia di Vanessa Bell, avuta col pittore Duncan Grant, un pittore bisessuale del quale Vanessa fu innamorata tutta la vita e che visse anche con lei ed il marito, che sapeva della paternità di Duncan, e che aveva a sua volta delle relazioni: quel che si dice una famiglia allargata.
Angelica, di questa paternità, lo seppe molto tempo dopo, e ne restò traumatizzata. Crebbe immersa in un mondo indubbiamente privilegiato, essendo presenti nella sua casa e nella sua vita molti dei membri di Bloomsbury. ma, anche se lei non ne era a conoscenza, discutibile per i costumi.
Angelica studiò recitazione - recitò anche in una commedia della zia Virginia -, musica e pittura, frequentando artisti tra i quali lo scrittore David Garnett, molto più grande di lei e che era stato compagno del suo vero padre. Angelica, che non ne era a conoscenza, lo sposò avendo con lui quattro figli. Lasciata la recitazione si dedicò alla sua vera vocazione: la pittura e l'illustrazione. Separatasi negli anni Ottanta si è trasferì in Francia realizzò molte nature morte e illustrazioni di libri. Ed anche alla scrittura, raccontando al mondo in un libro: Ingannato con gentilezza: A Bloomsbury Childhood, quello strano ambiente della casa di campagna di Charleston, dove i suoi genitori vivevano e che era frequentata da tutti i personaggi del Bloomsbury. Un mondo dove le uniche cose importanti erano la cultura e l'arte e dove la trasgressione era normalità, dimostrando il disagio ed il dolore per quanto le era accaduto nel silenzio della famiglia. Varie sue opere sono state vendute all'asta da Christie's. Ciononostante la figura di Angelica come pittrice è ancora poco studiata e valutata, ancora una volta vittima della madre e della sua notorietà.