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martedì 5 ottobre 2021

LAVINIA TEERLINC



Nel mondo delle arti figurative, fino a qualche decennio fa si facevano solo i nomi di Artemisia Gentileschi e Rosalba Carriera, tra l'altro artista che creò l'uso del pastello. Ma da un po' di tempo le cose sono un po' cambiate anche se ancora ricorrono più o meno sempre gli stessi nomi. In realtà le artiste che hanno operato in tutta Europa già dal Medioevo ci sono e sono molte. Purtroppo si studiano poco anche perché del loro lavoro, non venendo molto documentato, resta spesso poco, addirittura a volte attribuito al padre o al marito se gli premorivano, erano infatti, quasi sempre, ragazze figlie d'arte,  le uniche che potessero avere una formazione artistica.                     Anche Lavinia Teerlinc era figlia d'arte, veniva infatti da una nota famiglia di miniaturisti. Nata a Bruges, in Belgio,   fra il 1510/20 morì a Londra nel 1576.      Iniziò la sua carriera lavorando con il padre, poi sposò un inglese e si trasferì in Inghilterra dove perfezionò i suoi studi con Nicholas Hilliard, famoso miniaturista ed orafo. Il suo lavorò fu notato, tanto da essere  invitata a corte da Enrico VIII. Lavorò anche per i suoi figli: Edoardo VIII, Maria I ed Elisabetta I.                                   Assunta come dama di corte delle regine, come era l'usanza del tempo, riceveva uno stipendio superiore a quello del suo predecessore Hans Holbein il Giovane. Anche quando andò "in pensione" continuò a ricevere denaro e doni dalla corte, a dimostrazione della stima e ammirazione conquistatesi con il proprio lavoro. Lavinia ritrasse le regine e le dame di corte. La ritrattistica è l'opera più  richiesta in Inghilterra, al tempo non interessata ad opere religiose o mitologiche. Restano quindi ritratti anche in miniatura delle due regine e pare fosse anche opera sua il disegno per il sigillo reale della regina Maria, utilizzato però da Elisabetta I. Molte delle sue opere non sono conosciute o a lei attribuite perché non le firmava e soprattutto perché frutto di committenza privata, quindi non di pubblico dominio.  Anche se la sua fu una carriera quasi 'maschile' perché retribuita a lei personalmente, cosa che non sempre avveniva, è ancora non molto e del tutto nota. Le molte opere giunte a noi, soprattutto ritratti, non sempre sono certe nell'attribuzione perché il suo lavoro è poco studiato.

 

  

                                                  

 

 


venerdì 20 novembre 2020

Minale-Tattersfield, una storia di grandi successi nel mondo della grafica e della comunicazione

Minale-Tattersfield

La parola ‘arte’ viene da arto, cioè mano. Infatti l’arte è frutto del lavoro della mano, soprattutto nelle arti figurative. Altrettanto ‘artigianato’. Naturalmente se la mano è guidata dalla fantasia e dall’estro artistico. Arte e artigianato, inoltre, spesso sono legate. Sia per valore artistico sia per autori. Da sempre artisti hanno elaborato, creato, opere artigianali, e spesso artigiani sono stati giudicati veri artisti. E questo in tutti i tempi.

Non avendo opere pittoriche greche ne studiamo la pittura vasale che è guidata dall’estro, ricca di veri capolavori e spesso realizzati da famosi pittori del tempo. Facendo un salto di molti secoli possiamo ammirare, nel ritratto di Enrico IV di Holbein il giovane, lo splendido gioiello indossato dal sovrano e disegnato dallo stesso pittore, Leonardo disegnava e creava carri e costumi per feste, Toulouse-Lautrec realzzò manifesti pubblicitari ritenuti capolavori artistici. Le Courbousier, l’architetto che ha cambiato l’idea stessa di architettura, ha disegnato una famosa poltrona, e un ebanista, Maggiolino, è famoso e ricordato ancora per i suoi ‘mobili’, come anche Boulle… Picasso per anni ha foargiato e decorato oggetti di ceramica. De Pero, fantastico artista del Futurismo ha creato la bottiglietta dell’Aperol, ancora in uso. All’inizio del ‘900 fu fondata la Baahus, famosa scuola di ‘design’ e oggi diamo agli oggetti d’uso comune ma ‘artistici’, il nome di ‘design’ e ‘designer’ chi li ha ideati e disegnati.

Spero con queste poche righe di aver spiegato il forte nesso, legame, tra arte e artigianato. E Marcello Minale è stato appunto un designer tra i più famosi e premiati al mondo.

Minale nacque a Tripoli nel 1938 in una famiglia della buona borghesia. I suoi due fratelli seguirono percorsi di studi regolari, creandosi carriere di alto livello divenendo nel proprio campo personaggi di rilievo. Marcello fu il “ribelle” della famiglia scegliendo una carriera certamente anomala legata alla sua attitudine artistica,

Iniziò la sua ‘carriera’ a Roma vincendo un premio per la più bella vetrina della città, si trasferì poi a Helsinki dove frequentò la Scuola di Disegno Industriale, andò poi lavorare nello studio del famoso architetto Taucker e infine lavorò quale direttore artistico alla Mackkincinti Uiherjuuri.

Si trasferì infine a Londra e venne assunto alla Young&Rubicam dove incontrò Brian Tattersfield con il quale, tempo dopo, nel 1963, fondò la  Minale-Tattersfield, che diverrà uno degli studi pubblicitari più premiati al mondo, aiutato certamente da una visione del suo lavoro nuova, ma anche dal suo carattere vivace ed estroverso, che sapeva creare empatia con i probabili ‘clienti’, entrando in un giro di amici-clienti ad alto livello. Il successo della Minale Tatterfield inizia con Harrods.

Alla Minale-Tattersfield si rivolgeranno la Kodak, British Airoports Autority, Harrods, Eurostar, le Olimpiadi di Sidney, Toyota, Nivea, Ferrero, Illy, Armanisolo per citarne alcuni.

Le sue opere denotano fantasia, un estro indiscusso, ed al contempo un’immediatezza suggestiva. Una pioggia di premi da tutto il mondo, più di 300, gratificherà il lavoro della Minale-Tattersfield. Nel 1983 fu dedicata una Mostra alle opere della Minale/ Tattersfield per la creatività del lavoro, nel Padiglione di Arte Contemporanea a Milano.

Nel 1985 Tatterrfield si ritirerà, ma Marcello Minale continuerà il lavoro divenendo anche membro di varie istituzioni. Scrive vari libri, dei quali alcuni per bambini. Nel 1983 finanziò la rivista Bluesprint, di architettura e design.

Sue opere sono state esposte in Musei come il MOMA di New York.

Marcello Minale fu anche un campione di canottaggio, premiato nel 1956 al Campionato Internazionale.

Morirà nel 2000 a Montaroux, in Francia, ucciso in una lite, da un allievo della squadra di canottaggio che allenava.


martedì 19 maggio 2020

Kupka



Arte Astratta: Kupka

il primo grande pittore astratto

Quando si parla di Arte Astratta subito vengono alla mente i nomi di Mondrian e Kandiskj, mentre Frantisek (poi Francois) Kupka è un nome poco noto ai più. Eppure è l'iniziatore dell'Astrattismo, di certo un grandissimo artista che meglio di tutti ha espresso l'Arte Astratta e le sue opere sono indubbiamente le più belle e complesse di questo Movimento Artistico e non solo.

L’Astrattismo nacque dalla crisi dell’immagine che a metà del diciannovesimo secolo coinvolse gli artisti, a causa dell’avvento della fotografia e dai cambiamenti della società causati dall’industrializzazione.
Kupka, nato in Boemia (Cecoslovacchia) nel 1871 in una famiglia povera, a tredici anni già lavora. Poi, però, scoperti il proprio interesse artistico e la propria attitudine, andò a studiare prima all'Accademia di Vienna e poi a Parigi, centro di tutti i nuovi linguaggi dell’Arte già da metà '800. Qui fu interessato a tutti i movimenti artistici che si succedevano, molto al Futurismo, ma rifiutò sempre il Cubismo,  e, comunque, non legandosi a nessuna corrente o stile.
Fu illustratore di riviste in stile Art Nouveau.
Colto, interessato al sociale, alla spiritualità, alla teosofia (fu anche medium per guadagnarsi da vivere, attività in cui ebbe successo), alla natura ed alla musica: tutti elementi che ebbero un ruolo nella sua opera artistica. 
Kupka arrivò all'astrattismo attraverso una contaminazione iniziale con il ftgurativo. Preludio al suo astrattismo è certamente La Bagnante del 1906 l'opera in cui si legge l'anticipazione del suo percorso artistico più importante. 
Nel 1909 l'artista dipinse il  primo quadro astratto: Tasti del pianoforte, ma fu nel '12 che  espose la prima opera d’Arte Astratta: Amorpha fuga in due colori. Purtroppo l’ambiente parigino non gli fu mai favorevole, negandogli sempre comprensione ed interesse, e lui si ritirò nell’ombra.
Nelle opere astratte di Kupka si trovano le influenze delle varie esperienze artistiche del suo tempo, rielaborate con un linguaggio nuovo e personalissimo. Nei suoi dipinti si legge il lavoro intellettuale, ma anche un calore, quasi un sorriso, forse ironico. La genialità nelle forme ricche, fantasiose, piene di splendidi colori, me lo fanno preferire all’algida intellettualità di Mondrian e al complesso caos di Kandiskj. Le sue opere appaiono magiche, sono coinvolgenti. Pur essendo forme astratte, giochi di forme, linee geometriche e colori - un’esplosione di colori - le opere di Kupka hanno spessore fisico ed intellettuale. La sua pittura mi fa pensare alle opere rinascimentali per la loro ricchezza cromatica, penso a Raffaello e Tiziano, e le forme  volumetriche anche se in realtà piatte. E non è un controsenso.
Solo nel 1936 con una Mostra a New York gli venne riconosciuta la paternità dell’Astrattismo, ciononostante Parigi non lo comprese. E Kupka si ritirò nel suo mondo nella periferia parigina, a Puteaux, come aveva già fatto negli anni precedenti, dove aveva comunque un seguito di amici ed estimatori, continuando il proprio percorso e convinto che prima o poi la sua opera sarebbe stata compresa, come infatti  accadde.
Negli anni '50 finalmente Kupka venne riconosciuto quale iniziatore dell'Astrattismo.

Kupka muore nel '56, orma riconosciuto caposcuola dell'Astrattismo.


lunedì 6 aprile 2020

Il ROMANICO


L’arte nasce con l’uomo, la parola viene da arto, cioè mano, e vale anche per artigianato o arti minori come l’oreficeria, la ceramica, eccetera eccetera.

Non esiste nessuna civiltà che non si sia espressa con manifestazioni artistiche. In Occidente prima l’arte greca e poi la romana sono alla base della cultura artistica. Ed è da quella romana che, cambiate religione e società con l’avvento del Cristianesimo, si sviluppa un nuovo mondo espressivo: il Romanico. E’ chiaro che la parola viene da romano. Il nuovo stile durerà molti secoli e l’edificio principe sarà la chiesa. Le chiese romaniche in tutta Italia sono tra i monumenti più belli e interessanti del Paese.
 Partendo dalla forma della basilica romana, edificio per commerci, incontri, tribunale, posto nel foro, e adattandola per il nuovo impiego, nasce la chiesa cristiana. Si chiude l’ingresso sul lato lungo e lo si apre su quello più corto di fronte all’abside, zona semicircolare adibita a tribunale, davanti al quale viene posto l’altare. La parola chiesa viene da ecclesia, luogo di riunione, a differenza del tempio pagano nel quale i fedeli non entravano. E abbiamo anche templi pagani trasformati in chiese. Nasce inoltre un nuovo edificio: il Battistero, dove si battezzavano bambini e nuovi convertiti.

Vengono 'creati' nuovi elementi architettonici: i contrafforti (elementi che scaricano il peso di volte e cupole) i rosoni, finestre circolari sulle facciate; i loggiati che preannunciano i matronei interni: secondo piano sulle navate laterali dove le donne assistevano ai riti. Questi gli elementi architettonici più importanti. Quindi partendo da forme romane si sviluppa lo stile Romanico, (di derivazione romana), che si diffonderà su tutto il territorio, ma prendendo forme e caratteri diversi da regione a regione, da città a città, pur rimanendo un unico organismo inconfondibile. Da Palermo a Milano, da Bari a Venezia il Romanico esprime capolavori indicibili se pur con caratteristiche diversissime. Le influenze locali daranno carattere al romanico creando una gran numero di variazioni su tema.

Se guardiamo il Duomo di Amalfi notiamo subito archi a sesto acuto intrecciati, come fosse un’architettura gotica, invece si tratta di un edificio romanico. Amalfi, importante e famosa Repubblica Marinara vive un contatto profondo col mondo arabo, ed ecco l’uso di archi a sesto acuto. Altrettanto accadrà in Sicilia dove negli edifici romanici si leggeranno influenze arabe.  In San Miniato al Monte a Firenze le strutture architettoniche sono disegnate da marmi policromi, siamo vicini alle cave marmoree di Carrara e il marmo è un elemento molto usato in Toscana. Ma a Pisa troviamo l’uso di loggiati ciechi che percorrono le facciate, anteprima del secondo piano sulle navate laterali, il matroneo. Se andiamo a Milano la Chiesa di Sant’Ambrogio è l’unico esempio che rimane con un elemento che avevano anche molte altre chiese, ora scomparso, il quadriportico antistante alla facciata, dove passeggiavano e studiavano i catecumeni, cioè coloro che non ancora battezzati non potevano entrare in chiesa. Se andiamo a Venezia troveremo in San Marco forti influenze bizantine a partire dai mosaici che ne ricoprono muri e volte, dati gli stretti rapporti della città con l’Oriente.

Altro elemento particolare del Romanico sono i capitelli, non più quelli classici ma coperti di bassorilievi, come spesso facciate, strutture architettoniche, altari, pulpiti… Una scultura ricca anche di animali fantastici, mostri…

Fu molto grande il ‘successo’ di questo stile in tutto il territorio italiano, ma anche fuori dal nostro paese il Romanico ebbe grande fortuna. Infatti grazie ai Maestri Comacini (il nome non è chiaro se sia dovuto alla provenienza da Como o da ‘cum macine’ per le macchine usate per costruire) che andarono in giro per l’Europa per innalzare chiese portando il nuovo stile in ogni paese del Continente.

E in Francia, all’inizio del’300, il romanico subirà in una trasformazione, diventando stile Gotico. Nuovi fermenti religiosi, desiderio di luce in paesi che non godono di un clima ottimale e bisogno di maggiori pendenze per non far accumulare acqua e neve… il nuovo stile conquisterà il nord dell’Europa dando poi vita al Gotico Fiorito o Fiammante. In Italia, unico esempio, il Duomo di Milano, ma anche lui molto ‘italianizzato’.

Il Romanico fu di ispirazione anche per gli artisti del Rinascimento e persino del ‘900.


sabato 28 marzo 2020

RAFFAELLO SANZIO


Alla Scuderie del Quirinale a Roma ed ad Urbino due grandi mostre di Raffaello per i 500 anni dalla sua morte, purtroppo ora chiuse per il Covid 19 (Corona Virus).
Il Rinascimento Italiano fu un periodo di grande fervore artistico che segnò, e continua a segnare, la cultura italiana, europea, mondiale. E tutti sappiamo che Leonardo, Michelangelo e Raffaello ne furono e ne sono i massimi esponenti. Raffaello Sanzio era il più giovane dei tre, nato nel 1483, quando Leonardo aveva 23 anni e il Buonarrotti 8, ma fu il primo a morire a soli trentasette anni, nel 1520. Ciononostante aveva già realizzato moltissime opere: veri capolavori.
Nato ad Urbino, figlio di un pittore modesto ma esperto d'arte, nella cui bottega Raffaello ebbe la sua prima formazione, che ereditò giovanissimo alla morte del padre e con la quale si trasferì a Città di Castello. La tradizione, poi, lo fa allievo del Perugino.
Giovanissimo iniziò il proprio percorso mostrando grandi capacità ed originalità artistica che gli diedero presto molta notorietà.
Raffaello ammirava l’opera dei suoi due grandi contemporanei e Michelangelo, col suo caratteraccio, diceva che gli doveva tutto, e lui, che invece pare avesse un buon carattere, lo ammetteva. Naturalmente i tre grandi artisti che operarono più o meno nello stesso tempo, furono assai diversi uno dall’altro. Anche quando Raffaello riprende nei suoi ritratti la posa della Gioconda o la composizione piramidale nelle sue Madonne nulla hanno a che fare col capolavoro leonardesco, crea, invece capolavori ascrivibili solo alla propria arte. 
Raffaello ci ha lasciato capolavori eccelsi: le sue Madonne, le Stanze Vaticane, i ritratti nei quali per la prima volta vi è lo studio psicologico del personaggio. In così poco spazio è difficile, anzi impossibile, parlare delle innumerevoli opere che ci ha lasciato. Delle sue splendide dolci Madonne immerse in paesaggi luminosi, dei suoi magnifici ritratti introspettivi, delle sue splendide composizioni come quelle delle Stanze Vaticane: La Scuola di Atene (Stanza della Segnatura), una delle più belle e complesse rappresentazioni fatte in pittura, con la sua architettura che sfonda lo spazio, l'ariosa composizione semicircolare, i ritratti dei grandi contemporanei e del passato. Un’opera che racconta e rappresenta splendidamente il Rinascimento.
Raffaello partecipò anche a progetti architettonici da San Pietro alle Logge che portano il suo nome e che decorò anche, alla progettazione di palazzi signorili. La leggenda dice che inventò il balcone.
Morì, quasi in un’aura di santità, il 6 aprile 1520, nella sua stanza l’ultima opera: La Trasfigurazione. Fu pianto da tutti - dal Papa al popolo - come fosse un essere divino.

mercoledì 25 marzo 2020

CORONA-VIRUS


Il piazzale davanti l’edificio era già abbastanza affollato. Piccoli capannelli in conversari. Alcuni cominciavano ad entrare nel salone delle conferenze.
Ci sono proprio tutti.” disse piano il re della savana.
Già.” mormorò qualcuno.
L’emiciclo si andava riempendo. Il brusio al chiuso era più forte.
Prego accomodatevi. Dobbiamo iniziare.” disse l'Aria avvolta in un manto:  il Relatore,  
Finalmente la sala si era riempita ed il brusio andava scemando.
Bene. Vedo con piacere che ci siamo proprio tutti. Certo l’argomento è serio e tocca ognuno.” mormorio di approvazione. “Coloro che si sono iscritti a parlare avranno la parola.” indicò i presenti al lungo tavolo “Siamo qui, in questa sede così isolata e remota, per risolvere un gran numero di problemi, che però possono essere tutti raggruppati sotto un’etichetta: la presenza umana. Il primo ad intervenire è il rappresentante degli Oceani.”
Ammantato di azzurro si alzò l’Oceano Pacifico.
Già sapete di cosa voglio parlare: plastica e petrolio con i quali l’uomo ci ha riempito, uccidendo il mio popolo, facendolo ammalare. I mari con l’atmosfera sono i due elementi essenziali per la vita, anche quella umana. Ma loro niente. Noi non sappiamo più come difenderci: maremoti, tsunami non bastano, muoiono cento/duecentomila persone e poi tutto riprende come prima, anzi ci ritroviamo anche pieni dei loro rottami. Siamo pieni dei loro rottami da secoli, ma erano biodegradabili, ora la maggior parte no. Parlo anche per mari interni, laghi, fiumi.” Al tavolo annuivano i rappresentanti di pesci, alghe, coralli, molluschi. Annuivano in sala i convenuti. Il rappresentante dei mari sedette e si alzò colei che rappresentava la Terra.
Io non so più come sopravvivere: smog, rifiuti tossici, pesticidi, cemento senza freno, poca acqua, coltivazioni intensive. Sono allo stremo.”
Si alzò un olivo molto antico e frondoso.
Gli alberi anche sono allo stremo tra disboscamenti, incendi - quasi sempre dolosi -
inquinamento del terreno e dell’aria siamo sempre meno e viviamo male. Non so per quanto ce la faremo ancora.”
Noi - intervenne una mucca - siamo maltrattate con la produzione intensiva. Tutti gli animali domestici sono maltrattati. Pecore, capre, maiali, galline… tutte prigioniere a ingozzarci, produrre… o siamo usate come alimenti. Questo da sempre, ma almeno prima la nostra vita era anche piacevole: liberi a brucare, becchettare, volare… I cani e i gatti o sono super coccolati o abbandonati, maltrattati, uccisi, anche mangiati… Non possiamo fare nulla… “
Si sentì il ronzio di un’ape. “Noi stiamo scomparendo. Pensate che stupidi gli uomini. Noi impolliniamo e senza il nostro lavoro oltre a non avere più il miele non avranno più vegetali da mangiare. “
La cosa più grave è che sanno queste cose ma continuano. Ci sono atti di ribellione di noi tutti, ma loro non si fermano. Qualcuno ha qualche idea per un rimedio utile?” intervenne il Relatore. “Siamo qui per questo. Vedere se qualcuno ha un’idea per salvarci.”
Brusio.
Io ci ho provato: terremoti, ma sono sempre zone limitate e poi si distruggono anche le cose belle fatte dagli uomini come chiese, castelli, palazzi. L’arte è l’unica cosa positiva dell’Umanità e mi dispiace distruggerla. Comunque sono sempre zone limitate. Forse è anche ingiusto che tocchi solo ad alcuni e non a tutti.” intervenne la Terra.
La penso nella stessa maniera.” intervenne l’Etna, uno dei vulcani piuttosto pericolosi.
Sì, sono cerotti, non si risolve nulla.”
Mormorii nella sala.
Non molti si accorsero di una pallina che rotolava verso il palco, la notarono solo quando saltò sul lungo tavolo.
Scusate… “ e tutti la guardarono tacendo.
Non sono solo, non mi vedreste. Siamo una colonia ben nutrita e solo noi possiamo sterminare una nazione, e siamo in tanti, invisibili e letali. Fate fare a noi.”
Voi virus l’avete fatto altre volte. Però poi ricomincia tutto.” intervenne subito il gabbiano segretario dei mari.
Sì, ma noi possiamo colpire ovunque, siamo invisibili.”
Ci sono i vaccini...” qualcuno obiettò.
Noi ci modifichiamo, possiamo lavorare impunemente per parecchio tempo. E possiamo colpire in ogni luogo, bloccare tutto per mesi e mesi. Intanto si interromperebbe anche l’inquinamento dell’aria e della terra. Non darebbero fuoco ai boschi e alle foreste, non inquinerebbero il mare, i fiumi e i laghi, tutti fermi a evitare il contagio, e comunque tanti li elimineremmo e forse per un po’ potrebbero cambiare stile di vita. Qualcuno potrebbe capire che la natura va rispettata. In ogni caso siamo gli unici che possono bloccare tutto per molto tempo e far respirare il pianeta. Gli umani non capiscono niente, ci vogliono le maniere forti. “
Siete sicuri che non vi conoscono?” chiese la Terra.
Siamo una varietà nuova per cui non hanno rimedi.”
Quanto potete durare?”
Anche un anno. Poi vedremo. Intanto fermiamo un po’ il disastro”
Tutti cominciarono a consultarsi, i rappresentanti al tavolo e il pubblico.
Voi vedete questa pallina,” disse la pallina “ma per vederci abbiamo dovuto riunirci in un milione, siamo invisibili lo sapete. Prima che ci beccano davvero ce ne vorrà.”
I rappresentanti a tavolo smisero di consultarsi. Il Relatore si alzò:
Pare si sia tutti d’accordo. Approvato, siete autorizzati. Andate e buon lavoro.”

martedì 7 gennaio 2020

Eliza Pratt Greatorex


Spesso nel mondo dell'arte si incontrano famiglie nelle quali più membri con attitudini simili, ad esempio artistiche e non solo nel mondo delle arti figurative, ma accade anche fra gli attori, i musicisti, e anche i medici o i falegnami…
I casi sono molti e adesso sappiamo che nel campo artistico spesso anche le donne hanno ereditato queste attitudini. E sappiamo anche che per le donne è stato tutto sempre più difficile, ma una gran parte in fondo ce l'ha fatta.
Nell'800, se in Italia per le donne artiste la situazione è modesta e limitativa, d'altra parte non è il periodo migliore per l'arte nel nostro paese, anche in altre parti d'Europa la situazione non è sempre rosea. Negli Stati Uniti, pur con alcune difficoltà, il numero delle donne artiste invece è esponenziale e sono accettate forse meglio che nel Vecchio Continente. Nella società statunitense, dove saranno molto forti le lotte femministe delle suffragette che interesseranno trasversalmente tutti i ceti della società, si creerà l'idea di una 'Donna Nuova', attiva nel mondo del lavoro e dell'arte, capace di grandi cose, tenace, intelligente e creativa, che non ha nulla da invidiare agli uomini.
Nel XIX sec. sono davvero molte le donne americane che studiano arte e che operano nel campo artistico ed in quello delle arti minori.
Eliza Pratt Greatorex (1819-1897) nonché le sue figlie Eleanor Greatorex, (1854-1917) e Katleen (?), sono un piccolo esempio di quanto detto.
Eliza, nata in Irlanda e giunta con la famiglia a New York nel 1840, studiò presso la Hudson River School della città. Nel 1849 sposò il musicista Henry Wellington Greatorex, inglese emigrato in America, col quale ebbe tre figli, un maschio che morì a trent’anni durante un viaggio e due femmine che erediteranno dalla madre l'attitudine artistica. La coppia con i figli viaggiò molto sia negli Stati Uniti che nel nord Europa per le esibizioni concertistiche del marito, che, però, la lasciò vedova dopo solo nove anni di matrimonio. Eliza riprese privatamente i suoi studi nel '54 presso due artisti e già nel '55 aveva cominciato ad esporre i propri disegni. Rimasta vedova potè impegnarsi a tempo pieno a lavorare, riuscendo a mantenere la famiglia con i proventi delle proprie opere e insegnando in una scuola femminile. Fu membro del New York Etching Club, una organizzazione che promuoveva opere d’arte facendone riproduzioni in stampa, in realtà creando anche buone opere artistiche.
Negli anni '70 intraprese un viaggio in Europa con le figlie. Sostarono e studiarono in varie località europee per poi andare a Parigi dove Eliza continuò a studiare incisione per poter riprodurre lei stessa le proprie opere pittoriche dato che non era soddisfatta di come venissero riprodotte. Dipingeva ritratti, fiori, paesaggi.Morì a Parigi. Sue opere sono allo Smithsonian Museum di Washington.
                                                    Maresa Sottile