Se vi è un luogo a
Napoli che racchiude davvero la storia della città questo è, forse, Castel
dell’Ovo, uno degli edifici più suggestivi e famosi della città, sempre
presente quando se ne immortala il golfo. Infatti il castello è su un isolotto,
Megaride, collegato a Via Partenope, quasi all’altezza di via Santa Lucia, con
un lungo ‘ponte’.
In epoca romana, Megaride era nella proprietà di un
ricchissimo console romano, che dopo una fortunata e ricca carriera si stabilì
a Napoli, dove costruì una favolosa
villa su quella che oggi è la collina di Pizzofalcone, zona detta anche
Chiatamone, e i cui giardini scendevano fino al mare e comprendevano l’isolotto
di Megaride, dove il console dava cene così celebri che la loro fama è giunta
fino a noi, infatti ne è nato il termine ’luculliano’ che significa proprio
pasto assai ricco di pietanze molto buone.
Lucullo era anche un uomo molto colto ed aveva raccolto in
Oriente una ricca biblioteca di papiri che Cicerone riteneva assai importante e
che Lucullo conservò proprio sull’isolotto. Si dice che durante dei lavori, credo
nel secolo scorso, alcuni operai, che lavoravano nel Castello, trovarono dei
rotoli bruciati, e scambiandoli per legno e ne fecero falò per scaldarsi
durante le pause per la colazione. Pare che però si trattasse di quei
preziosissimi papiri, che con le tecniche moderne avrebbero potuto forse essere
egualmente letti e studiati.
Più nota di questa storia è quella di Virgilio, poeta con
fama di mago, che durante la costruzione dell’edificio, si racconta, ospite in
città, vi abbia nascosto un uovo in una gabbia. Finché quell’uovo resterà
integro, dice la leggenda, Napoli ed il suo popolo potranno vivere tranquilli.
Leggenda della quale Petrarca pare abbia riso. Ma la leggenda si racconta
ancora.
Dopo i fasti di Lucullo, l’isolotto fu preda di invasioni e
saccheggi barbari. Vi fu anche tenuto prigioniero l’ultimo imperatore romano
Romolo Augustolo. Infine vi si rifugiarono frati eremiti, vi sorsero dei monasteri. Anche Santa Patrizia, divenuta
poi patrona della città con San Gennaro, fuggita dall’Oriente, vi si rifugiò.
Quando ebbe notizia della morte del suo persecutore decise di tornare in
patria, ma una tempesta la respinse verso l’isola, dove decide di restare e vi
costruì un monastero.
Allorquando i monaci
preferirono la terraferma lasciando Megaride, l’isolotto fu fortificato.
Durante il regno
normanno re Ruggiero vi riunì il proprio Parlamento. Fu reggia e prigione, ma
nel 1370 il castello fu molto danneggiato da una burrasca e si sparse anche la
voce che l’uovo si fosse rotto. Per placare il popolo terrorizzato fu
restaurato e rassicurati i napoletani
sulla sorte dell’uovo, che fu detto ancora perfettamente integro.
Sempre presente nella storia della città, di volta in volta
usato come prigione, bastione difensivo,
persino come luogo della macina del
grano. Conteso, danneggiato, risistemato, usato per ospitare personaggi
illustri, ma anche per sparare sul popolo, protagonista di assalti e battaglie,
Castel dell’Ovo non ha la forma di un
castello vero e proprio, più un bastione difensivo di tufo giallo, che nasce
dal mare, con la base annerita dall’acqua marina che la lambisce
ininterrottamente. All’inizio del ‘900 fu persino usato per aprirvi dei Café
Chantants: l’Eldorado e il San Francisco, frequentati da personaggi come
Salvatore Di Giacomo, Roberto Bracco, Francesco Crispi, il principe ereditario. Oggi vi si fanno Mostre, anni fa fu anche sede di concerti.
Durante la 2° guerra Mondiale, molti napoletani vi si
rifugiarono e ne presero possesso continuando ad abitarci anche dopo la fine
della guerra. Negli anni ’50 il problema fu poi risolto con dei veri e propri
sfratti forzati. Tra gli occupanti c’era anche Zì’ Teresa, una vecchina vestita
di nero dai capelli candidi, fondatrice e proprietaria dell’omonimo famosissimo
Ristorante, nato insieme ad altri sull’isolotto, creando quello che ancora oggi
è conosciuto come il Borgo Marinaro.
Questo è un riassunto brevissimo e lacunoso della storia di
Castel dell’Ovo, un edificio
affascinante nella sua mole, nei suoi bastioni. Oltre il portale rampe, scale,
una chiesa semi-sotterranea. Grandi arcate da cui si vede il lato est della
città come se si giungesse con una nave. Dai suoi spalti, dove fanno bella
mostra antichi cannoni puntati verso la città, si gode di un panorama dal mare del
golfo, della città, mozzafiato.
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