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sabato 8 dicembre 2018

Castel dell'Ovo, storia e leggende


                                                   

 Se vi è un luogo a Napoli che racchiude davvero la storia della città questo è, forse, Castel dell’Ovo, uno degli edifici più suggestivi e famosi della città, sempre presente quando se ne immortala il golfo. Infatti il castello è su un isolotto, Megaride, collegato a Via Partenope, quasi all’altezza di via Santa Lucia, con un lungo ‘ponte’.
In epoca romana, Megaride era nella proprietà di un ricchissimo console romano, che dopo una fortunata e ricca carriera si stabilì a Napoli, dove  costruì una favolosa villa su quella che oggi è la collina di Pizzofalcone, zona detta anche Chiatamone, e i cui giardini scendevano fino al mare e comprendevano l’isolotto di Megaride, dove il console dava cene così celebri che la loro fama è giunta fino a noi, infatti ne è nato il termine ’luculliano’ che significa proprio pasto assai ricco di pietanze molto buone.

Lucullo era anche un uomo molto colto ed aveva raccolto in Oriente una ricca biblioteca di papiri che Cicerone riteneva assai importante e che Lucullo conservò proprio sull’isolotto. Si dice che durante dei lavori, credo nel secolo scorso, alcuni operai, che lavoravano nel Castello, trovarono dei rotoli bruciati, e scambiandoli per legno e ne fecero falò per scaldarsi durante le pause per la colazione. Pare che però si trattasse di quei preziosissimi papiri, che con le tecniche moderne avrebbero potuto forse essere egualmente letti e studiati.

Più nota di questa storia è quella di Virgilio, poeta con fama di mago, che durante la costruzione dell’edificio, si racconta, ospite in città, vi abbia nascosto un uovo in una gabbia. Finché quell’uovo resterà integro, dice la leggenda, Napoli ed il suo popolo potranno vivere tranquilli. Leggenda della quale Petrarca pare abbia riso. Ma la leggenda si racconta ancora.

Dopo i fasti di Lucullo, l’isolotto fu preda di invasioni e saccheggi barbari. Vi fu anche tenuto prigioniero l’ultimo imperatore romano Romolo Augustolo. Infine vi si rifugiarono frati eremiti, vi sorsero  dei monasteri. Anche Santa Patrizia, divenuta poi patrona della città con San Gennaro, fuggita dall’Oriente, vi si rifugiò. Quando ebbe notizia della morte del suo persecutore decise di tornare in patria, ma una tempesta la respinse verso l’isola, dove decide di restare e vi costruì un monastero.

 Allorquando i monaci preferirono la terraferma lasciando Megaride, l’isolotto  fu fortificato.

 Durante il regno normanno re Ruggiero vi riunì il proprio Parlamento. Fu reggia e prigione, ma nel 1370 il castello fu molto danneggiato da una burrasca e si sparse anche la voce che l’uovo si fosse rotto. Per placare il popolo terrorizzato fu restaurato e  rassicurati i napoletani sulla sorte dell’uovo, che fu detto ancora perfettamente integro.

Sempre presente nella storia della città, di volta in volta usato come prigione,  bastione difensivo, persino  come luogo della macina del grano. Conteso, danneggiato, risistemato, usato per ospitare personaggi illustri, ma anche per sparare sul popolo, protagonista di assalti e battaglie,  Castel dell’Ovo non ha la forma di un castello vero e proprio, più un bastione difensivo di tufo giallo, che nasce dal mare, con la base annerita dall’acqua marina che la lambisce ininterrottamente. All’inizio del ‘900 fu persino usato per aprirvi dei Café Chantants: l’Eldorado e il San Francisco, frequentati da personaggi come Salvatore Di Giacomo, Roberto Bracco, Francesco Crispi, il principe ereditario. Oggi vi si fanno Mostre, anni fa fu anche sede di concerti.

Durante la 2° guerra Mondiale, molti napoletani vi si rifugiarono e ne presero possesso continuando ad abitarci anche dopo la fine della guerra. Negli anni ’50 il problema fu poi risolto con dei veri e propri sfratti forzati. Tra gli occupanti c’era anche Zì’ Teresa, una vecchina vestita di nero dai capelli candidi, fondatrice e proprietaria dell’omonimo famosissimo Ristorante, nato insieme ad altri sull’isolotto, creando quello che ancora oggi è conosciuto come il Borgo Marinaro.

Questo è un riassunto brevissimo e lacunoso della storia di Castel dell’Ovo,  un edificio affascinante nella sua mole, nei suoi bastioni. Oltre il portale rampe, scale, una chiesa semi-sotterranea. Grandi arcate da cui si vede il lato est della città come se si giungesse con una nave. Dai suoi spalti, dove fanno bella mostra antichi cannoni puntati verso la città, si gode di un panorama dal mare del golfo, della città, mozzafiato.

 

 

 

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