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domenica 27 settembre 2015

Berthe Morisot Donne nella pittura dell'800

Stranamente nell'800 le donne artiste ebbero, a mio avviso, forse più difficoltà che nel '500 '600 e '700. Potrebbe apparire incredibile, ma l'avvento di una borghesia bigotta e conformista, meno lungimirante dei grandi mecenati precedenti, che nella cultura e nell'arte vedevano un loro punto di forza, prestigio e potere, rese difficile alle donne di esprimere liberamente le proprie attitudini. Gli stessi artisti uomini, che gestivano il mondo artistico, non erano sempre disponibili con loro. Penso che la concorrenza femminile li disturbasse. Nel XIX sec. Non troviamo casi eclatanti di artiste donne chiamate alle corti reali come nei secoli passati, riconosciute almeno in vita grandi artiste come accadde a tante: Sofonisba Anguissola (XVI sec.), Artemisia Gentileschi (XVI-XVII sec) o Rosalba Carriera (XVII-XVIII), Elisabeth Vigè Le Brun (XVIII-XIX sec.) solo per fare i nomi delle più note. In realtà sono molte di più che pian piano stanno risalendo la china della notorietà e fama, “ripescate” dagli storici dell'arte dall'oblio immeritato. E solo ad elencarle ci vorrebbero molte pagine. Nell'800 le donne che hanno raggiunto notorietà e riconoscimento del loro valore sono al solito poche, ad esempio le Impressioniste Berthe Morisot, Suzanne Valadon e Mary Cassat. Ma le vite di queste donne, caso strano, furono molto legate a quelle di uomini famosi. Berthe Morisot (1841-1895) parte avvantaggiata: è di buona famiglia, pronipote del celebre pittore Fragonard, il padre non la ostacola e la fa studiare, tra gli amici che si è fatta nell'ambiente artistico c'è Edgar Degas che la appoggia. Naturalmente non può frequentare l'Accademia d'Arte, ma studia con artisti come Corot. Conosce Eduard Manet, di cui fu modella e amante, lo presenta ai suoi amici impressionisti che lo ritengono il loro riferimento, ma in realtà Manet non si ritenne mai un pittore impressionista ed infatti non lo fu. Berthe ne sposerà poi il fratello Eugene Manet. Berthe espose sin dalla prima Mostra al Salon Nadar col gruppo degli Impressionisti nel 1874 e fu l'unica donna integrata nel gruppo. Essendo donna non poteva, come gli altri Impressionisti, dipingere molto all'aperto, en plein air, quindi i suoi soggetti furono per lo più ritratti, figure. Figure femminili della media e buona borghesia, ben vestite, per lo più in interni. Quello che mi colpisce di questi ritratti sono i volti delle donne: non sono mai sorridenti. C'è in loro un senso di solitudine, di mancanza. Anche quando guardano il loro bambino nella culla. Eppure la Morisot era bella, ebbe una vita piena di amori, amici ed anche successo. Ma i suoi quadri parlano di solitudine, di un'impalpabile insoddisfazione della condizione della donna e del ruolo impostole dal mondo maschile, le donne della M. parlano di inquietudine e insoddisfazione nonostante le apparenze. Parlano della condizione della donna che medita sulla sorte che il mondo maschile le ha imposto e che con molta fatica avrebbe cambiato. Il suo talento fu evidente ai suoi colleghi ed al pubblico, ma dopo la morte, esclusa una mostra per il primo anniversario della morte, fu poco ricordata e il suo lavoro non adeguatamente esposto e studiato. Oggi la si ritiene una artista di grande talento e si fanno mostre delle sue opere, in quel fenomeno che dura da alcun decenni in cui si vanno riscoprendo i talenti delle donne, il loro tributo all'arte figurativa, alle arti in genere ed al pensiero umano. Diciamo con un po' di amarezza che è diventata una moda fare ammenda davanti ai talenti sepolti dall'oblio.
                                Maresa Sottile

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