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mercoledì 23 aprile 2014

EL GRECO nel IV centenario della morte

Quest'anno ricorre il IV centenario della morte di Domenikos Theotokòpulos, è questo il nome di un pittore che tutti conosciamo come El Greco (Isola di Creta 1541, non è certo se a Fodele o a Candia - Toledo 1614). La Spagna ricorderà questo evento con mostre sia al Prado di Madrid che a Toledo con opere provenienti da tutto il mondo; sia con una mostra itinerante “Tra il cielo e la terra. Dodici sguardi su El Greco. E opere esposte nei luoghi per cui furono eseguite. Un gran fermento in tutta la Spagna per questo suo figlio adottivo che tanta arte le ha donato. Pittore piuttosto originale, studiò ed esercitò nell'isola, dove era iscritto anche alla Gilda, fino al 1560 c. poi approdò a Venezia, dove venne a contatto con la pittura ed i Manieristi veneti, ma anche con Tiziano e, forse, fu per breve periodo suo allievo. Naturalmente l'ambiente artistico veneto è tutt'altra cosa da quello cretese. E' vivace e ricco di grandi artisti che lo affascinano. Prima influenzato dalla pittura bizantina, dipingeva icone a Creta, ora subisce ovviamente lo splendore dei colori e della luce dei pittori veneti, Tintoretto e Jacopo Bassano, lo conquistano più dello stesso Tiziano, che è di lui che forse scrive a Filippo II dicendo: ”...molto valente mio discepolo”. Ma sarà più sensibile alla ricerca manieristica che al gigante del colore che forse frequenta come allievo. Nel '70 va a Roma, e vive un'altra esperienza importante. Vede ovviamente l'opera di Michelangelo, che però non stima come pittore. Certo Michelangelo in ogni sua manifestazione artistica è fortemente scultoreo e forse questo non intrigava un uomo come El Greco, anche perché già a quel tempo il 'vero' colore del grande fiorentino era offuscato dal fumo grasso delle candele, tant'è che forse neppure Giulio II forse vide i veri squillanti colori del grande Buonarroti. Né deve averlo particolarmente colpito la pittura calda, la composizione ampia di Raffaello, la sua intima serenità anche nelle composizioni drammatiche, mai veramente tragiche. El Greco viaggia per l'Italia e infine approda in Spagna a Toledo. Ha completato la sua maturità artistica, ha visto tante cose, ha trovato quelle che si avvicinano più al suo spirito tormentato. Ha formato il suo stile. La luce è uno dei problemi, delle sfide, delle ricerche dei pittori. La luce è una delle protagoniste più importanti della pittura del '500/'600, e El Greco uno degli artisti che ha fatto della luce un uso particolare rendendola protagonista della sua pittura. Ha visto Tintoretto dipingere i contorni con un raggio di luce, Tiziano impastare il colore con la luce, Veronese invadere di luce le sue composizioni grandiose. Lui illuminerà le immagini con guizzi luminosi che renderanno le sue figure allungate e movimentate, drammatiche e surreali. Dopo di lui Caravaggio illuminare le sue scene con proiettori invisibili, fasci di luce che metteranno in evidenza l'azione, la drammaticità e il senso dell'opera. Due modi diversi che portano ad uno stesso risultato in un certo senso: la luce attrice principale delle loro scene fortemente e teatralmente drammatiche. Eppure non potrebbero essere più diversi formalmente. Caravaggio ha alle spalle Cimabue, Giotto, Mantegna, El Greco il mondo bizantino. Le sue composizioni saranno sempre convulse, più verticali che orizzontali ed i suoi colorir lividi. Sperò molto, El Greco, di conquistare la corte spagnola, ma al re non piacque il suo lavoro, che dopo avergli commissionate due tele: l'Allegoria della Lega Santa e il Martirio di San Maurizio relegò quest'ultima nella Sala Capitolare invece che nella Cappella per la quale era stata commissionata. Rimase a Toledo ed ebbe commissioni importanti, ma il sogno di lavorare per il re e raggiungere quindi il riconoscimento più importante che gli avrebbe portato fama e gloria, svanì. Le figure allungate, tormentate, le luci guizzanti che colpiscono i corpi, la pittura sfaldata, i cieli tormentati da nubi apocalittiche, l'inquietudine che c'è nelle sue composizioni, creano una cifra unica nella pittura. E' ciò che contraddistingue i grandi artisti: l'inconfondibilità del loro lavoro. Tra le sue opere più famose Il seppellimento del duca di Orgaz (Toledo S. Tommaso), L'Adorazione dei pastori al Prado di Madrid, Il sogno di Filippo II a Madrid all'Escorial, la Natività alla Galleria Barberini Roma... e i magnifici ritratti di grande acutezza psicologica. Davvero tanti e bellissimi.
                                                                                                                      Maresa Sottile

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