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mercoledì 7 gennaio 2015

San Pietro in Montorio di Donato Bramante

Donato Bramante, nato a Fermignano nel 1444 e morto a Roma nel 1514, formatosi tra Urbino e Milano, è il primo importante architetto del '500. A Milano, nelle sue prime opere già troviamo tutti gli elementi propri del suo stile e soprattutto il suo tema principale: il concetto nuovo e solenne di espansione nello spazio. Da ricordare infatti, del periodo milanese. la chiesa di Santa Maria di San Satiro con il suo finto abside costruito già in prospettiva, creando così una soluzione di grande effetto spaziale in uno spazio inesistente. Ma sarà a Roma, a contatto con i monumenti dell'antichità, riscoperti e studiati da circa un secolo, che B. darà il meglio di sé, creando opere di cui è protagonista lo spazio puro. Nelle sue opere scompare l'ornamentazione di tradizione lombarda che aveva arricchito, sia pure con spirito abbastanza sobrio, le sue opere milanesi e anche l'accento di tensione plastica. Egli ormai ricerca l'armonia suprema delle forme nel ritmo del chiaroscuro e nell'assoluta regolarità della composizione delle forme e dei pieni e dei vuoti. Supremo risultato di questa visione e di questa ricerca spaziale è il Tempietto di San Pietro in Montorio nel cortile della chiesa che porta lo stesso nome, costruita sul Gianicolo, esistente già nel IX sec. annessa ad un convento. E pare costruita dove fu crocefisso San Pietro. Fu ricostruita da Papa Sisto IV perché in pessime condizioni. Per il primo cortile del convento venne commissionato al Bramante, intorno al 1502 dal re di Spagna per sciogliere un voto, una cappella: il Tempietto. La forma del Tempietto è circolare. Il tema spaziale è il ripetersi del cerchio che dal coronamento ornamentale e conclusivo della Lanterna cieca della cupola, si propaga ai cerchi che sottolineano la semisfera della cupola e discende pian piano al cornicione, alla balaustra, al colonnato giù fino ai gradini; quasi come onde concentriche di una goccia caduta in uno specchio d'acqua, che si espande sempre più allontanandosi dall'origine per svanire pian piano nell'ultimo gradino quasi impercettibile. Completamento ideale di questa espansione spaziale doveva essere il cortile anch'esso circolare, mai realizzato. L'espansione spaziale è inoltre sottolineata dall'alternarsi di vuoti e di pieni, di chiari e scuri, per cui l'atmosfera penetra nell'architettura e l'architettura nell'atmosfera in una poetica compenetrazione. Ne nasce una visione di forme pure di una bellezza ideale e profonda. La visione cosmica dell'Uomo del Cinquecento nasce e si conclude qui. Spazio cosmico dilatato e pur reale che ritroveremo presto in Raffaello. L'edificio è formato dall'inserirsi di due corpi cilindrici, uno svolto verticalmente, l'altro più ampio e basso, il tutto e coronato dalla cupola. Dai gradini, che pian piano si perdono nel selciato del cortile, nasce il porticato dalle eleganti colonne dorico-romane, elemento di luce. La parete di fondo del corpo cilindrico dell'edificio è scavato da nicchie e che hanno anch'esse valore spaziale perché fanno sì che l'atmosfera penetri anche oltre la parete chiusa e fa da sfondo e contraltare al colonnato. Il portico è coronato da una balaustra a colonnine, altro elemento di luce, mentre il corpo dell'edificio più sottile si eleva ripetendo il motivo della parete del portico con nicchie semicircolari e rettilinee alternate. Un cornicione lineare con l'alternarsi di zone chiare e scure prelude nel suo tremulo accenno di luce dello stemma e del cornicione più sporgente alla luminosità della cupola. La perfetta orchestrazione, le proporzioni serrate fanno sì che San Pietro in Montorio potrebbe essere portato in scala monumentale senza creare alcuna discordanza e certamente se fosse di dimensioni grandiose il suo valore, il suo significato, la sua classica serenità non verrebbero per nulla alterati. MARESA SOTTILE

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