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lunedì 12 dicembre 2016

Donatello o della presa di coscienza dell'Uomo


    Il 13 dicembre di cinquecentocinquanta anni fa moriva Donato di Niccolò, da tutti
conosciuto come Donatello, uno dei grandi maestri dell'Umanesimo. Scultore, architetto, orafo, fu uno dei geni del '400, il secolo che segnò la presa di coscienza di sé dell'uomo, prodromo del Rinascimento, in realtà già Rinascimento.
La triade Brunelleschi, Masaccio, Donatello, è quella che ha portato l'Arte italiana a vette incredibili, chiudendo al Tardo Gotico, e aprendo le porte ad una nuova visione dell'Arte e dell'Uomo.  
Donatello ebbe una vita ed una carriere molto lunghe, visse infatti ottant'anni e, come era normale a quei tempi iniziò la sua carriera giovanissimo, pare, come orafo. Poi per due anni andò a Roma con un amico, Filippo Brunelleschi, per studiare le rovine romane.
Non voglio però ripercorrere tutte le tappe della sua carriera, ma parlare di quello di nuovo e rivoluzionario ha fatto.
L'apporto della scoperta scientifica della 'prospettiva', cioè della rappresentazione geometrica-matematica dello spazio e delle forme nello spazio, fece fare un balzo avanti alle arti figurative ed ogni artista del tempo si confrontò con essa e con le sue possibili varianti. Lo stesso Donatello, che essendo scultore lavorava già in tre dimensioni, la usò nei bassorilievi, inventandosi lo 'stiacciato', cioè un rilievo molto basso che grazie alla prospettiva riesce a rappresentare grandi profondità.
Le opere di Donatello sono molte e splendide, ma parlerò solo di alcune che sono punti cardini della sua arte e dell'Arte. Una di esse è il famoso Davide. Donatello rappresenta l'antico eroe come un ragazzo molto giovane che ha già ucciso Golia, infatti ha la sua testa sotto il piede, eppure ha il viso e lo sguardo rivolti in basso, non ostenta la sua vittoria, non è trionfante, come lo sarà quello di Michelangelo orgoglioso di sé ancora prima di portare a termine la propria impresa. Il Davide di Donatello è pensoso, quasi stupito della propria vittoria: ne sta prendendo coscienza. E' l'Uomo che prende coscienza di sé, anche se usa gli stilemi dell'arte classica: il chiasmo che è la contrapposizione: braccio teso - gamba opposta a riposo, braccio a riposo - gamba opposta tesa. Nel San Giorgio, poi crea il movimento in una figura a riposo dissassando l'asse dello scudo da quello del corpo, così la figura ferma ha in sé un movimento che le dà forza e senso, perché l'uomo del Rinascimento è dinamico, ha in sé il movimento delle idee e del fare.
Per il Campanile di Giotto Donatello scolpì due Profeti: i volti, soprattutto quello di Abacuc, sono scavati e sofferenti: il profeta è un uomo tormentato dalla propria ricerca di Dio, dalle cose che sa, che deve condividere, si parla quindi di una ricerca psicologica del personaggio, altra grande novità. A Padova Donatello realizzò la statua equestre del Gattamelata, capitano di ventura, militare al servizio di chi lo pagava di più, come usava al tempo, uomo quasi rozzo ma militare di valore, comandante carismatico che sa comandare, affascinare i suoi uomini per farsi seguire incondizionatamente. Donatello ce lo presenta così: fa il suo ritratto psicologico. Infine voglio ricordare la Maddalena: una “bruttissima” immagine di un personaggio con una pelle di capra addosso, i capelli sporchi a ciocche anche sulla fronte, il volto scavato, il corpo denutrito. Donatello non racconta la solita Maddalena, bella e giovane, la sua è una immagine tormentata come l'animo della donna peccatrice che sconta i suoi peccati ed è tormentata da essi. E' la rappresentazione dell'animo, dell'interiorità della Maddalena, quindi un rappresentazione psicologica, al limite dell'Espressionismo, certo non esteriore ed estetica. Siamo davanti ad un innovatore, ad un grande artista che ha dato voce all'Uomo e al suo tempo, che ha aiutato a crescere e a diventare uno dei secoli d'oro della Cultura e dell'Arte Italiana e dell'Umanità.
                            Maresa Sottile

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