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martedì 9 settembre 2014

La Rotonda di Andrea Palladio

L'architettura, come la scultura e la pittura, nel '400 ha una vita propria non collegata all'ambiente circostante. L'artista pensa alla propria opera e non dà importanza al luogo che l'accoglierà. La sua visione non va oltre la propria opera che resta bloccata nello spazio, autosufficiente e spesso senza alcun legame e immedesimazione con l'ambiente circostante. Nel '500 le cose cambiano pian piano grazie al plasticismo di Michelangelo e grazie alle perfette proporzioni e il giusto contrasto tra vuoti e pieni delle opere del Bramante. Dall'immergere l'edificio nello spazio e lo spazio nell'edificio nasce pian piano un nuovo elemento, che non è solo architettonico ma anche pittorico, che è la scenografia ed il gusto per essa. Andrea Palladio (1508-1580) di origine vicentina fu il più grande architetto della seconda metà del '500. Egli aveva in sé tutte le caratteristiche proprie degli architetti veneti, con in più uno spiccato senso classico, riscontrabile in quasi tutte le sue opere. Fu autore di molte opere importanti, dal Teatro Olimpico alla Basilica a Vicenza, alla chiesa del Redentore a Venezia, ma indubbiamente la più famosa e rappresentativa è La Rotonda, cioè Villa Valmarana, nella campagna vicentina. La Rotonda meglio di ogni altra racchiude ed esprime, in una sintesi stringata e perfetta, la personalità e la concezione architettonica del Palladio. La villa fu costruita su commissione del canonico Paolo Almerico intorno al 1550 e terminata dallo Scamozzi (1548-1616) che subentrò alla morte del Palladio, e che interpretò a suo modo i disegni del predecessore, vero ideatore del progetto. I lavori furono terminati nei primi del '600 da Mario Capra come risulta dalle scritte sulle lastre di marmo. Il progetto, nella sua grande linearità e semplicità, è in realtà un'idea di grande originalità concettuale e grande armonia formale. E potremmo dire che l'idea del Palladio ebbe un successo planetario. Infatti la villa fu molto copiata dagli architetti inglesi e portata poi in America dai coloni britannici. Vedi anche la Casa Bianca. La Rotonda fu concepita dal Palladio come edificio a pianta centrale, una croce greca innestata su un dado quadrato. Al centro l'incrociarsi dei due bracci crea il vastissimo salone circolare illuminato dall'alto e gravitante intorno alla cupola emisferica, per accentuarne ancor più il senso di accentramento intorno all'elemento circolare. Lo Scamozzi, completando i lavori, preferì una cupola ribassata e l'effetto che voleva il Palladio venne così sminuito. I bracci della croce escono dal dado e terminano in quattro vasti pronai ionici con sei colonne, preceduti da ampie scalee. Dagli ingressi, attraverso quattro corridoi si giunge nel vasto salone circolare la cui cupola, divisa in riquadri da vistose cornici fu decorata dalle sculture del Ridolfi e del Rubini, e da pitture del Maganza. Ai quattro angoli della villa corrispondono quattro saloni dai magnifici camini con stucchi del Ridolfi, pitture del Maganza, del Dorigny e dell'Aviani. Lo spazio che i vestiboli e le scalinate occupano è maggiore di quello della villa, tanto che ogni singolo pronao potrebbe essere la giusta facciata di un tempio. Le statue che li adornano sono di Lorenzo Rubini e quelle sui timpani sono dei primi del '600 eseguite dall'Albanese. La villa è dipinta di bianco con due finestre per facciata, una per ogni lato del pronao; un lieve cornicione disegna, in grigio sul muro pieno, la continuazione dell'architrave del pronao. Nei muri laterali dei pronai si aprono delle ampie arcate e lo Scamozzi fece aprire altre finestrature più piccole e quadrate sotto i poggi creati dalle scalee. Queste aperture nell'edificio creano un effetto di inclusione del paesaggio nell'architettura, dando un nuovo senso alla costruzione e creando il presupposto, coniugato in effetti in ogni sua opera, dello studio dell'ambiente dove una costruzione sorgerà. La Rotonda appartiene al gruppo delle ville-tempio che saranno molto in voga prendendo spunto proprio da essa, ed è sicuramente la più bella fra queste. Nell'accentrarsi dell'edificio intorno al nucleo della sala circolare e della cupola e nel contrasto tra la curva interna e la linea dritta del corpo esterno si ritrova il movimento del Pantheon. I motivi greco-romani usati dal Palladio e composti in maniera nuova dall'artista acquistano valori nuovi, contemporanei ai tempi. Prima di progettare Palladio guardò il luogo ove l'edificio doveva sorgere e ideò poi la sua opera senza dimenticare lo spazio in cui essa avrebbe avuto vita. L'ondulato anfiteatro della valle vicentina la circonda e accoglie ed essa sembra esserne parte naturale. La villa è ben visibile da tutta la valle e tutta la valle è ben visibile dalla villa. Lento il Bacchiglione scorre per la dolce campagna ondulata portando al Brenta le barche di Verona. Sembra che La Rotonda abbia sempre fatto parte della campagna che si svolge intorno e pare riflettersi sulle pareti bianche, appena chiaroscurate dai vuoti delle finestre e dai cornicioni, nei porticati ariosi e lievemente ombreggiati, nelle linee sobrie, serene, piene di semplice e classica eleganza. E l'aria vive e vibra intorno e nell'edificio, come l'edificio vive nell'aria in una continua reciproca immedesimazione che è la principale bellezza dell'opera. La luce si modula in tono pittorico sulle calme superfici con passaggi lievi e dall'insieme spira una serenità un po' malinconica ed una dolce, solenne monumentalità. Le masse sporgenti dei pronai creano un movimento dei volumi, che rende viva e plastica la costruzione e la anima di ombre e luci che ne articolano le facciate. Tutti questi elementi, che hanno millenni, ritrattati da un altro artista avrebbero potuto dare un'opera che avrebbe giustificato in pieno la parola “manierismo” che comprende proprio il periodo in cui opera Palladio. Ma qui vi è quella giusta misura, la disposizione che rende fresco e nuovo il tema, il perfetto equilibrio di pieni e vuoti, di piani lisci e luminosi e di piani movimentati e ombrati, che insieme a quel misterioso “quid” che è l'arte, danno per risultato un autentico capolavoro. Nel 2004 l'UNESCO ha dichiarato La Rotonda patrimonio dell'umanità.
                                                                    Maresa Sottile

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