Libertà dipinta
Charlotte
Salomon nasce
a Berlino
nel 1917, da agiata famiglia borghese ebrea tedesca. Il
padre era un chirurgo professore universitario, studioso
e precursore della
mastectomia
e
della
mammografia. Eppure
la tragedia segnò tutta
la sua vita: la madre morì
quando aveva nove anni e Charlotte
solo anni dopo scoprì che
si era suicidata, come altre donne della sua famiglia e lei stessa fu
vittima di una forte depressione. Dotata
per il disegno ebbe
difficoltà a portare avanti i propri studi all'Accademia di Belle
Arti di Berlino date le leggi razziali
naziste, infatti unica
allieva ebrea, ne fu
poi cacciata.
Quando
Charlotte aveva tredici anni
il padre si risposò con una
famosa cantante lirica che
insegnò molto sulla musica a Charlotte. Il
padre venne
arrestato
dopo la Notte dei Cristalli,
liberato ma ormai senza lavoro sia lui che la moglie, fuggirono in
Olanda.
Frattanto
i nonni materni avevano
portato
via
Charlotte, prima in Italia
e subito dopo in Francia,
nella loro casa
vicino Nizza.
A
Nizza Charlotte salvò la nonna da un tentativo di suicido ed in
questa occasione venne a sapere che anche la madre si
era suicidata, come anche
altre donne della famiglia.
La
nonna morì al secondo tentativo di suicidio e
Charlotte ne restò sconvolta. Poi
anche
lei ed il nonno vennero arrestati
ed internati. Liberati per
le condizioni di salute del nonno, che
infatti dopo poco morì,
tornarono a
Nizza. Qui Charlotte sposò
un giovane pittore,
Alexander Nagler,
ma furono
presto arrestati
e deportati,
traditi
da un collaborazionista francese. Charlotte
aspettava un figlio e pare
che lo stesso giorno del suo
arrivo ad Auschwitz, finì
nella camera a gas. Era
il 10 ottobre 1943.
Sia
pur vissuta solo ventisei anni Charlotte ha lasciato una serie di ben
769 dipinti autobiografici intitolati: Vita?
o
Teatro?, nei
quali unisce disegno, scrittura, musica, fumetto, in un linguaggio
estremamente all'avanguardia per i suoi tempi. Complessivamente
realizzò
1325 lavori a guazzo, testimonianza
poetica non
solo del proprio vissuto, ma di quello che andava accadendo intorno a
lei, quindi testimonianza storica.
E viene spontaneo il
parallelo con Anna Frank.
La
pittura fu per lei liberatoria e terapeutica per tutti i traumi
subiti. Ma anche una ricerca per comprendere ciò che avveniva a lei
ed intorno a lei.
Poco
prima dell'arresto,
Charlotte
lasciò il proprio lavoro nelle mani di
un amico, il dottor
Moridis, medico di
Villefranche sur Mer, con l'incarico di affidarlo
ad Ottilie Moore, una
ricca amica americana
impegnata a salvare
gli
ebrei, che portò tutto con
sé negli Stati Uniti.
Alla fine della guerra,
nel 1947, Ottilie
consegnò le opere di
Charlotte al padre che le
conservò per dieci anni prima di decidere di farle
esporre al Rijksmuseum
di Amsterdam, dove ormai
viveva e lavorava dalla fine della guerra.
Le opere
infine furono
donate,
in un Fondo a nome di Charlotte, al Jood Historisch Museo di
Amsterdam.
Una
grande mostra milanese nel marzo-giugno
del 2017, le ha dato una
giusta visibilità anche
in Italia. In realtà su di
lei sono stati scritti
ben due libri: Charlotte,
la morte e la fanciulla
di B. Pedretti (curatore
anche della Mostra milanese)
per Skira e Charlotte
di D. Faenkinosper per
Mondadori.
MARESA SOTTILE
Articolo sul Mensile Albatros del mese di settembre 2017
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