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lunedì 13 giugno 2011

            Donne artiste nell'arte del Rinascimento
                                             III

Nel '400 continua ancora la tradizione di donne monacate che si esprimono nelle varie attività artistiche.
Il primo nome che si trova è quello di una santa: Caterina Vigri o da Bologna dalla città dove nasce l'8-9-1413 (e muore il 9-3-1463) da famiglia patrizia. Studiò latino, musica, arte, danza e fu dama di corte di Margherita o di Parisina d'Este. Poi seguì la vocazione religiosa e nel 1432 va nel monastero delle clarisse del Corpus Domini a Ferrara. Venne poi chiamata a fondare un monastero dello stesso ordine a Bologna del quale fu badessa.
Oltre che i propri manoscritti con miniature, realizzò tele e affreschi. E naturalmente viene da notare che si tratta di una cosa nuova perché nei secoli precedenti non sarebbe stato concepibile che una donna, in più monaca, potesse realizzare un affresco salendo su un ponteggio.
Fu fatta santa da Clemente XI nel 1712 e si festeggia il 9 di marzo.
La maggior parte delle sue opere è nel convento del Corpus domini, ma abbiamo anche una Santa Caterina con le compagne e Sant'Orsola conservata nella Pinacoteca Nazionale di Venezia.
Notiamo anche che ancora, e sarà così per secoli, si tratta di una donna di famiglia nobile e ricca che ha studiato. Cioè di una donna che ha avuto delle opportunità che non erano per tutte.
Altra miniaturista italiana del XV sec. è Maria Ormani, fiorentina. Monaca agostiniana realizzò un Breviarium Calendario ad usum Ordinis Augustini ora nella Biblioteca di Vienna. In esso, proprio come le sue colleghe medievali, inserì il proprio autoritratto con tanto di scritta che la dichiarava autrice dell'opera.
Sibilla von Bondorf è invece una miniaturista tedesca del XV sec. Vedendo il suo nome se ne deduce che provenisse da una famiglia nobile, premessa irrinunciabile perché una donna avesse cultura e potesse sviluppare i propri eventuali talenti. Monaca nel convento delle clarisse di Friburgo, copiò e miniò la Storia di San Francesco scritta da San Bonaventura da Bagnoregio. Vedendo le sue miniature viene da pensare ad una pittura molto ingenua e un po' naif.
Andriola De Baracchis (1446-1504) di Pavia. Anche lei una badessa nel monastero di San Felice di Pavia dove nella Pinacoteca Nazionale si può vedere la sua opera. In questo caso veramente inesistenti le notizie.
Entrando nel XVI sec. le cose cominciano a cambiare perché la pittura verrà esercitata per la maggior parte da donne che non si chiudono in convento, ma che spesso si sposeranno e avranno figli. Inoltre vengono più accettate e riconosciute dalla società, a volte persino preferite ad artisti maschi. La cosa che colpisce è che come sempre si tratta di donne nate in contesti che permettevano loro di studiare, ma ancor più che quasi sempre si tratta di artiste figlie d'arte, quindi non solo con la possibilità di studiare, ma anche di frequentare certi ambienti e farsi conoscere e apprezzare da chi commissiona e compra, come quelle 'nate bene'. Bisogna anche considerare che per una donna era impossibile andare a studiare in qualche studio di pittore e per di più studiare l'anatomia maschile, questa è una delle principali ragioni per cui le 'figlie d'arte' sono avvantaggiate negli studi.
Quanto detto lo conferma una delle prime artiste che incontriamo: Lavinia Teerlinc, Bruges 1510/20-1576, quindi belga. Figlia di Simon Bening o Benninc, veniva da una famiglia di famosi miniaturisti. Lavorò col padre ma poi si trasferì in Inghilterra con il marito e andò a lavorare alla corte di Edoardo VI. Fu allieva di un grande miniaturista: Nicholas Hilliard. Sotto Enrico VIII sostituì Holbein come pittore di corte, lavorò poi sotto Maria I ed Elisabetta I, delle quali era dama di corte. Fu suo, pare, il disegno del primo sigillo che Elisabetta usò. Una vera 'carriera maschile' la sua. Molte le opere giunte a noi, soprattutto ritratti.
Properzia De Rossi (XVI sec.) unica donna scultrice che incontriamo nel nostro viaggio tra le donne artiste del passato. Vasari che di lei fa la biografia nelle Vite prova una certa meraviglia per una donna scultrice, mestiere ritenuto estremamente virile, anche per lo sforzo fisico che portava. Ci dice anche che era molto bella e virtuosa e di gran talento, suonava e cantava benissimo e che ebbe un grande amore non ricambiato. Iniziò intagliando noccioli di pesca e tutti stupirono della sua bravura e capacità nello scolpire una Deposizione in uno spazio così minuto. Questo le procurò il lavorò alle tre porte della prima facciata di San Petronio, ma si attirò delle invidie per la sua bravura ed il suo successo. Di lei seppe il papa Clemente VII che la volle conoscere, ma proprio in quella settimana Properzia morì pianta molto dai suoi concittadini.
Plautilla Nelli (Firenze 1523-1588), di nuovo una monaca, ma è una delle poche. Anche lei figlia d'arte. Studiò con fra Paolini a sua volta allievo di Fra Bartolomeo Baccio della Porta, notevole e famoso artista del tempo, frate domenicano. La maggior parte del suo lavoro Plautilla lo svolse per i padri domenicani che conservano molte sue opere. Anche a Venezia nel Museo di San Marco si conserva una Deposizione che si dice sia stata realizzata da lei su un cartone di Andrea del Sarto. Di lei sappiamo anche dal Vasari, che la incluse nella seconda edizione del suo fondamentale testo sulle Vite dei pittori.
Figlia d'arte Catharina Van Hemessen (Anversa 1528-1565). Il padre Jan fu suo maestro e fu talmente reputata come artista che ebbe a sua volta tre allievi maschi. Sposò Cristien de Morien, organista nella cattedrale di Anversa. Fu dama e molto amica di Maria d'Austria reggente dei Paesi Bassi e la seguì col marito in Spagna dove fu ritrattista a corte. Suoi ritratti, caratterizzati da un grande realismo, sono alla National Gallery di Londra mentre ad Amsterdam troviamo la sua Allegoria della Natura al Rijksmuseum. Un suo autoritratto è all'Ermitage a Pietroburgo.
                                                                       Continua.......

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