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martedì 8 novembre 2011

Marc Chagall
Marc Chagall è uno degli artisti più importanti del ‘900. Nato a Vitesbek (attuale Bielorussia) nel 1887 e morto in Francia nel 1985. Chagall ha attraversato il ‘900, conosciuto le avanguardie ed i più grandi artisti del secolo, ma non ne è stato influenzato.
Chagall nel panorama della pittura del secolo scorso è un artista unico, oltre che uno dei più noti anche al grande pubblico. Nessuno è stato più russo ebreo di lui e nessuno come lui è riuscito a raccontare il proprio mondo, la propria cultura, la propria infanzia, trasfigurati dalla genialità e fantasia della sua arte. Come tutti i grandi artisti del ‘900 ha stravolto le regole ed imposta la propria visione delle cose, della religione, dei sentimenti. Un mondo di isbe capovolte, innamorati che volano, violinisti che suonano sul tetto, ebrei erranti, e di colori fantastici, a volte materici, irreali ma funzionali al suo narrare.
Leggendo la sua autobiografia scritta nel ’30, periodo in cui sta a Berlino, anche la sua prima mostra fu a Berlino e con successo, ma poi il nazismo espulse le sue opere, si comprende che Chagall non avrebbe potuto dipingere altrimenti. Si capisce come sia rimasto in lui l’universo della prima infanzia, come sia stato formativo per il suo spirito.
Suo primo maestro è un pittore locale, Jehuda Pen, noto nella zona al suo tempo. Poi va a studiare a Mosca, lavorando per mantenersi, e finendo perfino in carcere perché essendo ebreo non ha il permesso di soggiorno, come se fosse uno straniero in patria. Nel 1910 va a Parigi vi si ferma fino al 1914. Conosce il lavoro dei più grandi artisti del suo tempo, lavorando anche fianco a fianco con loro, ma non si fa influenzare da nessuno non segue alcun movimento né è stato influenzato dall’opera di nessun altro artista. E’ rimasto se stesso. Nato in un paesino sperduto della Russia, in una povera famiglia ebrea, non ha mai dimenticato la sua cultura, la sua religione. Le esperienze della sua infanzia gli sono rimaste dentro per sempre, lo hanno formato e ce le ha rimandate trasfigurate dalla sua pittura onirica che ha dato loro valore universale. Tornato nel '14 a Mosca si innamora e si sposa nel '15, vivendo in miseria, eppure felice con il grande amore della sua vita: Bella Rosenfeld. Nel 1916 fa la sua prima mostra a Berlino. Ha successo, ma poi il nazismo lo metterà al bando lui e le sue opere.
Tornato nel '20 a Mosca lavora, crea un’Accademia, ma è troppo fantasioso e ribelle per inserirsi realmente nel regime.
Nel ’23 è di nuovo in Francia e la sua vita di povertà finisce, anche se in Russia Chagall ha conosciuto comunque una grande felicità soprattutto nel suo matrimonio per il grande amore che lo ha legato  alla moglie, che ha caratterizzato la sua storia fino alla morte di lei, ed ha anche partecipato alla vita culturale del suo paese con qualche incarico ufficiale. Quando si trasferisce a Parigi con la Bella e la figlia  la fortuna gli arride: Vollard, il celebre mercante d’arte anche di Picasso, lo mette sotto contratto, ed ha una vita serena di intenso lavoro. Tra le opere una serie di acqueforti per le ‘Anime morte‘ di Gogol, quelle per le Favole di La Fontaine e per la Bibbia. Nel ’41 si trasferisce a New York, Parigi è in mano ai nazisti. Rientrerà alla fine della guerra e rimarrà per sempre in Francia, attivo e vitale fino alla morte nel 1985 a 98 anni. Nel 1946 il Museo of Modern Art di New York gli dedica una retrospettiva. Chagall ha 59 anni ed è dal suo ritorno in Francia nel ’23 che comunque la sua opera ha successo.
Chagal ha saputo trasformare il mondo della sua infanzia povera ma magica, la sua cultura, in un un racconto mitologico e fantastico, eppure pieno di storia e pieno di umani sentimenti, non ultimi l’amore e la speranza, ed i valori della fede che travalicano le singole religioni. E il colore forte, contrastante, ha anch’esso una funzione poetica di gioia o di dolore oltre il contenuto pittorico. Come i suoi suonatori di violino seduti sui tetti, le sue case capovolte, i suoi ebrei erranti, i suoi mazzi di fiori…
Chagall resta un unicum nella storia dell’arte. Lontano da ogni corrente o suo collega, ha raccontato tutta la vita una favola che parla della sua patria, influenzato dalle icone del suo paese, dalle vignette che si vendevano nei mercatini paesani, dai colori vivaci delle matrioske, dalla sua grande famiglia con lo zio che suonava il violino, dai riti del suo paese e della sua religione, persino rappresentando Cristo in croce vestito con il classico tessuto usato dagli ebrei. E dall’amore per Bella, fonte di poesia, bellezza, gioia e speranza
                                                                                Maresa

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