Non c'è dubbio che Milano ogni anno proponga splendide e importanti mostre davvero da non perdere. Nella seconda metà di quest'anno ce ne sono quattro, tutte a Palazzo Reale e tutte importanti e soprattutto interessanti: Rodin Il marmo, la vita, fino al 26 gennaio; Il volto del '900 da Matisse a Bacon, fino al 19 gennaio; Warhol, dalla Collezione di Peter Brant, fino al 2 marzo; Pollock e gli Irascibili, fino al 24 febbraio.
Pollock e gli Irascibili è, indubbiamente, una mostra molto interessante, curata da Carter E. Foster e Luca Beatrice, che comprende la famosa fotografia di Nina Leen pubblicata da Life nel gennaio del '51, che rappresenta quindici dei diciotto pittori, chiamati dall'Herald Tribune 'irascibili' per la protesta, espressa in una lettera dell'anno prima al direttore del Metropolitan Museum di N.Y., per essere stati esclusi da una grande mostra sull'arte contemporanea americana. Nella foto ci sono quindici dei diciotto firmatari, vestiti da banchieri. Al centro Jackson Pollock, intorno a lui tra i più famosi artisti americani del '900: Rothko, de Kooning, Brooks, Newman, Motherwell, Tomlin, Ernst, Still, Baziotes, Reinhardt, Paussette-Dart, Stamos, Gottlieb e la Stern, sola donna del gruppo.
Jackson Pollock è il personaggio principale della mostra e il suo famoso Untitle 27, opera lunga tre metri, per questo non facilmente trasportabile, è una delle sue più importanti. La pittura di Pollock vista dal vivo emana un fascino che le riproduzioni fotografiche non gli rendono: le sue tele hanno un fattore emotivo che coinvolge.
Nell'arco di poco più di dieci anni l'originalità del suo pensiero e delle sue opere sconvolge il mondo artistico americano ed europeo. Il suo dripping, sgocciolamento dei colori, e l'uso di strumenti non tradizionali, crea quella che è chiamata action painting, nella quale la pittura nasce dal gesto, dal corpo. Ma il gesto, il corpo non fanno che riflettere lo stato emotivo dell'artista che lo esegue, come una scrittura dell'anima. Ancora una volta un innovatore cambia modi e contenuti dell'arte. Quell'intrico di colori, che sembrano non rappresentare nulla, hanno invece forte valenza espressiva e grande pittoricità.
Pollock non dipinge più sul cavalletto, stende a terra le sue, spesso ampie, tele e ad un certo punto del suo lavoro usa addirittura colori industriali, eppure le sfumature dei suoi colori sono spesso preziose.
Nella New York della prima metà del '900 si concentra e riparte l'arte del nuovo secolo. Grandi artisti dell'epoca vi passeranno, in fuga da un'Europa in preda alla follia hitleriana, diventando ciò che era stata Parigi nell'Ottocento.
In questo clima, ancora una volta un artista, Pollock, cambierà i modi espressivi dell'arte, che spesso si ferma nella ripetitività di precedenti innovatori, creando una sua cifra inconfondibile, ma che al tempo stesso servirà da imput ad altri artisti che riusciranno a loro volta a creare, nello stesso filone, un proprio linguaggio, come de Kooning, Kline, Newman, Rothko, Hofmann, e altri, presenti nella mostra con opere molto interessanti.
Pollock ebbe molto successo, anche se non diventò mai ricco, supportato anche da una delle più generose e lungimiranti 'mecenate' del '900, Peggy Guggenheim.
Jackson Pollock, nato nel '12 nel Wyoming, muore nel '56, a soli quarantaquattro anni, al volante della sua auto. L'incidente fu causato dal suo stato di ubriachezza.
Maresa Sottile
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