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giovedì 15 agosto 2013

TRA SOGNO E MITO (trascrizione dell'articolo del gennaio 2013 sul mensile Albatros)

Marisa Ciardiello ha scelto un mondo espressivo difficile,la scultura, per esplicare le proprie doti artistiche, segno di una reale vocazione d'arte che non si ferma davanti a nulla. La Ciardiello ha una lunga carriera alle spalle ed una seria preparazione tra Liceo Artistico e Accademia di Belle Arti alla scuola di scultura di Emilio Greco, negli 'anni d'oro' pieni di fermenti e grandi personalità, vissuti all'Accademia di Belle Arti di Napoli. Pur avendo partecipato a molte mostre, esposto in molte personali e vinto molti premi, come tante donne artiste in ogni campo, non ha avuto vita facile. Eppure è andata avanti con la sua vocazione e il suo discorso artistico molto personale. La Mostra al Museo Archeologico Nazionale di Napoli, conclusasi con successo lo scorso 3 dicembre, comprende per lo più piccole sculture in rame e bronzo, trattato come creta con una tecnica che lascia l'opera non compiuta, in un 'non finito' che spesso si conclude con uno o più riccioli di grande espressività anche estetica, e con dei piani ondulati che tormentano le lisce superfici. In questi corpi sdraiati, in piedi, qualche volta in strane pose, a volte dinamici nelle forme, si legge il segno fisico, di quello che il dolore fa al nostro essere, alla nostra anima. Nelle teste, le bocche quasi sempre aperte in un silenzioso urlo, parlano del dolore, che spesso devasta l'essere umano, quello creato, nel mito, da Prometeo. Persino i corpi degli animali, che a volte sono affiancati a quelli umani, condividono questo destino di dolore e sofferenza che devasta i loro corpi. Le opere della Ciardiello sono opere di grande modernità espressiva e nel contempo fanno pensare alla statuaria del periodo ellenistico della scultura greca e addirittura a certi casi di quella preistorica, che sono certamente i più vicini all'espressività e al linguaggio dell'arte contemporanea, nella quale la nostra cultura millenaria è rifiutata, pur lasciando una sua impronta, per un linguaggio concettuale e simbolicamente astratto, spesso disperato. In mostra anche molti splendidi disegni: nudi e volti in carboncino nero e graffi di sanguigna, che confermano la sua solida preparazione e la vocazione artistica, oltre alla forte espressività, sempre tormentata e dolorosa, delle sue opere.
                                                                         Maresa Sottile
Le fotografie sono di Maresa Sottile

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