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domenica 15 maggio 2011

La mimosa

  La mimosa l'avevano piantata sul fondo del giardino, accanto al casotto degli attrezzi prima dell'inferriata che delimentava la proprietà, e la ringhiera ricoperta di pitosforo ed edera.
 Il giardino era poggiato su una specie di alto gradone la cui alzata era un antico muraglione ad elle ricoperto completamente di rampicanti che sorreggeva un altro giardino.
 Sotto correva un'antica cupa che dalla collina scendeva verso la città, una di quelle tante vie d'acqua che nei secoli erano state scavate dalle piogge e che col tempo erano diventate strade.
 L'arbusto della mimosa era sottile e fragile, quasi evanescente coi suoi ramoscelli e le foglioline filiformi. Avrebbe avuto vita difficile dove l'avevano piantata per il vento che vi soffiava dall'alta collina fin verso il mare.
 Il resto del giardino era protetto e folto con alberi dalle chiome ricche di foglie dalle forme più svariate. C'erano fichi, pini marittimi, strane palme basse a più rami cascanti che chissà come si chiamavano, e olmi, poi siepi, rose, rampicanti. Era un giardino florido quasi lussureggiante e ben protetto da quel fiume in piena del vento del nord che s'incanalava nella cupa. L'unico punto che appariva debole era quello della mimosa.
 L'inverno che arrivò fu come al solito freddo e ventoso e guardando la mimosa veniva da chiedersi come avrebbe fatto a sopravvivere sferzata da quel vento gelido di tramontana e che incanalato in quel budello si rafforzava. Spesso il suo ululare durava giorni e giorni e gli infissi cigolavano.
 La mimosa superò il suo primo inverno e poi il secondo, il terzo... cresceva stenta ormai piegata verso sud e la sua chioma era così rada che faceva pensare alla calvizie. Anche i fiori erano pochi. Era un alberello anemico che però teneva duro, si piegava al vento ma non mollava.
 Aveva ormai una decina d'anni e lentamente ma tenacemente era cresciuta e si era rafforzata e fra febbraio e marzo si ricopriva di una nuvola gialla bellissima, la mimosa contro ogni previsione era stata più forte del vento e del freddo. Aveva vinto la sua battaglia ed ora, anche se inclinata a sud, sfoggiava una chioma ricca e bellissima, proprio come ogni altro albero del giardino. In più la sua era allegra, colorata, luminosa e soffice. Davvero magnifica.
 Il suo tronco si era ingrossato e allungato ed anche i rami, e il vento le creava  meno problemi. Non aveva più l'aria stenta dell'inizio e rifioriva ogni anno dando un vero spettacolo di sè, e illeggiadriva quel bellissimo giardino che in realtà aveva pochi colori perché aveva pochi fiori e vi regnava soprattutto il verde. Era bello ma un po' cupo. Simpatica ed eroica mimosa.
 Poi arrivò il giardiniere armato di sega elettrica e la tagliò proprio quando era diventata un vero albero. Le radici premevano sul muraglione e minacciavano la stabilità di tutto. Al suo posto fu piantata una comune bougainvillea che dava quelle imflorescenze viola-fucsia che sembrano di carta. Tutta un'altra storia.
                                                     Maresa

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