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giovedì 10 aprile 2014

RENE' MAGRITTE un artista Surrealista-Metafisico

La pittura surrealista ha due nomi che credo tutti conoscano: Salvador Dalì e Renè Magritte. Certo non sono gli unici surrealisti, ma di sicuro i più noti. E anche molto diversi. Il primo è molto più drammatico, a volte cupo, non molto ironico, quasi barocco. Spagnolo. Renè Magritte è belga, un'anima diversa, e questo ha il suo peso a mio parere. Il surrealismo di Magritte si avvicina alla metafisica, sotto l'impatto della pittura di De Chirico. E la sua pittura è spesso anche ariosa, luminosa, in qualche caso a primo acchito quasi divertente nella sua grande ironia. Chi dipinge una pipa e scrive sulla tela “Ceci n'est pas une pipe”, ha ragione èd è ironico e divertente, e mette in discussione molte cose. Magritte nasce a Lessin nel 1898 in una famiglia borghese. Ma per lui il destino ha una brutta sorpresa. Nell'età più delicata della vita, l'adolescenza, non ha ancora quattordici anni, sua madre si suicida gettandosi nel fiume Sambre, e cosa ancora più terribile è presente al ritrovamento del suo corpo: quando la ripescano la camicia le copre il volto, lasciando il suo corpo nudo. Una esperienza del genere non la si dimentica e condiziona per sempre. Anche se Magritte non vorrà parlarne, minimizzerà l'influenza del fatto. Ma non sarà vero. Non sarà mai uno spirito allegro, anche se la sua non sarà una vita molto problematica o infelice, e la sua pittura metafisica-surreale (credo che sia più giusto 'etichettarla' così che semplicemente surrealista) ricorderà spesso nelle sue opere, più che l'evento in sé di quell'episodio terribile, ciò che gli sconvolse la vita: il trauma dell'abbandono, dell'incomprensibile dolore, dell'incomprensione del mondo. Magritte farà regolari studi artistici iscrivendosi all'Accademia di Belle Arti di Bruxelles, e, come qualsiasi artista subirà le influenze del suo tempo e dell'arte del suo tempo: Cubismo e Futurismo, anche se in lui c'è già la vena Surrealista. Grande influenza avrà su di lui la visione di un quadro di Giorgio de Chirico: Canto d'amore. E fino a tarda età, con un breve periodo negli anni '40 in cui si darà all'Impressionismo, racconterà nei suoi quadri un mondo spesso onirico e nel contempo molto realistico nella sostanza pittorica, e metterà in evidenza l'incongruenza delle cose, del sentire, del mondo con i suoi interrogativi. La Metamorfosi sarà un'altra sua caratteristica: scarpe che diventano piedi o piedi che diventano scarpe, umani che diventano altro. E ci saranno bare sedute che riprendono quadri di altri artisti, come Prospettiva: Madame Récamier di J.L.David che riprende quello di David o Prospettiva: il balcone di E. Manet, che sempre con bare sedute al balcone ripiglia l'opera dell'impressionista che ritrae una famiglia borghese al balcone. Ma anche sonagli da soli che volano o nei corpi, nelle piante: metamorfosi di che? Le interpretazioni della critica e degli storici sono tante, ma forse ognuno guardando deve dare la sua, perché le opere di Magritte sono tutte misteriose e da interpretare, parlano all'inconscio ed anche alla mente di ognuno, e ognuno è diverso dall'altro. E sono belli e luminosi i suoi cieli dove si stagliano nuvole luminosamente candide, omini di spalle in bombetta che vi volano, o vi si staglia una coppa da champagne in cui sosta e straborda una nuvola. Sono stata al Museo di Capodimonte stamane e, improvvisamente, sono stata colpita da un enorme quadro in uno dei saloni dell'appartamento reale, ora tutto diventato Museo. Il quadro è di Jean Jaoseph Xavier Bidauld (1758-1846) e si chiama: Castello al chiaro di luna. E' un bellissimo paesaggio rischiarato dalla luna, con sullo sfondo un castello con alcune finestre illuminate. E mi è subito venuto alla mente il, bellissimo anche questo, dipinto di Magritte molto affascinante: L'impero delle luci, tema che l'artista riprese in più tele (cosa che accade per molti suoi dipinti), che ha una discreta somiglianza con quello del Bidauld in questa 'notturnità' illuminata da un fanale davanti all'edificio e le finestre illuminate che rilucono sul nero dei muri, ma il cielo è diurno con nuvole bianche. Il punto è che all'inizio non ci si rende nemmeno conto del non-sense. E mi sono ancor più convinta che già tutto è stato fatto, detto, vissuto. Eppure tutto è diverso da tutto. E ci sono i quadri dell'angoscia, quelli avvolti dal panno bianco che nasconde i volti o che 'vestono' parti di corpi nudi. Ci sono immagini di cose e oggetti monocrome perché tutti della stessa materia, che nulla ha a che vedere con essi. E ci sono i quadri ironici, come La notte di Pisa, dove in un paesaggio non paesaggio la Torre di Pisa è sorretta nella sua pendenza da una morbida piuma.
                                         Maresa Sottile

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