Stranamente nell'800 le donne artiste ebbero, a mio avviso, forse più difficoltà che nel '500 '600 e '700. Potrebbe apparire incredibile, ma l'avvento di una borghesia bigotta e conformista, meno lungimirante dei grandi mecenati precedenti, che nella cultura e nell'arte vedevano un loro punto di forza, prestigio e potere, rese difficile alle donne di esprimere liberamente le proprie attitudini. Gli stessi artisti uomini, che gestivano il mondo artistico, non erano sempre disponibili con loro. Penso che la concorrenza femminile li disturbasse.
Nel XIX sec. Non troviamo casi eclatanti di artiste donne chiamate alle corti reali come nei secoli passati, riconosciute almeno in vita grandi artiste come accadde a tante: Sofonisba Anguissola (XVI sec.), Artemisia Gentileschi (XVI-XVII sec) o Rosalba Carriera (XVII-XVIII), Elisabeth Vigè Le Brun (XVIII-XIX sec.) solo per fare i nomi delle più note. In realtà sono molte di più che pian piano stanno risalendo la china della notorietà e fama, “ripescate” dagli storici dell'arte dall'oblio immeritato. E solo ad elencarle ci vorrebbero molte pagine.
Nell'800 le donne che hanno raggiunto notorietà e riconoscimento del loro valore sono al solito poche, ad esempio le Impressioniste Berthe Morisot, Suzanne Valadon e Mary Cassat.
Ma le vite di queste donne, caso strano, furono molto legate a quelle di uomini famosi.
Berthe Morisot (1841-1895) parte avvantaggiata: è di buona famiglia, pronipote del celebre pittore Fragonard, il padre non la ostacola e la fa studiare, tra gli amici che si è fatta nell'ambiente artistico c'è Edgar Degas che la appoggia. Naturalmente non può frequentare l'Accademia d'Arte, ma studia con artisti come Corot. Conosce Eduard Manet, di cui fu modella e amante, lo presenta ai suoi amici impressionisti che lo ritengono il loro riferimento, ma in realtà Manet non si ritenne mai un pittore impressionista ed infatti non lo fu. Berthe ne sposerà poi il fratello Eugene Manet.
Berthe espose sin dalla prima Mostra al Salon Nadar col gruppo degli Impressionisti nel 1874 e fu l'unica donna integrata nel gruppo.
Essendo donna non poteva, come gli altri Impressionisti, dipingere molto all'aperto, en plein air, quindi i suoi soggetti furono per lo più ritratti, figure.
Figure femminili della media e buona borghesia, ben vestite, per lo più in interni. Quello che mi colpisce di questi ritratti sono i volti delle donne: non sono mai sorridenti. C'è in loro un senso di solitudine, di mancanza. Anche quando guardano il loro bambino nella culla.
Eppure la Morisot era bella, ebbe una vita piena di amori, amici ed anche successo. Ma i suoi quadri parlano di solitudine, di un'impalpabile insoddisfazione della condizione della donna e del ruolo impostole dal mondo maschile, le donne della M. parlano di inquietudine e insoddisfazione nonostante le apparenze. Parlano della condizione della donna che medita sulla sorte che il mondo maschile le ha imposto e che con molta fatica avrebbe cambiato.
Il suo talento fu evidente ai suoi colleghi ed al pubblico, ma dopo la morte, esclusa una mostra per il primo anniversario della morte, fu poco ricordata e il suo lavoro non adeguatamente esposto e studiato.
Oggi la si ritiene una artista di grande talento e si fanno mostre delle sue opere, in quel fenomeno che dura da alcun decenni in cui si vanno riscoprendo i talenti delle donne, il loro tributo all'arte figurativa, alle arti in genere ed al pensiero umano.
Diciamo con un po' di amarezza che è diventata una moda fare ammenda davanti ai talenti sepolti dall'oblio.
Maresa Sottile
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domenica 27 settembre 2015
giovedì 17 settembre 2015
DONNE NELL'ARTE DELL'800 Premessa
Le donne che hanno avuta la ventura di avere attitudini artistiche, non voglio dire sventura o fortuna, hanno avuto vite complicate. La vita complicata lo è per tutti, per molti artisti in ogni campo è stata spesso molto difficile e tribolata, ma le donne hanno avuto in più l'handicap del loro sesso. Di che vogliamo meravigliarci se ancora oggi ci sono donne in alcuni paesi costrette ad indossare il burka e totalmente nelle mani del volere maschile? E da noi, paese evoluto e democratico, il femminicidio è quasi una pratica normale, ma non è questo il nostro argomento.
Le donne, nonostante tutto, sono riuscite a dipingere, scolpire, scrivere, fare musica in ogni tempo (V. art. precedenti sulle donne nell'arte). E non solo, le donne che nel tempo hanno dimostrato le loro capacità in tutti i campi sono tante, ma come sempre se ne parla poco, quando non vengono del tutto dimenticate. Il punto è che ci sono state ed il loro contributo, pietra su pietra, dimostra capacità, attitudini, valore, nonostante la limitatezza di movimento che avevano. Presenza e importanza del loro naturale valore in ogni campo, pari a quelli maschili. Ma, come già detto, oltre alle problematiche che hanno dovuto affrontare sappiamo che hanno dovuto sùbire quasi sempre la dimenticanza, tranne qualche raro caso.
Nel XIX sec., nel mondo inizia un cambiamento della società con l'avvento dell'industrializzazione, iniziata nel '700. Sta cambiando il mondo, ma non ancora per le donne.
Cambia molto anche l'arte e tutto il mondo artistico.
Ma anche in questo ambito per le donne le cose cambiano poco.
Tutti conosciamo la rivoluzione dell'Impressionismo in ambito figurativo e sappiamo che tra gli Impressionisti vi furono anche delle donne. Tra le più note e davvero dotate ricordiamo Berthe Morissot (1841-1895) e Mary Cassat (1844-1926) e bisogna dire che furono ben accette dai colleghi, ma i loro nomi, dopo, furono molto pochi citati. Oggi sono nei musei e si fanno grandi mostre con il loro lavoro, ma è dovuto passare ancora quasi un secolo prima che ciò accadesse. La donna doveva ancora tribolare. Non poteva entrare all'Accademia di Belle Arti, infatti a Parigi (centro dell'arte in quel periodo) fiorirono decine di Scuole d'Arte per donne, ma con limitazioni, le donne non potevano comunque fare degli studi come quelli maschili. Quasi sempre aperte da pittori uomini, che si facevano pagare per istruirle.
Comunque una donna aveva più difficoltà di un uomo per farsi accettare e questo è andato avanti per tutto l''800, osteggiato anche e spesso dagli stessi colleghi uomini, che diventati gestori del settore resero ancor più difficile l'inserimento femminile. L'atteggiamento maschile non è molto cambiato da un passato più remoto e questo anche nei primi decenni del '900. Solo che le donne avevano cominciato le loro lotte per parità e quant'altro. Un cammino lungo, pieno di difficoltà e tanta irrisione da parte maschile.
Per la causa femminile molto fecero anche le scrittrici, vedi Virginia Wolff, (1882-1941) Simone de Beauvoir (1908-1986) e tante altre prima e dopo di loro.
Nell'800 le ragazze della buona società, borghese e aristocratica studiavano disegno e pittura, (cosa che durava da secoli) ma potevano esercitarli, secondo la società, solo come hobby, come diremmo oggi. Fare le pittrici sposta il loro ruolo all'interno della famiglia e della società. In molti hanno scritto su questo argomento anche al tempo.
Inutile quindi dire che una donna che volesse fare la pittrice, la scultrice, ma anche la scrittrice, trovasse molte 'resistenze' sia in famiglia che nella società. Ciò dura anche all'inizio del '900. Il duro lavoro delle Suffragette in varie parti del mondo, cambiò un po' le cose, ma bisogna arrivare agli anni '60/'70, perché le cose davvero cambino, con i famosi movimenti della liberazione delle donne. Anche se ancora oggi molti uomini in realtà non condividano la assoluta e totale parità della donna.
Per secoli, oltre che sùbire il potere maschile, le donne furono discriminate anche dal punto di vista intellettivo, per non parlare che la chiesa diceva che le donne non avessero l'anima.
In molti magari ammiravano molto un'artista, anche se poi dimenticavano il suo lavoro e il suo valore dopo la sua morte.
Situazione difficile, piena di contraddizioni, tutta a scapito delle donne.
Testimonianza del pensiero corrente fu il comportamento di Paul Claudel (1886-1955), famoso scrittore francese la cui sorella voleva fare la scultrice e studiò nello studio di Auguste Rodin (1840-1917). La ragazza, Camille Claudel (1864-1943), si innamorò del Maestro ed ebbe con lui una tormentata relazione. Il comportamento, molto maschile, del suo amante ed il dolore per la fine della storia con lui, le causarono quello che oggi chiameremmo 'esaurimento nervoso' (termine che in medicina non esiste) e una forte depressione. Il fratello e la madre, molto affettuosamente, la rinchiusero in una clinica per malattie mentali dalla quale non la fecero mai più uscire. Liberandosi così del turbamento che creava alla loro vita ed al loro status sociale. Caso simbolico, questo, di una situazione diffusa.
Forse per noi è un po' difficile comprendere tutto ciò, ma di cosa ci meravigliamo? Milioni di donne in più parti del mondo ancora oggi vengono trattate come neppure nel Medioevo.
Continua MARESA SOTTILE
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