Armando De Stefano
Un artista che onora Napoli
Il nome di Armando De Stefano è uno dei più importanti nel mondo dell’arte della nostra città, e non solo, vista la sua presenza in musei anche all’estero ed alle sue mostre in mezzo mondo; e noto se non a tutti almeno a quanti abbiano un minimo di interessi culturali, anche perché restano eventi le sue mostre a Palazzo Reale, l’ultima nel 2002, infine al Pan nell'autunno del 2009 con una mostra antologica molto ricca e molto visitata. Ha tenuto per molti anni la cattedra di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Napoli. Napoletano verace, non ha mai voluto lasciare la sua difficile città che ama con tutto il suo carico di bene e di male.
Allievo del Maestro Emilio Notte, è passato attraverso le esperienze ed i fermenti artistici che si succedevano nei suoi anni giovanili, soprattutto il realismo insieme a Guttuso, ma anche l’influenza dall’espressionismo. Sensibile e partecipe degli eventi sociali e politici, sempre più, già dagli anni ’60, si avvarrà della figura per il suo racconto pittorico che si snoderà nel tempo in grandi cicli, dall’Inquisizione, a Masaniello, Odette, La Rivoluzione del 1799, L’Eden degli esclusi, Dafne, solo per citarne alcuni. Legato alla pittura del ‘600, che a Napoli ebbe grande rilevanza anche per la permanenza di Caravaggio, De Stefano reinventa un linguaggio denso di significati, di metafore, estremamente concettuale e al contempo teatrale e immaginifico, di una qualità e di un livello pittorici rari e coinvolgenti. Chi crede che oggi l’immagine figurativa non abbia più molto da dire non ha mai visto le figurazioni di De Stefano. In composizioni complesse, spesso di sapore teatrale, le immagini di De Stefano ci raccontano gli umani conflitti, le umane efferatezze, ingiustizie, passioni, con un linguaggio ricco e sintetico ad un tempo, in un’invenzione compositiva affascinante nella sua atemporalità. Il colore sapiente ora cupo, ora leggero, talvolta freddo ed acido completano un discorso di alta levatura etica.
Nell’ultimo ciclo del Maestro, quello di Dafne, il discorso dell’artista si fa più interiore, la sua attenzione più intima e lirica. Con raffinate tecniche miste, in cui si fondono in modo straordinario grafica e pittura, scruta il tormento dell’animo, le sue metamorfosi e trasfigurazioni con il simbolismo del mito che da sempre è stato mezzo di narrazione metaforica dell’umano.
Al Maestro De Stefano, di cui fui allieva, credo che questa città debba essere molto grata, perché con la sua opera ha reso omaggio ad essa, alla sua storia ed alla sua gente, con opere che certamente resteranno molto più di tanti tentativi di ricerca di nuovi linguaggi che spesso si sono rivelati vacui e intelligibili per i più, e molto perituri. Maresa Sottile
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